NEW YORK (STATI UNITI) – Il giorno dei record. Ieri, mercoledì 13 novembre, a New York, è stato battuto all’asta, da Christie’s, il trittico di Francis Bacon, Three Studies of Lucian Freud , per la cifra di 142,4 milioni di dollari: nessun’opera aveva mai raggiunto una tale quotazione. Sempre ieri, ancora da Christie’s, Ballon Dog di Jeff Koons è stato venduto per 58,4 milioni di dollari, superando il Domoplatz, Mailand di Gerhard Richter (37 milioni di dollari): Ballon Dog è diventata l’opera di un artista vivente più cara al mondo.
Scrive Vincenzo Trione sul Corriere della Sera:
Per un verso, conferma la tesi di quanti sostengono che, proprio nei momenti di crisi economico-finanziaria, i collezionisti più facoltosi decidono di investire risorse importanti su beni sicuri, al riparo da inflazioni o da svalutazioni. Per un altro verso, rivela la schizofrenia del mercato dell’arte che, mai come nella nostra epoca, si sottrae a ogni previsione e calcolo, prediligendo situazioni spesso molto distanti tra loro.
In tal senso, esemplare proprio l’antitesi Koons-Bacon.
Da una parte, l’artista più patinato e glamour del nostro tempo, il quale, muovendo dai modelli pop, tende a elaborare una figurazione pubblicitaria, facile, immediata. In sintonia con Oldenburg, Koons ingigantisce forme e proporzioni di oggetti consueti, senza temere il kitsch. Ma, a differenza degli altri allievi di Warhol, non monumentalizza i prodotti di uso quotidiano, ma esalta oggetti inutili. Per dar vita a sculture — come Ballon Dog — realizzate grazie a sofisticate tecniche ingegneristiche, che, pur se pesantissime e ingombranti, appaiono leggere, quasi aeree.
Dall’altra parte, uno tra i pittori più drammatici del XX secolo. L’allievo involontario di Edvard Munch, il cui Urlo nel 2012 era stato battuto per 120 milioni di dollari (record precedente). Recuperando una grande tradizione storico-artistica, Bacon pensa la pittura come sonda per investigare sugli stati dell’animo, sui turbamenti interiori. Frequentatore delle geografie della follia e della disperazione, vuole rivelare la solitudine dell’uomo. Radicato negli inospitali territori della modernità, ritrae le angosce provate dinanzi al vuoto dell’esistenza. Dalle sue opere emerge la medesima ansia che ricorda quella presente nelle pagine di Delitto e castigo . (…)
Dunque, perché Koons e Bacon? Perché rappresentano i poli opposti della sensibilità culturale ed estetica del nostro tempo. Il bisogno del superfluo, della cosmesi, di una bellezza piatta e senza increspature. E il senso del tragico, del male di vivere, dell’abisso.