ROMA – I residenti del Lazio sono destinati a pagare la addizionale Irpef più alta d’Italia e i pensionati del Lazio a vedersi decurtata la pensione e lasciare allo Stato, in un modo o nell’altro, il 60 per cento della loro pensione.
Nicola Zingaretti, il presidente del Lazio che in luglio negò di averlo fatto ora ha aumentato l’Irpef e se ne è anche vantato, vestendo il manto dell’eroe: “Ho salvato la Regione dal crack”. Ora però viene il sospetto che dal crack Zingaretti non abbia salvato la Regione. Costui ha provveduto il ministero dell’economia concedendogli prestiti talmente ampi che ne può girare una parte al compagno Ignazio Marino, sindaco di Roma. Nicola Zingaretti dal carck ha salvato i privilegi suoi e dei cuoi colleghi.
Infatti i consiglieri della Regione Lazio continuano a godere di privilegi assurdi, che come rivela Sergio Rizzo sul Corriere della Sera
Ricordate? Aveva promesso Mario Monti: mai più il vitalizio a cinquant’anni, e mai più dopo soli cinque anni. Erano i giorni roventi dello scandalo della Regione Lazio e il governo dei tecnici, alle prese con quella rogna, aveva deciso di andarci giù pesante. Così nel decreto che finalmente sottoponeva a controlli i bilanci dei gruppi politici comparve una norma che vietava ai consiglieri regionali di intascare il vitalizio o la pensione prima di aver compiuto 66 anni di età e comunque senza aver completato dieci anni di mandato. Ma ecco spuntare in Parlamento il solito emendamento bipartisan, e il divieto magicamente evaporò: consentendo per esempio anche ai consiglieri regionali del Lazio travolti dallo scandalo di Batman & co. di continuare a usufruire di regole che consentivano di percepire un ricco vitalizio dopo solo un quinquennio e già a cinquant’anni.
La prova è nei conti del Consiglio per quest’anno, dove compare una voce monstre di 20,4 milioni di euro. Quel capitolo comprende appunto la spesa per i vitalizi degli ex consiglieri regionali: ben 17 milioni. Si tratta di una cifra superiore di almeno l’8 per cento rispetto ai 16 milioni dello scorso anno, considerando che l’aumento di un milione è relativo a non più di nove mesi di trattamento. Una progressione certo inspiegabile senza una massiccia iniezione di vitalizi baby: i consiglieri che avrebbero avuto diritto all’assegno al termine della scorsa legislatura secondo le vecchie e favorevolissime regole sono ben 43 su 71. Fatto che suona offensivo nei confronti di tante persone costrette dai conti pubblici traballanti a rimandare di anni la pensione, nonché delle migliaia di esodati rimasti senza lavoro e senza assegno previdenziale.
Per quanto poi la cifra possa sembrare modesta, bisogna considerare che rappresenta oltre il 25 per cento del bilancio del Consiglio regionale del Lazio, che a forza di imporre tagli si è ridotto dagli oltre 100 milioni del 2010 ai 66 di quest’anno. Nel bilancio della Camera dei deputati la voce pesa invece circa il 13 per cento. Poco più della metà.
Quanto ai nomi dei destinatari dei vitalizi, sono incredibilmente circondati dal mistero. Chi ha provato, come il Movimento 5 Stelle che guida il comitato regionale di controllo, a chiedere gli elenchi agli uffici, si è sentito opporre un sorprendente rifiuto. Per motivi di privacy: privacy su come vengono spesi i soldi pubblici! E ha dovuto quindi percorrere la più lunga e tortuosa strada dell’accesso agli atti. Il che la dice lunga a proposito degli ostacoli, semplicemente inaccettabili in qualunque Paese civile, ancora disseminati in certe enclave istituzionali, sulla strada della trasparenza (…)