Corte costituzionale, nuovo presidente: in corsa Tesauro e Criscuolo

La Corte costituzionale

ROMA – La Consulta provvederà tra oggi, 28 luglio, o domani a indicare il suo nuovo presidente. E questo in attesa che il Parlamento decida finalmente sull’elezione dei due giudici costituzionali (e degli 8 membri laici del Csm). Una questione che rischia di slittare a settembre.

Scrive il Messaggero:

Il presidente Gaetano Silvestri ha terminato il suo mandato il 28 giugno insieme con Luigi Mazzella. Entrambi di nomina parlamentare, il primo in quota centro sinistra, il secondo in quota centro destra, devono essere sostituti dalle Camere, ma le sei convocazioni che si sono susseguite finora dal 12 giugno al 23 luglio, non hanno dato esito. In caso di scadenza di un giudice eletto dal Parlamento che ricopra il ruolo di presidente, la procedura vuole che la Corte costituzionale dia un mese di tempo alle Camere, trascorso il quale entro 10 giorni sceglierà tra i propri componenti il nuovo presidente.

Sebbene non ci siano ancora convocazioni ufficiali sembra che la Consulta si riunirà per indicarne il nome. Se si seguirà il criterio dell’anzianità l’incarico dovrebbe essere affidato a Sabino Cassese, esperto in diritto dell’economia e diritto amministrativo, o a Giuseppe Tesauro, l’ex numero uno dell’Antitrust. In entrambi i casi si tratterebbe di una presidenza molto breve, visto che tutti e due i giudici chiuderanno il loro mandato di nove anni il 9 novembre prossimo. I bene informati dicono che Cassese sarebbe poco interessato a ricoprire questo ruolo e per un periodo così breve. Diversamente da Tesauro, il giudice che, tra le sentenze più recenti, ha al suo attivo quella sulla fecondazione eterologa di cui tanto si continua a parlare. Si vedrà se la Corte seguirà il criterio dell’anzianità o passerà direttamente il testimone ad Alessandro Criscuolo, magistrato che ha lavorato a lungo in Cassazione, che invece resterebbe in sella tre anni. Ma non finisce qui, perché, sciolto il nodo del presidente, resterà ancora aperta la questione dei due giudici. La Corte, composta da 15 giudici, potrà continuare a operare a meno che non scenda al di sotto degli 11 membri. Anche se il punto è che in Parlamento finora non si è trovato un accordo politico sui nomi e anche uno dei più accreditati, quello di Luciano Violante, è stato «bruciato» facendo circolare l’ipotesi di un accordo tra Forza Italia e Pd che prevedeva Niccolò Ghedini per l’altro posto vacante (…)

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FIlippo Limoncelli