ROMA – A Roma, tra i frequentatori del circolo di Tor di Quinto dove Daniele De Santis abitava, c’è chi lo difende: “È vero, Gastone aveva bevuto però non è stato lui a sparare”.
L’articolo di Alessia Marani del Messaggero:
IL RACCONTO
Eppure al circolo di Tor di Quinto dove Daniele De Santis abitava in un ex spogliatoio trasformato in casa, c’è chi lo difende e non riesce a credere che lui, “Gastone”, abbia sparato a Ciro Esposito. Qui a duecento metri da dove s’è consumato lo scontro che è costato la vita al giovane tifoso napoletano c’è uno spaccato di Roma fatto di disagio e disperazione. A cui ora si aggiunge la paura di possibili vendette. «Conosco Daniele da trent’anni, da quando lavoravo in un garage sotto casa sua a Monteverde, ma ti prego non scrivere il mio nome. Qui già fatichiamo per sbarcare il lunario, sono disoccupato dal 2008. Con la mia compagna che è disabile non riuscivamo più a pagare l’affitto. La casa popolare non ce la danno. Invece, lui, Daniele ci ha subito aiutati. Non ha preteso nulla, non ha voluto soldi».Francesco (è un nome di fantasia) non riesce a credere che De Santis, ora accusato d’omicidio volontario, abbia premuto il grilletto. «Certo se c’era da buttarsi nella mischia non si tirava indietro perché era malato a un livello incredibile della Roma anche se da anni, dopo avere fatto la galera, allo stadio non ci andava più. Forse è stato provocato in qualche modo, magari su Facebook c’è stato un tam-tam con altri tifosi dopo qualche sfottò dei napoletani e così lui ha finito per partecipare agli scontri, nonostante non riuscisse a muoversi bene per via di un ginocchio malandato a cui doveva essere operato». Francesco di quel 3 maggio ricorda il rumore delle bombe carta: «In cuor mio speravo che Daniele si fosse allontanato per andare dai genitori. L’avevo visto poco prima andarsene dopo aver bevuto almeno sei o sette Ceres. Invece». Al circolo, costruito coi soldi di Italia ’90, mai entrato in funzione e riaperto «spontaneamente» nel 2003 da un’associazione vicina all’estrema destra, De Santis aveva trovato una sistemazione di fortuna, insieme ad altri senza casa romani. Ora che l’ultrà giallorosso è agli arresti, a portare da mangiare ai suoi tre cani, ci pensano i genitori. I molossi sono tenuti chiusi nel “cortiletto” ricavato con una recinzione coperta all’esterno da una fitta tela verde con dei cartelli in cui si raccomanda di «non dare da mangiare ai cani».
IL BAR
Daniele fino a qualche tempo fa gestiva anche il piccolo bar che offre bibite e prepara panini per i ragazzi e i genitori della scuola calcio. Poi lo lasciò perdere. Quel 3 maggio il bar era aperto, i bambini giocavano nei campi. «All’improvviso si sono sentite le esplosioni, l’elicottero si è levato in volo sopra di noi – ricordano alcuni testimoni – all’improvviso Daniele che stava mangiando delle focaccine e bevendo un bel po’ di birra si è alzato e con uno zainetto sulle spalle si è avviato verso la strada principale».