
ROMA – “La cartina nera del Califfato – scrive Domenico Quirico sulla Stampa – pezzo dopo pezzo, si colma, gli spazi vuoti tra un emirato e un altro, tra un brigante sahariano infeudato al califfo di Mosul e gli altri zeloti dello stato islamico totale si restringono”.
I miopi profeti del ยซdisordine controllatoยป, i medagliati della guerra per ยซportare la democrazia in Libiaยป, guardano ora, stupefatti, le bandiere nere a Sirte, a Derna, sulla costa del mare, ascoltano intontiti i proclami arroganti dei nuovi padroni della Libia purificata da una ideologia settaria e barbara. Dove sono finiti i mestatori a cui hanno prestato, frettolosamente, la patente di ยซdemocraticiยป, di uomini del futuro? Che fine hanno fatto quelle elezioni, quei parlamenti, quelle costituzioni che abbiamo annusato come segno dei tempi ormai irrevocabilmente nuovi? Si urla ora allโallarme, si invocano alleati e ascari per fermare quelli che il presidente americano chiamava pochi mesi fa avversari di serie b, fantocci di un medioevo ridicolo e strampalato contrapposto alle meraviglie dl migliore dei mondi possibili, cioรจ il nostro (…)
La veritร รจ una cosa fragile: se intonata ad ogni angolo da mille giovani gole di acciaio, unte di moschee fanatiche immediatamente anche la veritร piรน indiscutibile si trasforma in bugia, in violenza, in terrore, e prima o poi in pretesto per uccidere.
La cartina nera del Califfato, pezzo dopo pezzo, si colma, gli spazi vuoti tra un emirato e un altro, tra un brigante sahariano infeudato al califfo di Mosul e gli altri zeloti dello stato islamico totale si restringono.
