ROMA – Il Montepaschi non fallirà. Il Sole 24 Ore rassicura risparmiatori e correntisti in un articolo di Isabella Bufacchi. La banca, infatti, si rimetterà in sesto con le proprie forse o sarà lo Stato a salvarla. Così ha promesso il governo e così funziona nell’Eurozona:
I 17 Stati che aderiscono all’euro (per non parlare di Regno Unito e Stati Uniti) hanno deciso di gestire così questa crisi bancaria, con i salvataggi: una crisi scoppiata con i subprime americani e aggravata dallo scoppio delle bolle speculative immobiliari, dall’arrivo della recessione, dal crollo dei titoli di Stato periferici e puntellata dalla stretta dell’autorità bancaria europea Eba che alla fine del 2011 ha deciso di portare il patrimonio di vigilanza Core Tier 1 delle banche sistemiche europee al 9 per cento (un livello molto alto e di emergenza).
Bufacchi ricorda il caso della Spagna, salvata di recente proprio per il rosso delle sue banche. E i miliardi per il salvataggio li ha avuto proprio dall’eurozona.
L’investimento più rischioso in assoluto è l’azione, definita per l’appunto capitale di rischio. Nel caso di fallimento (teorico, non è questo il caso del Monte), le perdite vengono assorbite in prima istanza dagli azionisti. Questa è la punta della piramide. Alla base, all’opposto, i conti correnti e i depositi: il decreto legislativo 24 marzo 2011 n.49, in conformità di una Direttiva Ue, dispone l’applicazione di un limite massimo di rimborso per depositante pari a 100.000 euro, nel caso di dissesto bancario (e non è questo il caso del Monte). Sotto l’ombrello italiano ed europeo dei salvataggi garantiti delle banche il limite dei 100.000 è teorico: i conti correnti e i depositi sono un ottimo parcheggio della liquidità. Conti correnti e depositi infatti non sono titoli di debito e non hanno un mercato secondario come le obbligazioni: questo significa che l’ammontare del capitale versato non cala in base all’andamento del mercato e viene remunerato (anche se poco) dalla banca.
