ROMA – Edison compie 130 anni. Oggi è il secondo operatore italiano del settore. Dall’idea di uno scienziato imprenditore, Giuseppe Colombo, che nel 1881 tornò da Parigi con la dinamo appena creata, alla liberalizzazione decisa nel Trattato di Maastricht.
Scrive Gabriele Santoro su Repubblica:
L’industrializzazione dell’Italia è indissolubilmente legata all’avvento dell’energia elettrica. Se fino a oltre metà Ottocento l’elettricità era confinata in laboratorio, agli albori del Novecento divenne il motore dello sviluppo disomogeneo di un Paese dall’economia ancora essenzialmente agricola; e dipendente dal carbone. Gli studi avveniristici di Galileo Ferraris e Antonio Pacinotti, inventori di due tipi di motore elettrico, coincisero con il passaggio epocale al trasporto dell’energia a mezzo di tensioni elevate. Si segnò lo scatto dalla produzione alla distribuzione su vasta scala. Lo scienziato imprenditore Giuseppe Colombo seppe tessere una rete di rapporti nell’ambiente finanziario e imprenditoriale lombardo, gettando le basi del gigante Edison, che oggi compie 130 anni. Ed è di nuovo al centro del mercato e della politica energetica nazionale.
Dal viaggio nel 1881 a Parigi per l’Esposizione universale dell’elettricità, il senatore tornò con la dinamo creata da Thomas Edison, immaginandone l’utilizzo industriale. Volò negli Stati Uniti per riportare un contratto di licenza esclusiva per l’applicazione. A distanza di pochi mesi, a Milano, dietro al Duomo, il Teatro di Santa Radegonda divenne la prima centrale elettrica europea; illuminando parti della città fino all’anima culturale della Scala. Nel 1884 c’è il via ufficiale dell’impresa, della quale Colombo fu amministratore delegato e presidente.Alle fondamenta dell’evoluzione di questo settore ci fu l’incontro virtuoso tra il mondo scientifico e imprenditori lungimiranti, sostenuti dal massiccio dispiegamento di risorse finanziarie e dal sistema misto di banche e imprese. Un intreccio sano, che oltre all’erogazione del denaro garantiva la formazione di un management efficace. Carlo Esterle, una di queste figure, contribuì all’espansione e al consolidamento della società. Risultò decisiva la concessione dei bacini idrici, dei quali abbondavamo. (…)
Il 1962 segnò lo spartiacque nella vita dell’Edison. Il primo governo di centrosinistra con il premier Amintore Fanfani deliberò la nazionalizzazione del settore elettrico. Dallo scontro Confindustria-governo sorse l’Enel, e si distribuirono indennizzi cospicui (2200 miliardi) alle ex società elettriche. I capitali freschi seguirono le direttrici dei settori più dinamici come quello della chimica. L’Edison di Guido Valerio attirò molteplici interessi. Enrico Cuccia, sul ponte di comando di Mediobanca, diresse nel 1966 la fusione con la Montecatini, che annoverava il Nobel Giulio Natta, per la nascita del colosso Montedison. Nel 1971 l’arrivo del manager Eugenio Cefis.
Dopo il tramonto con i bilanci in rosso dell’era Cefis, salì al vertice Mario Schimberni con la Gemina degli Agnelli e Pirelli. Nel 1987 il gruppo Ferruzzi con Raoul Gardini la scalò fino a controllarla, per lanciarsi nell’avventura Enimont. Zavorrata dai debiti, Montedison viene salvata da un consorzio bancario. (…) Dopo il Trattato di Maastricht, e la liberalizzazione del 1999, Edison si riaffaccia da leader nel nuovo mercato. Nel 2012 la francese Edf ne prende il controllo con il 99.48% del capitale. Oggi Edison è il secondo operatore del Paese nell’energia elettrica e negli idrocarburi, con una crescente presenza nell’attività all’estero.