Marco Palombi sul Fatto Quotidiano tenta di spiegarcelo, dividendo il tutto in diverse ipotesi:
RENZI VINCE/STRAVINCE
Perché il premier dichiari piena vittoria devono ricorrere due condizioni: il Pd deve prendere più del 30% dei voti e distanziare con qualche nettezza il Movimento 5 Stelle. Sopra la “quota Veltroni” – ovvero il 33 e dispari per cento – cioè il risultato più alto di sempre del Partito democratico sarà un successo personale, se Grillo e i suoi saranno distanziati di cinque o più punti (avranno cioè, all’ingrosso, la stessa percentuale delle politiche o poco di più) Matteo Renzi potrà incoronarsi imperatore o almeno cardinale.
RENZI PERDE O È MORTO
Se i democratici non sfondano quota 30 per cento il risultato non sarà comunque positivo. Se, contemporaneamente, si ritrovano il M5S a tre punti o anche meno si tratta di una secca sconfitta e della “normalizzazione” del fenomeno Renzi: i suoi oppositori interni, come pure gli altri partiti che reggono il suo governo, tornerebbero ad alzare la testa, i media che l’hanno così sostenuto comincerebbero a riposizionarsi, una certa quota di “renziani” si guarderà attorno in cerca di un salvagente. Ovviamente, se Grillo prende più voti del Pd, il premier è finito: potrà reggere a palazzo Chigi, forse, ma non avrà alcun futuro politico e tutti lo tratteranno come un’anatra zoppa. Non è escluso, però, che si dimetta senza tirarla per le lunghe.
LA SALVEZZA DEL M5S
Al Movimento per non essere costretto ad ammettere una sconfitta è sufficiente non allontanarsi troppo dal risultato delle Politiche dell’anno scorso, vale a dire il 25,56%. Ogni punto in più, invece, basterà alla creatura di Grillo e Casaleggio per cantare vittoria. Si dice che l’elettorato 5 Stelle sia più motivato degli altri: così fosse, oggi gli basterà probabilmente confermare gli 8,7 milioni di voti incassati nel 2013 per superare il Pd e stravincere.
SILVIO E L’OSTACOLO 20%
Forza Italia corre per arrivare terza. È un risultato già scritto. Il punto è come. L’asticella per il partito di Silvio Berlusconi è il 20%: se sarà sopra questa cifra o comunque vicino sarà ancora in gioco, se invece veleggerà più sui lidi del 15% (come affermano alcuni sondaggi) allora verrà spazzata via in poco tempo. Il risultato di Silvio Berlusconi, peraltro, è strettamente connesso col destino delle riforme costituzionali di Renzi: se FI vince o perde troppo l’accordo del Nazareno diventa storia e si dovrà ricominciare da capo.
ALFANO, PRIMUM VIVERE
Il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano deve solo rimanere vivo. Per farlo deve in primo luogo superare la soglia di sbarramento del 4%. Per intestarsi il dopo Berlusconi, invece, deve fare qualcosa di più: l’obiettivo è arrivare attorno al 6%, divenendo contemporaneamente un porto sicuro per profughi forzitalioti con qualche peso territoriale (leggi: un pacchetto di voti) e, soprattutto, senatori della Repubblica. A palazzo Madama, infatti, si gioca tutta la partita delle “strette intese”: più il partito di Alfano andrà bene alle elezioni contro l’ex padrone di Arcore, più aumenterà il suo potere di attrazione in Parlamento (e, conseguentemente, di ricatto rispetto a Renzi).