Elezioni, Monti, Pistorius, Antonio Conte: rassegna stampa e prime pagine

ROMA – Elezioni, il peso degli incerti. Il Corriere della Sera: “Verso il voto: indecisi a quota 30%. Tensioni tra i leader. Draghi: l’economia reale in Europa non sta migliorando.”

Voto, 5 milioni scelgono all’ultimo minuto. L’articolo a firma di Renato Mannheimer:

“In questi giorni non si possono comunicare i risultati dei sondaggi in corso sulle intenzioni di voto. Ma vi è un dato, pure emerso dagli studi che vengono comunque effettuati anche in questo periodo, del quale si può (e vale la pena) parlare. Lo hanno peraltro anche evocato diversi leader politici nelle loro ultime dichiarazioni. Si tratta del permanere, a pochissimi giorni dal voto, di un numero relativamente elevato di persone che dichiarano tuttora di essere indecise o tentate dall’astensione. Nei mesi scorsi, costoro risultavano ancora di più: a novembre-dicembre raggiungevano — e in certi casi superavano — la metà dell’elettorato. Poi sono gradualmente diminuite. Ma, secondo le ultime rilevazioni, la numerosità di costoro si avvicina ancora al 30%. Vale a dire che, sino a questo momento, quasi un cittadino su tre non ha deciso se e chi votare. Si tratta in larga misura di donne, meno giovani di età, con titolo di studio relativamente basso, spesso residenti al Sud, di professione casalinghe o pensionate e, specialmente, molto poco interessate alla politica. Ne è prova anche il fatto che più di metà degli attuali indecisi o potenziali astenuti dichiara di sentirsi estraneo al posizionamento sul continuum destra-sinistra e si rifiuta (o non è in grado) di collocarsi in una posizione specifica su questa dimensione: insomma, non sa se è di destra, di centro o di sinistra.”

Alle urne sotto la neve. Il meteo diventa decisivo. L’articolo a firma di Dino Martirano:

“Dipende dalla regione interessata dal maltempo e dall’efficienza dei sistemi di trasporto pubblico, spiega il sondaggista Nicola Piepoli, che racconta un aneddoto tutto milanese: «In vita mia, ho visto solo due volte il tram della linea 24 deragliare a causa della neve. Bene, in tutte e due le occasioni, io e gli altri passeggeri siamo scesi dalla vettura e abbiamo continuato a piedi…». Eppure, nonostante la spiccata attitudine dei settentrionali a cavarsela bene con pioggia, neve e ghiaccio, è vero che il maltempo potrebbe penalizzare di più i partiti di governo (Pdl, Pd, Lista Monti e centristi) rispetto alle forze politiche del cosiddetto polo dello «Stato nascente» (Movimento Cinque Stelle, Rivoluzione civile, Fare per Fermare il declino)? «È ovvio», spiega Piepoli, «perché l’elettorato movimentista è più giovane, più vivo, e quindi maggiormente disposto ad affrontare qualsiasi tipo di tempo». E i numeri non sono indifferenti, va avanti il sondaggista: «Su 15 milioni di anziani, con condizioni metereologiche normali, probabilmente andranno votare 12 milioni di ultra sessantenni… Ma se cade tanta neve, potrebbe succedere che i votanti con i capelli bianchi calino a 10 se non a 9 milioni…».”

Alleanze, Monti gela la sinistra. L’articolo a firma di Lorenzo Fuccaro:

“In molti, però, si chiedono se, a urne chiuse, vi possano essere le condizioni per un’alleanza tra il Professore e il centrosinistra, qualora Bersani e Vendola non abbiano i numeri sufficienti per formare una maggioranza anche in Senato. Monti, al riguardo, ha le idee molto chiare: «Con questa coalizione di sinistra non ho e non avrò nulla in comune». E poi si corregge: «Non dico no alla sinistra. Ma dico no a questa coalizione di centrosinistra così configurata». Ma ciò non esclude che possa esserci una collaborazione. «La scelta di proporre una grande coalizione», argomenta, «compete al presidente della Repubblica. Io, come è noto, sono da tanti anni fautore di grandi coalizioni per risolvere i problemi seri del Paese. Del resto, quello che abbiamo fatto quest’anno è stata una strana grande coalizione». Insomma, avverte, «la situazione potrebbe essere ingovernabile dopo il voto. Speriamo di no, ma lo sembrava anche l’Italia del 2011. E poi non è stato così. Quindi prima di dirlo aspettiamo». Monti apre poi a un confronto in tv con tutti i sei candidati: «Mi va benissimo».”

«Minacce» alla Lega. Poi Berlusconi abbraccia Maroni. L’articolo a firma di Maurizio Giannattasio:

“Prima e unica passerella (per ora) tra gli alleati ritrovati. Roberto Maroni sale sul palco dell’auditorium della Fiera Congressi e abbraccia platealmente il Cavaliere in un tripudio di bandiere azzurre e qualche Alberto da Giussano. «Il mio presidente preferito… — attacca il segretario della Lega 2.0 — e non solo del Milan…». Il duetto continua: «La Lega nel nostro governo sarà un alleato solido e leale», replica Berlusconi. «Sono il candidato governatore di tutta la coalizione — scandisce bene le parole l’uomo con gli occhiali rossi — che comprende Pdl, Lega e altri partiti e voglio fare il governatore di tutta la coalizione». Happy ending? La mattina non era proprio partita all’insegna del «volemose bene». Berlusconi, impegnato a Monza con gli industriali si era lasciato andare a una non tanto velata minaccia nei confronti del Carroccio: «Potremmo far cadere le giunte delle tre regioni (Piemonte, Veneto e Lombardia in caso di vittoria, ndr.) se ci fossero difficoltà al governo e quindi credo che avremmo mano libera per prendere tutte le decisioni se avremo alle elezioni il 55% alla Camera e una buona maggioranza anche al Senato». Frase già sentita. La ripeteva in lungo e in largo il governatore uscente, Roberto Formigoni alla vigilia dello strappo della Lega che ha portato alla caduta della sua giunta: «Se cado io, un secondo più tardi cadono Piemonte e Veneto». Le cose sono andate diversamente. Il Carroccio ha staccato la spina al governo del Celeste e il Pdl lombardo ha dovuto ingoiare la candidatura del segretario della Lega a capo della coalizione.”

Grillo-Bersani, la disfida delle piazze. L’articolo a firma di Emanuele Buzzi:

“Oltre a Beppe Grillo, atteso per le 18.30, ci saranno sul palco, tra gli altri, Silvana Carcano, che corre per il Pirellone, e i plurivotati alle Parlamentarie Paola Carinelli e Vito Crimi. In piazza, quasi certamente il guru Gianroberto Casaleggio. Forse Grillo — che ieri dopo l’intervista «saltata» con SkyTg24, ha annullato anche l’incontro con Coldiretti previsto venerdì a Roma — tratterà nel suo monologo anche i temi su cui si battono i Cinque Stelle lombardi, come sanità, Expo, infiltrazioni della criminalità organizzata. Ieri, per mobilitare i militanti, è intervenuto direttamente il movimento milanese con un post su Facebook: «Aiutateci a condividere l’evento in questi due giorni. Se riempiamo la piazza sarà un forte segnale al Paese». Sempre sulla stessa pagina un «toto-Duomo»: i grillini scommettono su oltre 15 mila presenze. In realtà, il boom non è fatto solo di vie gremite, ma è anche un fenomeno carsico, invisibile, virtuale. E il comizio di Genova, domenica, ha segnato una svolta: frantumato il record degli utenti collegati in diretta streaming (per l’evento di Napoli erano stati 9.000, per Firenze 10.500) con 18.500 persone. Ad attendere Grillo oggi, una sfida nella sfida: il confronto con la piazza dei sostenitori pd presenti domenica per ascoltare Pier Luigi Bersani.”

“Ripresa lenta, servono più sforzi”. La Stampa: “Servono sforzi più importanti perché la Ue possa ricreare fiducia e crescita. Lo ha detto Mario Draghi al Parlamento europeo. Il presidente della Bce ha evidenziato che «le tasse sono troppo alte e l’economia reale non migliora». Intanto, l’incertezza elettorale in Italia preoccupa i mercati.”

I rapporti tra Orsi e la Lega “Se sono qui è per Maroni”. L’articolo a firma di Guido Ruotolo:

“Ma quanti erano alla fine i soldi per le provvigioni, le tangenti, i compensi? All’inizio conoscevamo il particolare rivelato dall’ex responsabile relazioni esterne di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni, di una tangente, pardon di una provvigione, di 41 milioni poi lievitati a 51 perchè Orsi ne voleva 10 da girare alla Lega. In un’intercettazione, ripresa a suo tempo da diversi giornali, Carlo Gerosa, socio di Guido Haschke, a un certo punto afferma che «i giudici di Napoli non hanno visto sbagliato». Gerosa spiega il significato di quell’affermazione in una conversazione registrata con l’avvocato Ricci Barnaba: «..era riferito all’affermazione di Haschke che i soldi alla Lega erano stati effettivamente dati (tramite Michel)». Che il rapporto tra la Lega e Orsi sia molto stretto, l’informativa del Noe dei carabinieri del colonnello De Caprio e del capitano Rajola lo spiega chiaramente: «Sui rapporti tra Orsi ed esponenti della Lega Nord, vi sono alcune telefonate intercettate sull’utenza in uso a Orsi, che hanno consentito di accertare che lo stesso intrattenga rapporti di stretta amicizia e cointeressenza con numerosi politici appartenenti alla Lega Nord».”

Pistorius, steroidi in casa. Un sms scatenò la gelosia. L’articolo a firma di Lorenzo Simoncelli:

“Ieri mattina nell’ennesimo sopralluogo nella villa dove si è consumato l’omicidio di Reeva Steenkamp, gli inquirenti avrebbero trovato steroidi proibiti e numerose bottiglie di alcolici vuoti. Un’indiscrezione del tabloid Sun, che se confermata dai test clinici in corso, potrebbe spiegare il raptus che avrebbe portato Oscar Pistorius ad uccidere la sua fidanzata. Secondo gli esperti, infatti, sostanze anabolizzanti e alcol, assunti contemporaneamente, potrebbero alterare notevolmente le funzioni comportamentali. A questo, si aggiungono le testimonianze dei vicini, che avrebbero sentito già dalle prime ore della sera urla provenire dalla villa del campione sudafricano. La sera precedente San Valentino, Pistorius, sarebbe stato particolarmente su di giri, forse anche perché infastidito da un sms troppo galante arrivato sul cellulare della fidanzata proprio in quelle ore. Come ormai assodato, anche dalle dichiarazioni delle sue ex, Pistorius era un uomo geloso e possessivo, e il micidiale cocktail di anabolizzanti e alcol potrebbe aver accentuato ulteriormente la sua gelosia. Ai già notevoli particolari agghiaccianti che sono emersi nei giorni scorsi, ieri mattina si è aggiunta la testimonianza di un ex calciatore sudafricano, secondo cui nel mese di gennaio, Pistorius in un ristorante di Johannesburg avrebbe lasciato partire un colpo di arma da fuoco da una pistola di un amico.”

Hanno votato Antonio (non tutti). L’articolo a firma di Massimiliano Nerozzi:

“«Vota Antonio» (Conte) era preferenza quasi obbligata nell’urna della Panchina d’oro, per uno che aveva riconsegnato alla Juve scudetto e supercoppa, dopo cinque anni di carestia e due settimi posti filati. Non è invece stato plebiscito, se tra i 62 votanti, allenatori di serie A e B, meno della metà (32, compreso Zeman però) hanno indicato lo juventino come miglior tecnico del 2012. In un certo senso, è un’altra missione compiuta, rispolverando uno degli spot che ne accompagnarono l’arrampicata: «Sbrighiamoci a tornare antipatici: chi vince lo è». Pure così s’avviarono i paragoni con José Mourinho, un altro che tra colleghi riscuoteva più stima che simpatia: difatti, nel 2009 a Coverciano non lo premiarono, e lui se ne andò. E l’anno dopo, quello del triplete, vinse con risicata maggioranza relativa (11 voti su 29), quando il non preferirlo sarebbe stato da accompagnamento con gli infermieri.”

Il Corriere della Sera
La Gazzetta dello Sport
La Repubblica
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FIlippo Limoncelli