Enrico Vanzina sul Messaggero: “Il trionfo di Checco Zalone ci fa sentire più ottimisti”

Checco Zalone (LaPresse)

ROMA – “Il trionfo di Zalone e la commedia che ci fa sentire tutti più ottimisti.” Questo il titolo dell’articolo a firma di Enrico Vanzina sul Messaggero di martedì 5 novembre.

“Nel desolante panorama italiano del declino infelice, uno squillo di tromba, un sussulto di orgoglio. Finalmente la nostra industria, mortificata da un lungo periodo di stagnazione, pianta il tricolore in cima ad una vetta importante, là dove di solito arrivano primi gli americani: il Box Office cinematografico. A compiere l’impresa è stato Luca Medici, giovanotto pugliese armato di umorismo e voglia di divertire. Nelle sale sta battendo tutti i record con le avventure del suo impareggiabile personaggio Checco Zalone.

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Ma chi è Checco Zalone? È la versione aggiornata di un vecchio topos dell’umorismo italico: quello del Re degli Ignoranti. Negli anni ’70 fu Adriano Celentano a vestire la sua maglia, un po’ ribalda, sicuramente buffa, fatta di sfondoni, allegria al fulmicotone, ottimismo, saggezza popolare, cialtronaggine, il tutto condito da una visione naif della vita e da una fragile tenerezza di fondo. Qui, alla sua terza fortunatissima uscita pubblica, Checco Zalone è alle prese con un matrimonio andato a scatafascio, con un figlio più intelligente di lui da riconquistare e con la crisi che dilania il paese. Disastri che un italiano normale non riuscirebbe mai a tamponare.

Checco Zalone invece ci riesce, usando la ricetta più antica del mondo: l’ottimismo. E il suo ottimismo paga. Perché gli italiani sono corsi al cinema a ridere con lui e di lui. Come mai? Perché gli italiani sono stufi del politicamente corretto, sono stufi dello stillicidio quotidiano con il quale i media e il potere ci propinano le loro medicine avvelenate, sono stufi di sentirsi dire che va tutto male, che fa tutto schifo, che hanno rubato il futuro ai giovani, che bisogna emigrare, che non si arriva a fine mese, che non c’è una luce in fondo al tunnel. Zalone è l’ignorante che si ribella a questo. E lo fa andando contro corrente, facendo il tifo per le sue intuizioni pedestri, ma in fondo sagge come quelle del mitico Peter Sellers di “Oltre il giardino”. Dice banalità che diventano verità profetiche. (…)

Ma rido anche io e quelli della mia generazione. Perché Zalone, senza fare paragoni inutili e impietosi, ci riporta a quei personaggi della commedia popolare italiana, i Totò, i Peppino De Filippo, i Tognazzi e Vianello, i Franchi e Ingrassia, che avevano la capacità magistrale di farci ridere “a prescindere”. A prescindere dalla storia, dal testo, dalla profondità dei loro personaggi. Con Zalone si torna in quel territorio rassicurante della comicità nostra, che ci fa sentire italiani fino in fondo. E questo, mentre ci azzanna la globalizzazione, fa immensamente piacere. Ci dovevano riportare in alto i bocconiani, invece ci è riuscito il Re degli Ignoranti. Che strano paese. Strano e meraviglioso.”

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FIlippo Limoncelli