ROMA – “Se Fazio รจ salito sul carrozzone del festival per smontarlo e rimetterlo in strada mondato dei suoi peccati, ce lo ha restituito forse assolto, ma clinicamente stecchito”: รจ il giudizio secco e senza appello di Stefano Cappellini, caporedattore del Messaggero di Roma e buon commentatore.
Fabio Fazio, alla disperata “ricerca di alibi al calo di ascolti che affligge questa edizione 2014 del festival di Sanremo” gli fa ricordare una battuta di Carmelo Bene: “Ci sono cretini che hanno visto la Madonna e cretini che non hanno visto la Madonna”.
Sotto il titolo:ย “Se Pippo Baudo batte la liturgia del solito Fazio”, Cappellini scrive:
“Forse a Fazio verrร piรน facile citare un De Gregori, come i calciatori non si giudicano dai calci di rigore รจ possibile che anche il festival non si possa valutare sui dati Auditel. […] Resta perรฒ, al di lร di ogni tara sugli ascolti, la sensazione di stanchezza che emana dal festival della coppia Fazio-Littizzetto, cosรฌ marcata che la tentazione di ergere questo crepuscolare Sanremo a specchio del Paese รจ potente e banale quanto la corsa alla metafora sul raddrizzamento della Concordia (che peraltro a differenza del festival e dellโItalia sโรจ raddrizzata davvero).
Sanremo รจ stato nella sua versione piรน pura, quella alla Baudo, quella della resurrezione dopo gli anni bui, il trionfo dei clichรฉ: il presentatore in smoking, la valletta mora e la valletta bionda, la diva che scende le scale, le gag riciclate dal repertorio dellโavanspettacolo, il super-ospite straniero, le polemiche telecomandate, lo scandalo (parliamo di scandali tipo la Bertรจ sul palco con il pancione finto, per capirci). Eppure proprio la cappa di conformismo che gravava su quei Sanremo esaltava lo spettacolo, lo rendeva vivo – rito imperdibile per il pubblico di massa, culto trash per quello di nicchia, attrazione fatale per quasi tutti – e il contrasto con i pochi momenti fuori copione diventava subito mito, come il Vasco Rossi via dal palco con il microfono in tasca e il playback che va per conto suo oppure la scoppola e il jeans ascellare di Ramazzotti in cerca di terra promessa.
[…]
“Nella versione faziana, invece, Sanremo si presume libero dai clichรฉ. La liturgia รจ seguita solo per parodiarla, come quando si ironizza sulla cantilena degli autori delle canzoni dopo la presentazione del titolo. Risuona nellโAriston faziano lโatmosfera dello show intelligente, della buona compagnia, quel felpato circolo di buone letture e buone visioni che lโumorismo scatologico della Littizzetto dovrebbe rendere trasgressivo, restituendo lโimpressione di un show che puรฒ andare fuori controllo da un momento allโaltro, come quando la comica si siede sulla scrivania di Fazio a Che tempo che fa e il conduttore si finge terrorizzato da quel che lei potrร dire e quel che lei dirร saranno un pugno di parolacce e qualche tirata contro la politica, tutta la politica, chรฉ la tv intelligente sa come mettersi in sintonia con i peggiori blog di Caracas.
Ma naturalmente nel Sanremo di Fazio nulla รจ mai fuori controllo, nemmeno i fuori programma veri, persino i disoccupati aspiranti suicidi. Il Sanremo di Fazio รจ un cosmo dove tutto รจ citazione, e citazione della citazione, e citazione al cubo, e lโoperazione nostalgia, giร discutibile ai tempi in cui Fazio sdoganava i passerotti e le anime nostre, si trasforma definitivamente in un museo di cere, che uccide lo slancio del vecchio festival, la sua energia e, paradossalmente per una factory tanto impegnata, chiude ogni finestra sulla realtร ”.
