
ROMA – “Matteo Renzi ha messo uno di cui si fida in tutti i consigli di amministrazione”, così un renziano di quelli più stretti spiega le scelte del premier nelle nomine pubbliche. A cominciare da quella di Fabrizio Landi, a Finmeccanica. Questo massiccio imprenditore mezzo fiorentino e mezzo genovese, classe 1953, è un caso interessante per capire la rete renziana e come ragiona il premier.
Racconta Stefano Feltri sul Fatto:
A ROMA, QUASI un anno fa, in un seminario organizzato dal’erede di Renzi come sindaco di Firenze, Dario Nardella, si ponevano le basi della Renzinomics, c’era l’embrione di idea degli 80 euro in busta paga e a discuterne c’erano il deputato Pd Yoram Gutgeld, il banchiere Alessandro Profumo e poi lui, Landi. Che con singolare preveggenza a gennaio 2013 ha praticamente smesso di fare l’imprenditore per dedicarsi all’impegno civile, scommettendo su Renzi, “mi ha insegnato che si può sempre mettersi in gioco”, diceva a Repubblica in quei giorni. Una Leopolda dopo l’altra, all’ultima convention fiorentina Landi spiegava dal palco che l’Italia è un Paese con 2 mila miliardi di debito pubblico e 4 mila miliardi di ricchezza privata e che la sfida della politica è rimettere il risparmio in circolo (anche con una patrimoniale? Chissà).
Renzi non ha scelto Landi per il cda di Finmeccanica per i 10 mila euro che l’imprenditore ha versato come finanziamento. Nella testa del premier c’erano altre valutazioni. La prima: Landi un legame, tenue, con Finmeccanica ce l’ha. Per oltre trent’anni ha lavorato al vertice della Esaote, di cui da un anno non è più amministratore delegato, ma ne conserva una quota dello 0,85 per cento del capitale. Il presidente della genovese Esaote è Carlo Castellano, un ex manager della Ansaldo (gruppo Finmeccanica), ferito dalle Brigate Rosse nel 1977. Landi e Castellano hanno l’intuizione che in Italia si possa sviluppare un mercato per le macchine che fanno tac e risonanze, prima nasce una divisione biomedicale dentro Ansaldo, poi Castellano e altri manager nel 1994 portano la divisione che nel frattempo è diventata Esaote fuori da Ansaldo con un’operazione che nel mondo anglosassone si chiama management buyout, cioè i dirigenti che investono sull’azienda che guidano diventandone proprietari. Oggi Esaode è controllata dal fondo Ares Life Sciences basato nel paradiso fiscale di Jersey, nel 2012 aveva ricavi per 217 milioni e un utile di 2,3. Castellano è tuttora presidente, ma si occupa anche del progetto di costruire una cittadella della tecnologia che vale mezzo miliardo di euro, questo il business della Genova High Tech Spa, di cui il presidente è sempre Castellano e Landi è azionista, come tanti altri nomi dell’imprenditoria genovese, con una quota simbolica dello 0,47 per cento. Della cittadella, come raccontato dal Fatto Quotidiano il 10 febbraio scorso, si è interessato direttamente il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, unito a Castellano da un’amicizia pluridecennale alimentata dalla comune militanza nel Pci.
A voler dare un’interpretazione industriale alla scelta di Landi, che si somma a quella di Mauro Moretti delle Fs per la guida della società, si rafforza l’impressione che il governo Renzi veda Finmeccanica come un’azienda che deve fare ricerca e dedicarsi ai trasporti, più che agli armamenti e al settore della difesa. Meno elicotteri da guerra e più infrastrutture insomma, cioè il contrario della strategia seguita negli ultimi anni (…)
