ROMA – Correva l’anno 2010, settembre, quando Cicero Joao De Cesare, noto ai tifosi romanisti come Cicinho, mise in vendita due auto di lusso: una Bmw X6 e una pregiatissima Audi R8. Le affidò in conto vendita a Fabrizio Tribuzzi, dipendente di una concessionaria tra l’Eur e Casal Palocco, che lo pagò con due assegni che erano stati smarriti. O almeno questo è quanto risulta dalle indagini per cui Tribuzzi è finito a processo con l’accusa di truffa e ricettazione.
Ne parla Riccardo di Vanna sul quotidiano Il Messaggero:
Le due automobili hanno un valore molto elevato, tanto che la sola R8, il più sportivo dei modelli della casa tedesca disponibile sul mercato, ha un costo di circa 150mila euro. L’ex terzino della nazionale brasiliana, della Roma e del Real Madrid si rivolge all’imputato per tentare di monetizzare la cessione delle due macchine. L’accordo prevede che, a fronte di un pagamento di circa 100mila euro, Tribuzzi prendesse in conto vendita il suv e la sportiva, per poi piazzarle a qualche facoltoso cliente. I due assegni che il calciatore riceve del venditore, uno di 45mila e l’altro di 50mila euro, risultano però essere due cheque smarriti da una terza persona e il giocatore rimane nell’impossibilità di incassarli. Oltre al danno, a Cicinho – assistito dagli avvocati Franco Cicchiello e Marcello Madia – sarebbe poi toccata anche la beffa. Bmw e Audi, infatti, sarebbero state effettivamente vendute e rimesse in circolazione sotto gli occhi dello stesso atleta.
Sono molti negli ultimi anni i vip e gli sportivi costretti a fare i conti con venditori di automobili poco affidabili. Per restare in casa Roma, nel 2008 anche gli ex Matteo Ferrari, Philippe Mexes, David Pizarro, Mirko Vucinic e, anche in quell’occasione, Cicinho, rimasero coinvolti in passato in una truffa portata a segno con la duplicazione dei contratti di finanziamento stipulati per l’acquisto di fuoriserie. Tra i volti noti del piccolo schermo a fare le spese di un concessionario truffaldino, è stato invece Pino Insegno. L’attore, nel 2009, aveva infatti versato 75mila euro a un concessionario per una permuta poi mai realizzata.