Fatto Quotidiano: “La doppia vita di Gurlitt il collezionista di Hitler”

Il tesoro di Hitler (LaPresse)

ROMA – Il ritrovamento di capolavori dell’arte “censurati” ha riaperto questioni morali, ma soprattutto economiche e patrimoniali, che coinvolgono l’ereditiero, Cornelius Gurlitt, che dopo aver avuto il patrimonio dal padre Hildebrand, mercante d’arte, non pare esserselo vissuto in tranquillità: quando fu avvistato nel 2010 gli inquirenti scoprirono che non aveva né l’iscrizione all’anagrafe né al sistema previdenziale tedesco. Un fare a detta di molti fin troppo sospetto.

Scrive Carlo Antonio Biscotto sul Fatto Quotidiano:

Il ritrovamento di oltre 1400 opere d’arte, la maggior parte delle quali trafugate dai nazisti, in uno squallido appartamento di Monaco è emblematico delle grandi tragedie del 20° secolo. Non appena la procura di Augusta su un sito ha pubblicato le immagini di una parte dei dipinti confiscati al collezionista Cornelius Gurlitt, sono state migliaia le persone che lo hanno visitato, a dimostrare l’interesse per un argomento così controverso e intrigante. Tra le opere, il capolavoro impressionista di Max Liebermann, “Due cavalieri sulla spiaggia”, dipinto nel 1901 e trafugato dai nazisti in una raffineria di zucchero a Wroclaw, Polonia, che due avvocati berlinesi cercavano da cinque anni.

Lothar Fremy e Jorg Rosbach sono specializzati nel recupero di opere d’arte rubate. I loro clienti sono due fratelli, di 88 e 92 anni, che vivono a Londra e New York e il cui prozio era proprietario della raffineria di Wroclaw e del dipinto. Gli avvocati sono venuti a conoscenza del ritrovamento dalla conferenza stampa trasmessa dalla televisione tedesca.

Misteriosa resta la figura del 75enne Cornelius Gurlitt, proprietario dell’appartamento nel quale si trovavano le opere che gli erano state lasciate in eredità dal padre Hildebrand, famoso storico dell’arte. L’opera di Liebermann era finita nella galleria di Hildebrand Gurlitt e poi acquistata da un appassionato d’arte ebreo di Wroclaw, un certo Friedmann, che aveva una discreta collezione. Nel 1942, alla sua morte, tutti i suoi averi furono messi all’asta e i proventi finirono nelle casse del governo nazista. La figlia Charlotte morì in un campo di sterminio nel 1943. (…)

Ma come mai Hildebrand Gurlitt, pur avendo in parte sangue ebreo, possedeva così tante opere d’arte? Perché era uno specialista di avanguardie tedesche e quei capolavori, pur considerati dai nazisti “arte degenerata” senza alcun valore artistico, potevano essere venduti per contribuire al riarmo della Germania. Infatti nel luglio 1937 i nazisti avevano incaricato Gurlitt e altri famosi galleristi di organizzare una mostra a Berlino dal titolo “Arte degenerata”. La mostra fu visitata da oltre due milioni di persone e lo scopo, non dichiarato , era quello di vendere i dipinti all’estero per “fare cassa”. Gurlitt aveva clienti e potenziali compratori a Basilea e a New York. Ma se da un lato Gurlitt contribuì a salvare dalla distruzione capolavori delle avanguardie pittoriche tedesche, dall’altro fu uno dei mercanti e storici dell’arte incaricati di requisire e acquistare dipinti in tutta Europa per realizzare uno dei sogni di Hitler: un grande museo a Linz. Hildebrand Gurlitt continuò a far arrivare in Germania centinaia di opere d’arte fin quasi alla fine della guerra. L’ultimo dipinto, una “Madonna con bambino tra gli angeli”, di scuola italiana, giunse a Dresda il 6 settembre 1944. Naturalmente per ogni dipinto gli spettava una commissione del 5%.

Nella notte tra il 14 e il 15 febbraio 1945 gli Alleati rasero al suolo l’edificio che ospitava la collezione di Gurlitt a Dresda, questi riuscì a salvare molti dipinti che stipò in 25 casse che avventurosamente trasportò in Baviera e nascose in un castello che cadde nelle mani degli Alleati. Dopo la guerra Gurlitt fu messo agli arresti domiciliari. Si dichiarò sempre innocente e ribadì più volte con fermezza di non essere mai stato un simpatizzante nazista. Gli Alleati non si fidavano di lui, ma Gurlitt collaborò, restituì alcune opere d’arte e compilò un elenco di opere acquistate in Francia durante la guerra. Alla fine Gurlitt fu rimesso in libertà e gli furono riconsegnate gran parte delle opere d’arte in un primo tempo confiscate.

(…) La realtà è che Hildebrand Gurlitt condusse una doppia vita, come testimoniato dopo la guerra da numerosi suoi collaboratori tra cui l’ex segretaria. Proprio per questo appare quasi inverosimile la leggerezza con la quale gli americani decisero non solo di rimetterlo in libertà, ma di restituirgli quasi tutte le 1400 opere d’arte che non gli appartenevano. Alla sua morte il tesoro passò al figlio Cornelius, sedicente pittore che viveva tra Monaco e la Svizzera. E fu proprio durante un viaggio in treno da Zurigo a Monaco che, fermato alla dogana con 12.000 dollari in tasca, disse che aveva venduto un dipinto a un gallerista di Berna. Era una menzogna. Da lì è partita l’indagine che ha portato al ritrovamento del tesoro.

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FIlippo Limoncelli