Financial Times: “Capitalismo italiano? È finita l’era del ‘salotto buono'”

Al centro della foto Enrico Cuccia, un protagonista dell’era del “salotto buono” (LaPresse)

ROMA, 21 AGO – È finita per il capitalismo italiano l’era del “salotto buono”, quella che raccontava Cesare Geronzi nel libro “Confiteor”. L’era in cui bastava entrare nel salotto giusto per accomodarsi nei consigli d’amministrazione di tutte le aziende e le banche più importanti. Una fine decretata dal Financial Times con un articolo in prima pagina dal titolo “Italian Business, non c’è ritorno” e dal significativo occhiello: ”Arrivederci al Club”.

Il giornale della City londinese dedica un ampio servizio al capitalismo italiano e ai cambiamenti che sta attraversando il cosiddetto “salotto buono”, con la fine dell’epoca delle partecipazioni incrociate.

Rachel Sanderson descrive il sistema del “salotto buono”, che per decenni ha caratterizzato il capitalismo italiano. Un sistema ”fondato sul potere e sulle conoscenze” e dove le ”aziende sono raggruppate in una ragnatela di partecipazioni incrociate” che permetteva ai dirigenti, ”come Cesare Geronzi, di muoversi tranquillamente da una società all’altra”. Per anni le principali figure del salotto buono sono stati Gianni Agnelli ed Enrico Cuccia. Il primo era al centro della rete di potere in Italia, mentre il secondo, fondatore di Mediobanca, è colui che ha costruito il sistema delle partecipazioni incrociate.

Ma con la crisi questo modus operandi sta volgendo al termine, prosegue l’Ft, sottolineando che ”sotto la pressione degli investitori, Generali e Mediobanca, hanno promesso di sciogliere la matassa delle partecipazioni incrociate”. Secondo quanto dice al quotidiano della City un banchiere italiano, ”non si tratta di rendere il mondo migliore, ma sono finiti i soldi. Le cose stanno cambiando e in tipico stile italiano, il cambiamento è brutale. C’è sangue ovunque”.

E il finanziere Davide Serra aggiunge: ”È arrivata la fine di un sistema in cui io ti nomino perché sei mio amico e tu compri le mie azioni perché ti ho votato nel board”. Per Serra ”questo tipo di mentalità tra gli azionisti è stato una sorta di cancro che si è esteso dalla politica alle imprese alla burocrazia alla giustizia” e il ”mondo imprenditoriale sta reagendo per primo perché non aveva altra scelta”.

Per alcuni imprenditori la fine del salotto buono potrebbe rendere le aziende italiane piu’ vulnerabili ad acquisizioni da parte di gruppi stranieri, come già avvenuto per i brand di lusso come Loro Piana, Pomellato, Bulgari, Valentino mentre per altri è un segnale positivo, scrive l’Ft, spiegando che gli analisti di Citigroup, ad esempio, raccomandano di ”comprare” il titolo Mediobanca dopo la ”metamorfosi” dell’istituto milanese, mentre le azioni di Generali hanno guadagnato circa il 50% da quando la nuova dirigenza del gruppo ha dichiarato di voler rompere con le vecchie pratiche.

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