
ROMA – “Fondazione Mps, Profumo alza il tiro” titola il Messaggero. “Alessandro Profumo – si legge nell’articolo – passa alle vie di fatto contro il principale azionista di Mps. Il presidente della banca senese, secondo quanto risulta alย Messaggero, avrebbe formalizzato qualche giorno fa, ad Alberto Santa Maria, docente di diritto commerciale alla Statale, lโincarico di valutare la fattibilitร di impugnare la delibera dellโassemblea del 27 dicembre scorso. Ed eventualmente chiedere i danni”.
L’articolo completo:
In quellโoccasione la Fondazione, azionista con il 33,5% del capitale, bocciรฒ la proposta di Fabrizio Viola di procedere allโaumento da 3 miliardi entro gennaio, rinviando lโoperazione a fine maggio. Avendo piรน tempo a disposizione, lโente contava di collocare la maggior parte del pacchetto e incassare la liquiditร necessaria per restituire i 339 milioni al pool di 12 banche creditrici. Diversamente, non avendo i soldi per seguire lโaumento, avrebbe dovuto cedere i diritti diluendosi vicino a zero. ยซAllunghiamo i tempi per provvedere alla gestione del nostro patrimonioยป, disse il presidente dellโente Antonella Mansi qualche giorno prima dellโassise. E proprio perchรจ la Fondazione ha voluto, in via prioritaria, tutelare i propri interessi, rinviando il rafforzamento patrimoniale funzionale a restituire 2,5 dei 4,1 miliardi di Monti bond e pagare i 410 milioni di cedola sul sostegno pubblico, che il consiglio della banca ritiene di sollevare, davanti al giudice, il conflitto di interesse. Mps aveva al suo fianco un consorzio di 15 banche guidato da Ubs, Mediobanca, Goldman, Citi che avrebbe garantito lโoperazione: il contratto di pre-garanzia รจ scaduto a fine gennaio, ora lโistituto dovrร pagare la fee dello 0,3% (pari a 9 milioni) visto che le banche comunque avevano messo a disposizione la liquiditร . Ubs, Mediobanca e altri istituti sono pronti a rinegoziare una nuova garanzia che costerร a Mps un onere aggiuntivo di 120 milioni almeno e, in piรน, il rischio di restare ingolfato in un mercato dove, in quel periodo, potrebbero confluire anche gli aumenti di Bpm (500 milioni) e Carige (800 milioni).
FERMO IL NEGOZIATO COL QATAR
Santa Maria รจ un esperto della materia. Nel 2000 scese in campo al fianco di Unicredit – allโepoca guidato da Profumo – in una controversia sorta a valle del tentativo (fallito) di fusione con il Bbva. Il giurista sarebbe stato incaricato dal board tenutosi nei giorni scorsi, e dovrebbe consegnare il suo rapporto al prossimo cda in calendario tra un paio di settimane. Il consulente dovrร valutare lโopportunitร , oltre che di impugnare la delibera, anche di chiedere i danni. Ma tra una cosa e lโaltra passerร altro tempo e quindi il risultato tangibile sarebbe solo quello di mettere nellโangolo lโente affinchรจ si decida a vendere. Mansi aveva promesso a fine gennaio al governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che lโaveva convocata assieme a Profumo, allโad Fabrizio Viola, al neo dg dellโente Enrico Granata, di cedere almeno il 20% entro febbraio.
La trattativa con il Qatar, perรฒ, segna il passo: lโente non cede sulla richiesta (0,22 euro per azione); lโacquirente tiene duro sullโofferta (0,16 euro), conscio che il tempo gioca contro la Fondazione.
