ROMA – “Strutture abbandonate e fatiscenti, ma con i termosifoni ancora accesi”: inizia così il racconto di Elena Panarella del Messaggero tra i corridoi dell’ospedale romano del Forlanini. “Escrementi e carcasse di piccione nei corridoi ormai non più utilizzati – scrive Elena Panarella – Interi padiglioni vuoti, lasciati all’incuria e al degrado. Con solo pochi dipartimenti di medicina ancora attivi e frequentati dai pazienti. È la fotografia dell’ospedale Forlanini, un tempo nosocomio di punta della Capitale. Ma come siamo arrivati a questo punto? Sulla sua sorte sono state scritte delibere su delibere. Gli appelli contro la sua chiusura si sono intrecciati a quelli per la sua riqualificazione”.
L’articolo del Messaggero: «Non vogliamo che si ripeta quello che è accaduto nel palazzo di viale Regina Elena, che per dieci anni è stato occupato – si sfogano alcuni dipendenti – Basta farsi un giro per verificare che qui parte dell’ospedale è già abitato, soprattutto la notte». Con i suoi 150 mila metri quadri coperti da edifici (molti) fatiscenti e da intere strutture avvolte dal degrado, e i suoi 12 ettari di parco in stato di abbandono, il Forlanini è un ospedale in completa decadenza, destinato alla chiusura. Negli angoli più lontani dall’ingresso principale si può trovare di tutto: bottiglie di birra, cibo e sacchetti strabordanti di rifiuti.
IL PERICOLO
A far da padroni però sono i pezzi di calce scrostati dalle pareti e dal soffitto, sparsi ovunque. Muffa e infiltrazioni. Fili scoperti. Per non parlare delle tante persone che la notte popolano i luoghi più impensati della struttura: da magazzini a ex stanzoni per visite mediche, dall’ex camera mortuaria a strutture di fortuna costruite dal nulla. Arrivano la sera con tanto di trolley e cartoni pieni di tutto, ognuno ha il suo posto. Alcuni restano in gruppo. «Due giovani ragazze si prostituiscono», racconta un clochard indicandone una «lavora anche a piazza S. Giovanni di Dio». Intanto il personale è costretto ad attraversare lunghi corridoi e tratti esterni isolati, dove non vola nemmeno una mosca (tanto fa paura). Ed è sempre grazie all’impegno di tanti infermieri e medici che alcuni reparti vanno avanti, nonostante un bilancio che segna rosso fisso. «Siamo contro la malagestione del nosocomio che purtroppo non è data dal direttore generale D’Urso ma dalla politica di lanci e dinieghi del presidente Zingaretti», dice senza giri di parole Michel Emi Maritato, presidente di Assotutela e Carlo Valguarnera, coordinatore nazionale. «I colleghi si barricano durante il turno di notte – spiegano Stefano Barone e Raffaele Piccari del NurSind – Oggi però quello che vorremmo capire è come andrà a finire. Doveva chiudere il 31 dicembre, siamo a fine gennaio e nessuno chiarisce la questione. I costi della struttura (13 milioni di euro) in quale bilancio andranno a cadere?».