
ROMA – Le sanzioni di Obama e dell’occidente spaventano la Russia. “Fuga di capitali dalla Russia – scrive Fabrizio Dragosei sul Corriere della Sera – in tre mesi 70 miliardi di dollari”.
L’articolo di Fabrizio Dragosei:
Vladimir Putin aveva messo in bilancio che lโannessione della Crimea avrebbe aggravato la situazione economica russa. Ma forse non aveva previsto le dimensioni della crisi. I capitali stanno lasciando il Paese a un ritmo preoccupante: 70 miliardi di dollari nei soli primi tre mesi dellโanno, una cifra ben superiore ai 63 miliardi dellโintero 2013. Banche e aziende russe sono fortemente indebitate allโestero e sembra che ben presto incontreranno grosse difficoltร a rifinanziarsi. E stiamo parlando di un totale che supera i 600 miliardi di dollari, di cui 100 in scadenza questโanno, secondo il quotidiano economico Vedomosti .
Ma i segnali che arrivano dal mondo degli affari russi sono anche altri e, purtroppo per Vladimir Vladimirovich, tutti dello stesso segno. Aziende tedesche che rimpatriano i loro utili, societร russe costrette a rinviare quotazioni in Borse occidentali giร programmate da tempo, investimenti strategici giร in fase realizzativa che improvvisamente diventano vaghe ipotesi per un possibile futuro. Se poi il Cremlino decidesse di mettere le mani su aree dellโUcraina vera e propria, scatterebbero altre sanzioni che toccherebbero direttamente interi settori economici, come quello finanziario, dellโenergia, dei materiali di difesa (Obama ha giร firmato il relativo decreto).ย
A tutto questo si devono aggiungere i costi per portare la Crimea al livello del resto della Russia, o almeno delle parti piรน povere del Paese: almeno un miliardo di dollari lโanno per lโadeguamento di pensioni e stipendi e altri due per rendere efficienti le infrastrutture. Insomma, un grattacapo che sta diventando un incubo.
Col peggiorare delle relazioni con lโOccidente, il consigliere economico di Putin Aleksej Kudrin aveva annunciato una fuoriuscita di capitali di 50 miliardi nei primi tre mesi, con una previsione di un possibile totale di 200 miliardi per lโintero 2014. Adesso il governo russo parla di quasi 70 miliardi e quindi della possibilitร che a fine anno si arrivi ben al di sopra dei 200 miliardi. Chi puรฒ, non tiene i soldi in Russia, dove il rublo continua a perdere valore (nonostante gli interventi della Banca centrale per difenderlo). Dallโinizio della crisi, il cambio con lโeuro รจ sceso da 45 a 50 rubli. Naturalmente gli oligarchi che tengono abitualmente le loro disponibilitร liquide allโestero, ci pensano due volte prima di avviare investimenti in patria, nonostante le continue pressioni di Putin. Dopo Sochi, dove sono stati coinvolti pesantemente per realizzare le strutture olimpiche, sarร ora la volta della Crimea. Ma questi quattrini gettati in pozzi senza fondo finiranno per minare le loro strutture finanziarie.
Tra lโaltro le aziende russe sono giร pesantemente indebitate: 438 miliardi di dollari (Gazprom, Rosneft, Transneft e le Ferrovie, in primo luogo) piรน altri 215 per le banche. Sarร assai problematico trovare nuovi sottoscrittori dei loro bond di fronte a un possibile aggravamento delle sanzioni. ร lo stesso ragionamento che hanno fatto immediatamente la consociata russa del gruppo Metro e altre aziende come Detsky Mir, il piรน grande rivenditore di articoli per bambini, e Obuv Rossij, prima azienda di scarpe. Le loro azioni non saranno collocate sul mercato europeo, almeno per ora. Non si sa ancora cosa farร la Credit Bank di Mosca, che pure dovrebbe andare in Borsa allโestero nel corso dellโanno.
Tutto questo porterร inevitabilmente a un rallentamento della crescita economica russa che secondo le previsioni dovrebbe scendere al di sotto dellโuno per cento annuo. A quel punto, di fronte a un concreto peggioramento delle condizioni di vita, potrebbe diminuire anche la popolaritร politica di cui gode il presidente.
