ISTANBUL, TURCHIA – La presentazione di Galatasaray-Juventus, sfida decisiva per il futuro europeo dei bianconeri, in un articolo della Gazzetta dello Sport a firma dell’inviato in Turchia Luigi Garlando. Riportiamone alcune parti.
“Questa sera non ci sarà bisogno di 5.000 poliziotti allo stadio, il pullman bianconero non si avvicinerà coperto dai cecchini sul cavalcavia, i giocatori juventini non entreranno in campo protetti da un tetto di scudi, come nel dicembre 1998 quando il caso Ocalan arroventò la vigilia infinita di Galatasaray-Juventus. Una Istanbul assolata e assolutamente serena ha accompagnato la Signora alla partita che deciderà il suo destino europeo.
Senza paura. Certo, farà caldo alla Turk Telekom Arena, imbottita di 52 mila anime scatenate, ma ha ragione Buffon: «Un tifoso non ha mai fatto gol e se lo fa, l’annullano. Conterà il nostro atteggiamento». Vero. Tevez vi sembra uno che possa temere qualcosa? E quelle due maschere da battaglia di Chiellini e Vidal? Campioni del mondo come Buffon e Barzagli hanno esperienza d’amianto, resistente a un vulcano. Quella volta a Istanbul nel ’98, Conte, capitano, fu il migliore: un leone. Trasmetterà la sua anima da lotta. Il problema non sarà la cornice, ma il quadro, cioè il Galatasaray che ha le armi tecniche per creare problemi, come dimostrò allo Stadium strappando un beffardo 2-2 al 43’ del secondo tempo. Notare: nel ’98 il Galatasaray rimontò la Juve (1-1) al 93’. Tenerlo a mente: i turchi non muoiono mai. Anche sul piano tattico, conterà l’atteggiamento.
Aggressivi subito. Partire aggressivi, come a Bologna, significa impedire al Galatasaray di gonfiarsi, pompato dalla bolgia. Prima di prenderne 6 dal Real Madrid, i turchi crearono e spaventarono molto. Aggredire è consigliabile anche perché il Galatasaray dà il peggio dietro. L’ultima di campionato (2-0 all’Elazigspor) ha interrotto un’emorragia di 14 partite beccandone sempre almeno uno. Il cuore del reparto, dalle parti di Chedjou, è generoso. Se poi Mancini, come nelle ultime prove, confermerà la difesa a 3, poco collaudata, i rischi aumentano. Il modulo (3-4-1-2) ha meccanismi delicati che non s’improvvisano. Steccare una copertura a scalare, significa ritrovarsi piranha come Tevez, Vidal e Marchisio nelle maglie larghe della difesa a 3. I turchi sono costretti a vincere e quindi a sbilanciarsi. Sappiamo per esperienza quanto può peccare Felipe Melo in appoggio e come può innescare le ripartenze degli altri; e sappiamo che Muslera, convalescente per di più, da grande non farà la cassaforte. Meglio attaccare.
Ancora Drogba. La Juve, che invece in difesa la cassaforte ce l’ha (7 partite di fila senza prendere gol in campionato), deve rinunciare alla tentazione di costruirci la partita sopra, abbassandosi troppo e speculando sul punto che basterebbe. Deve cercare il gol che ribalterebbe subito l’atmosfera: a quel punto l’unico italiano sulla graticola diventerebbe Mancini, cui il predecessore Terim sta scavando la fossa sotto i piedi. Subire una rete in avvio, al contrario, vorrebbe dire versare benzina sulla griglia turca e consentire al Galatasaray di ripartire come ama. Lo ha dimostrato a Torino. Sneijder dilaga negli spazi; Drogba, anche in maglia Chelsea, ha già turbato la Signora; Yilmaz viene da 4 gol tra club e nazionale; Mancini, a quel punto, potrebbe anche spendere la velocità estrosa di Bruma, talentino portoghese (19). Davanti hanno buone carte, meglio tenerli lontani e lasciargliele in mano.
Pogba, la chiave. A proposito di fanciulli d’oro: Pogba (20). È l’uomo chiave della notte. Nelle due fasi. Deve sostituire l’insostituibile: Pirlo, uno che palleggiando raffredderebbe anche il sole. Toccherà al giovane francese dettare i ritmi, cucire la manovra e, senza palla, intercettare Sneijder che inventerà tra le linee”.