ROMA – Mario Pescante, ex presidente Coni, ora membro Cio, ha parlato in esclusiva a Concetto De Vecchio su Repubblica, a proposito dell’attacco a Barack Obama di “terrorismo politico” per aver inserito nella delegazione olimpica statunitense Billie Jean King, ex campionessa di tennis e icona del movimento gay, e aver scelto di farsi rappresentare alla cerimonia di chiusura da Chaitlin Cahow, giocatrice di hockey e omosessuale dichiarata.
Presidente c’è chi twitta: Pescante attacca Obama.
«Mi prendono per matto, eh?».
Ma come le è venuto in mente? “Quattro lesbiche…”
«Che poi è una sola. Ma è tutta colpa di quel giornalista americano, ha alzato il ditino, voleva farmi la morale, non c’ho più visto… Gli ho detto: “Ma tu dove stavi nell’80, a Mosca. Io c’ero già!” Lei è giovane, forse non ricorda…».
Ora la sua faccia campeggia su tutti i siti del mondo.
«Ecco stavo giusto leggendo i commenti dellaCbs,alcuni mi danno del cretino, ma molti mi danno ragione. Otto pagine di dibattito. Me lo sono pure stampato. Però con lei devo essere sincero: ho sbagliato ».
Non chiede scusa?
«Sì, sono stato inadeguato, inopportuno. Voglio essere ancora più chiaro: non sono omofobo. Da tifoso laziale sono stato contento quando quel giocatore, quell’austriaco là, non mi ricordo il nome…»
Hitzlsperger?
«Lui! Ha dichiarato di essere gay. Un vero gesto di coraggio».
E allora perché ha evocato il terrorismo politico?
«Ma perché mi sono rotto con la cattiva politica che mette il becco ad ogni Olimpiade. Nell’80 i Giochi furono boicottati per l’Afghanistan, e mo’ a Kabul ci siamo noi; a Los Angeles per la criminalità; a Seul per la dittatura; a Pechino per il Tibet — un popolo meraviglioso quello tibetano eh — ma calato il sipario a nessuno gliene è fregato più niente» (…)
Ma lei mi ha appena detto di ammirare l’outing del calciatore.
«Le dico di più: giocavo a tennis con Paola Concia. È del mio paese, la adoro, lei e la sua compagna. È giusto che ognuno abbia l’orientamento sessuale che vuole, massimorispetto, non discuto, non discuto assolutamente».
Però…
«E poi la carta olimpica vieta categoricamente qualsiasi tipo di discriminazione razziale, di genere, e io rappresento all’Onu il Coni: sono stato eletto membro osservante. E adesso le sto parlando in questa veste. Per dire: sono assolutamente anti-razzista».
Insomma, viva i diritti civili, ma fuori dagli stadi?
«Lo sport deve abbattere le barriere, non crearne di nuove».
Ma quello dell’omofobia non è un muro?
«Ma io non sono omofobo. Mi è scappata. Come glielo devo dì?» (…)