
GENOVA – Marco Ballario Menetto, il farmacista arrestato figlio di Francesco, il pediatra che non ha retto alla vergogna e si è gettato dal Ponte Monumentale, a Genova, ha detto a Giuseppe Filetto di Repubblica:
«Non collego il suicidio di mio padre al mio arresto, e sono convinto che i giudici svolgeranno il loro lavoro – dice Io e mia moglie dimostreremo la nostra estraneità ai fatti, ma sull’opportunità di applicare una misura cautelare abbiamo da lamentare. Quello che abbiamo subito, bisogna provarlo…».
Puntate l’indice contro la procura di Monza?
«Abbiamo ricevuto l’avviso di garanzia nel settembre del 2012, abbiamo continuato a lavorare, ci siamo anche sposati. Già tre anni fa ero stupito di essere indagato, figuriamoci quando ci è stato notificato l’arresto. Non mi aspettavo una misura così restrittiva, anche perché non siamo stati sentiti dai magistrati, né sono stati contattati i nostri avvocati».
Arresti domiciliari perché la magistratura ha ritenuto sussistente la reiterazione del reato. Lei ha continuato ad acquistare farmaci di provenienza illecita. C’era il pericolo di fuga, per i pm.
«Non capisco per quale motivo sarei dovuto scappare da Genova. E poi, da quelle ditte coinvolte nell’indagine dei Nas non ho più comprato. Avevo tagliato i ponti già da subito, con qualcuna già prima. Non avevano prezzi vantaggiosi».
Eppure la accusano di avere acquistato farmaci rubati.
«Secondo voi compro medicinali dal riciclaggio, poi faccio i bonifici bancari, registro le fatture e trasmetto i numeri di serie al Ministero della Salute? Tutti passaggi tracciabili».
Quale è stata la sua reazione quando ha saputo che lei e sua moglie, Valentina Drago, eravate agli arresti?
«Non essendo delinquenti di professione, bloccati in casa, senza poter telefonare, con i carabinieri che ti controllano a qualsiasi ora, che ti svegliano alle 3 del mattino per verificare se sei in casa, è devastante. Mi accusano di partecipare ad una associazione a delinquere. Noi, oltre ad avere la farmacia in via Bixio, siamo anche distributori e il giorno dopo il mio arresto abbiamo ricevuto le disdette di moltissimi ordini».
E suo padre?
«Non credeva a tutto ciò. Mi ha cresciuto e mi ha educato sui valori in cui credeva, mi faceva coraggio, aveva fiducia in me».
Però non ha retto.
«Tutti questi fatti hanno incrinato la famiglia, tutte le persone care hanno accusato un duro colpo. Vedere il figlio sbattuto in prima pagina come un delinquente, per noi è una gogna. Tanto che si è suicidato e mia madre stava per andargli dietro» (…)
