Il Giornale: “Profughi, l’eurotruffa della commissaria”

Il Giornale: “Profughi, l’eurotruffa della commissaria”

ROMA – Cecilia Malmstrom, il commissario Ue agli Affari interni, si chiede il Giornale, c’è o ci fa? Gian Micalessin del Giornale si riferisce ad un’intervista concessa ieri dal commissario al Corriere in cui Malmstrom parla degli errori dell’Italia in tema di immigrazione.

Gian Micalessin risponde:

L’attenuante dell’incapacità d’intendere e volere mal s’adat­ta però a una signora che masti­ca pane e politica da quand’era ventenne, comunica in sette lin­gue, tra cui l’italiano, e sbriga questioni europee da un venten­nio. Dunque c’è da propendere per il dolo. Un dolo sfrontato e palese, reiterato in almeno in tre passaggi dell’intervista. Un dolo rimodulato solo quando il mini­stro dell’interno Angelino Alfa­no la costringe a rimangiarsi le proprie dichiarazioni ribaden­do con determinazione l’indi­sponibilità italiana ad «accetta­re compromessi al ribasso» nel corso del Consiglio europeo al via domani a Bruxelles. Dichia­razioni ribadite anche da Letta che all’Ue ha chiesto«atti imme­diati », a cui la commissaria ha re­plicato con un vago: «Noto una convergenza tra le proposte ita­liane e quelle di Bruxelles ». Pur­troppo per Cecilia però verba vo­lant e scripta manent .


Partiamo dunque dalla rispo­sta in cui ci rimprovera la cattiva gestione dei fondi per 614 milio­ni di euro assegnatici dalla Ue per gestire i flussi migratori e i confini. Quei soldi, al contrario di quel che insinua Cecilia, l’Ita­lia non li ruba e non li elemosi­na. Sono in gran parte soldi no­stri visto che anche nel 2011, all’ apice della crisi, il Belpaese ha versato nelle casse dell’unione 16, 1 miliardi di euro, aggiudi­candosi il titolo di principale contribuente netto. O meglio di grande Pantalone costretto a pa­gare in cambio­di poco o nulla vi­sto che la differenza tra il pagato e il ricevuto è nel 2011 di ben sei miliardi.
Problemucci che la Svezia di Cecilia, così fraterna con gli im­migrati, manco si sogna poten­dosi­permettere il lusso di versa­re all’Europa sei volte meno. Pri­ma di rimproverarci la gestione dei soldi – restituitici dall’Euro­pa in cambio di una bella cresta – la maestrina Malmstrom do­vrebbe dunque controllare chi paga il suo stipendio. E farci capi­re chi finanzia la sua malafede. A legger l’ intervista l’Italia non dovrebbe manco permettersi di chiedere al Consiglio Europeo la revisione delle regole che c’im­pediscono di ridistribuire i pro­fughi negli altri paesi membri.
A sentir lei dovremmo tenerci tutti i disgraziati ripescati nel sud del Mediterraneo. Anche se nel frattempo i muri eretti in Gre­cia e progettati in Bulgaria tra­sformano il Mediterraneo nell’ unica porta d’accesso al vecchio continente. Anche se le nostre navi sono le uniche a salvare le vittime degli «orribili eventi» che tanto turbano la sensibile Cecilia. E il nostro governo è l’unico ad aver pronta una mis­sione ad hoc per salvarle.
Ma a Cecilia poco importa per­ché nel suo mazzo c’è un asso per ogni plagio. Per condannar­ci ad ultima spiaggia paragona le sole 15.700 richieste d’asilo ri­cevute nel 2012 con le 75mila della Germania, le 60mila della Francia e le 44mila della Svezia. Peccato che solo un anno prima l’Italia ne abbia ricevute 37.350 posizionandosi al quarto posto dopo Stati Uniti (99400), Fran­cia ( 51.900 e Germania(45.700).
Ma l’evidenza della malafede del Commissario Malmstrom emerge dall’esame dei dati Eu­rostat del secondo trimestre 2013. In quel periodo la Germa­nia ha respinto il 61% delle 15 .455 richieste concedendo 10.350 asili e bloccandone 5.105. La Francia ha respinto l’81% delle 14.955 richieste. La Svezia ne ha negato il 51% su 11.610.
L’Italia ha invece concluso 6.820 istruttorie accogliendone 3.685 con una percentuale posi­tiva del 54%, ben superiore cioè al 49% di pareri favorevoli emes­si nella generosa terra natale del­la signora Malmstrom. Una che se fosse nata a Napoli avrebbero già ribattezzato Cecilia u’ ma­riuol .

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Gianluca Pace