Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma, difende poliziotti: 1200€ a prendere botte

Giuseppe Pecoraro (Foto LaPresse)

ROMA – Il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, prende una posizione netta e anche auspicata contro il capo della polizia che, sulla sola base di una fotografia e delle proteste dei manifestanti, ha definito un poliziotto “un cretino in divisa”, per un episodio degli scontri di sabato 12 aprile durante il corteo per la casa a Roma.

Intervistato da Carlo Bonini per Repubblica, Giuseppe Pecoraro ha detto:

“Io userei un’altra parola. Io direi che il comportamento di quell’artificiere è apparentemente inspiegabile. Io credo che se ci interroghiamo sul perché quell’artificiere era dove non doveva stare e ha fatto quel che le immagini mostrano e che non doveva fare, magari ci avviciniamo a una possibile soluzione”.

A Carlo Bonini che incalzava sul perché lo ha fatto, Giuseppe Pecoraro ha risposto:

“Forse per dare una mano ai suoi colleghi. Per la frenesia e la frustrazione di chi, improvvisamente, si sente bersaglio alla mercé di chi, i manifestanti, è chiamato a tutelare. Non voglio essere retorico. Per 1.200 euro al mese, lei è per strada per difendere il diritto di manifestare di qualcuno che, al contrario, la battezza come bersaglio simbolico della sua personale guerra. Succede in piazza, succede allo stadio… “.

Giuseppe Pecoraro, parlando con Carlo Bonini, non ha fatto mistero del fatto che età e esperienza gli

“consentono di dire quello che penso”,

ma c’è dell’altro: il senso di abbandono di tutte le forze di Polizia, impegnate a mantenere l’ordine a Roma, una Capitale che da quando c’è sindaco Ignazio Marino è dominata dalla illegalità diffusa, tra cortei settimanali che mettono in ginocchio il commercio in centro, venditori abusivi, spacciatori, mendicanti e parcheggiatori governati dal racket, artisti di strada in prevalenza fuori legge e ciclisti contromano,

Giuseppe Pecoraro rivendica per sé e per il questore (che dal capo della Polizia dipende gerarchicamente):

“La gestione della piazza, che mi ha visto insieme col questore responsabile dell’ordine pubblico, è stata un successo. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Non ci sono stati danneggiamenti significativi, abbiamo difeso i luoghi istituzionali, è stato consentito lo svolgimento della manifestazione, è stata contenuta e respinta la provocazione dei violenti evitando che la situazione degenerasse. Se qualcuno avesse avuto l’onestà intellettuale di raccontarlo, avrebbe notato che di fronte al lancio di bombe carta e di poliziotti feriti, si sono evitate le cosiddette cariche profonde in punti che avrebbero messo a repentaglio l’incolumità di migliaia di manifestanti”.

Replica di Carlo Bonini:

le immagini di quella manifestazione, a cominciare da quella dell’artificiere che calpesta la ragazza in terra, documentano altro. Come dicono altro le immagini del reparto che si accanisce su un manifestante inerme.

Giuseppe Pecoraro secco:

“Siamo seri. Davvero vogliamo giudicare quello che è accaduto in piazza da quei fotogrammi? Davvero vogliamo riflettere sull’ordine pubblico facendo un taglia e incolla di immagini? Perché non ci chiediamo cosa è accaduto prima di quella carica? O perché quell’artificiere si abbandoni a un uso abnorne della forza?”.

Ci sono stati incidenti a Roma anche mercoledì 16, durante lo sgombero di un palazzo occupato abusivamente, ordinato dalla magistratura. Giuseppe Pecoraro spiega:

“Io e il questore qui in Prefettura uno accanto all’altro quando siamo stati messi in contatto con chi operava di fronte a quello stabile. È stato cercato in ogni modo il dialogo. Senza contare che è da quindici giorni che gli occupanti sapevano che esisteva un provvedimento della magistratura di sgombero a cui la polizia doveva dare esecuzione. Ora, cosa bisogna fare se qualcuno decide di impedire che quell’ordine venga eseguito? E se per impedirlo accade che vengano tirati oggetti di ogni tipo dall’alto, addirittura lanciati segnali stradali? Siamo o no in uno Stato di diritto?”.

E aggiunge:

“La Costituzione va letta tutta. Esiste il diritto di libera manifestazione del pensiero. Ma esiste anche il diritto al- l’integrità di quei lavoratori, i poliziotti, che sono lì proprio per garantire un pacifico godimento dei diritti costituzionali di tutti. Se si accetta questo scambio, le regole di ingaggio saranno chiare e non ci saranno più alibi. Né per quei pochissimi poliziotti che violano le regole e saranno facilmente identificabili, né per chi sa che, oggi, andare a una manifestazione con il casco integrale allacciato alla cinta o sfilare con un passamontagna e una spranga in pugno non ha di fatto nessuna conseguenza”.

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