Governo Letta, Luigi Preiti, Imu, Domenico Quirico: prime pagine e rassegna stampa

Il Corriere della Sera: “Letta ferma l’Imu e i soldi ai partiti”. Un programma ambizioso (e prudente). Editoriale di Aldo Cazzullo:

“Solo un Paese rivolto all’indietro poteva l’anno scorso vedere nella bomba di Brindisi lo spettro della strage di Capaci, negli spari dell’altro ieri un ritorno agli Anni 70, e ora nell’insediamento del governo la riesumazione della Dc. Enrico Letta ha presentato alla Camera un Paese proiettato in avanti, disposto non a dimenticare ma ad accantonare le divisioni degli ultimi vent’anni, concentrato sui «giovani» — la parola più pronunciata: 15 volte — e imperniato su un nuovo centro: ovviamente non lo schieramento sconfitto alle elezioni, ma il luogo da dove si governa l’Italia e da dove oggi se ne può affrontare la crisi. Letta ha declinato il primo discorso da premier al futuro; un futuro che non è necessariamente peggiore del presente, che non coincide con la sorte, che dipende soprattutto da noi. Ha riconosciuto i meriti di Monti nel riportare sotto controllo il bilancio pubblico; ma ha puntato sul cambiamento, la discontinuità, l’innovazione”.

Ecco lo yacht di Bossi jr: è in Tunisia. Articolo di Giuseppe Guastella:

“Lo yacht Stella, 2,5 milioni di euro il valore, 21,01 metri per 45,58 tonnellate, tre cabine e tre bagni, è la barca più ammirata del porto. Per tutti è lo yacht di Riccardo Bossi, che sarebbe stato pagato con i soldi sottratti ai finanziamenti elettorali della Lega Nord, al centro degli ultimi affari dell’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito e del procacciatore d’affari Romolo Girardelli. Il Corriere lo ha trovato in Tunisia, Port El Kantaoui, 70 chilometri a sud di Hammamet”.

La strada in salita per trovare i fondi. Articolo di Mario Sensini:

“Stop ai versamenti Imu di giugno, in attesa di un complessivo ripensamento delle tasse sugli immobili, blocco dell’aumento Iva di un punto, previsto da luglio, e poi il reddito minimo per le famiglie bisognose con figli, la detassazione delle assunzioni, il sostegno alle imprese. Vale almeno 15 miliardi di euro l’anno il programma di governo esposto ieri dal presidente del Consiglio, Enrico Letta. Che tuttavia non ha speso molte parole, nel suo intervento alla Camera, per spiegare dove e come intende recuperare le risorse.
Il governo si comporterà come un padre di famiglia, e «un buon padre di famiglia non fa debiti». Resta il fatto che quei 15 miliardi oggi nel bilancio pubblico non ci sono e da qualche parte bisognerà trovarli per realizzare quegli obiettivi.
La sospensione dei pagamenti Imu di giugno, in attesa di una revisione complessiva del sistema, significa rinunciare, almeno per ora, a un gettito sicuro di circa 10 miliardi di euro (tanti ne sono entrati a giugno 2012 tra prime, seconde case e altri immobili). Tutta l’Imu vale 24 miliardi, e l’abolizione dell’imposta solo sull’abitazione principale costerebbe 4 miliardi l’anno, più altrettanti per la restituzione di quella pagata nel 2012.
Poi c’è il nodo dell’Iva, con l’aliquota ordinaria che aumenterà di un punto, dal 21 al 22%, dal prossimo mese di luglio. Letta ha detto che il governo cercherà di scongiurare l’incremento, ma per questa operazione servono nell’immediato altri sei miliardi di euro: 2 per il 2013, 4 per il 2014 (e poi altri 4 l’anno). Anche il reddito minimo per le famiglie bisognose costa, come il sostegno alle imprese, la detassazione delle assunzioni, gli sgravi fiscali sul lavoro: tutte misure che hanno bisogno di una copertura, non ancora definita”.

Il Cavaliere tiene a bada il partito e si candida a capo della Convenzione i partiti. Scrive Paola Di Caro:

“È andato di persona Silvio Berlusconi a parlare al suo gruppo della Camera, prima del dibattito sulla fiducia, per rassicurare, per tenere alto un morale che molti hanno veramente giù. Perché la scelta delle larghe intese — per un partito che sentiva di avere la vittoria in tasca in caso di voto, un partito di fedelissimi e parecchi pasdaran che non si sente rappresentato al governo da una pattuglia considerata troppo moderata, una pericolosa «nuova Dc in nuce» — è dura da digerire. E solo se l’operazione se la intesta direttamente il Cavaliere può essere seguita, seppur a malincuore, da tutti.
Cosa che l’ex premier fa con decisione, ribadendo che è «la scelta giusta», specificando che l’appoggio è vincolato all’accoglimento dei punti cardine del programma («Per noi la soppressione dell’Imu e la restituzione dell’imposta sono la conditio sine qua non»), avvertendo che «il pericolo di un’intesa tra Pd e grillini esiste ancora», spiegando che adesso, con «una maggioranza larghissima», si potranno davvero «fare le riforme economiche e quelle istituzionali». E dunque «chi si prendesse la responsabilità di far fallire questo governo sarebbe punito dal voto, perché se fallisce Letta c’è solo il voto».
Ma c’è di più. Perché il Cavaliere sembra vedere, in questa niente affatto scontata porta che si è spalancata, molte opportunità per se stesso e per il suo partito”.

L’«inno al proiettile» il veleno, le follie L’antipolitica in rete I messaggi che inneggiano a Preiti. Scrive Gianni Santucci:

“L’analista di geopolitica, Nicola L., ore 18.47 di ieri: «Gheddafi ma un missilino per palazzo chigi no? fallo questo regalino ai nostri amati parlamentari =)». (Permetta, signor Nicola, Gheddafi è morto). La teorica dell’attacco totale Debora G., nel messaggio di un’oretta prima, esorta: «mi dispiace tanto per i carabinieri. lì devono andare con un bazuca quando c’è Berlusca Monti e tanti altri…» (La lingua italiana? Un accessorio inutile). Risponde poco dopo la sostenitrice dell’attacco mirato, Lucia C.: «Preiti per me è un eroe… Spero che la prossima volta vada qualcuno più competente e che non sbagli».
È vox populi. Incanalata in Rete. Su facebook, nel neonato (da due giorni) gruppo di «Solidarietà a Luigi Preiti», l’attentatore di Roma. Tra le magnifiche sorti e progressive di Internet, c’è anche questo. Sfogatoio. Inno al proiettile. Invocazione ai cannoni”.

La prima pagina de La Repubblica: “Letta: stop a Imu e aumenti Iva”.

La Stampa: “Letta: a giugno non si paga l’Imu”. Il peso delle buone intenzioni. Editoriale di Luigi La Spina:

“I discorsi che i neo-presidenti del Consiglio leggono in Parlamento per ottenere la fiducia ai loro governi sono sempre pieni di buone intenzioni. Anche quello che Letta ha pronunciato ieri alla Camera è stato pieno di buone intenzioni, forse troppo pieno di buone intenzioni. Ma, accanto ai propositi, questa volta, il nuovo inquilino di palazzo Chigi ha pure fornito agli italiani due notizie importanti”.

Le ragioni di Martina. Il Buongiorno di Massimo Gramellini:

“Leragioni dell’odio sono state analizzate a sufficienza. Mi sposterei dall’altra parte del campo, dove abitano le ragioni di Martina. Martina ha ventitré anni e soltanto tre mesi fa ha perso la madre. Si è licenziata per stare accanto al papà carabiniere, che nel tentativo di farle coraggio le diceva: «Siamo un piccolo esercito sgangherato, noi due, ma ce la faremo». Adesso l’esercito è diventato ancora più piccolo. L’esercito è lei, china sul padre intubato in ospedale che la guarda e muove le palpebre, cerca addirittura di parlarle, ma non può. Chissà se vivrà, chissà come vivrà”.

La scomparsa di Domenico Quirico. “Non abbiamo più notizie del nostro inviato in Siria”. Articolo di Mario Calabresi:

“E così abbiamo condiviso con le autorità italiane e la famiglia la decisione di rendere pubblica la sua scomparsa, sperando di allargare il numero delle persone che potrebbero aiutarci ad avere informazioni. Domenico è entrato in Siria il 6 aprile, attraverso il confine libanese, diretto verso Homs, area calda dei combattimenti, per poi spingersi, se ce ne fosse stata la possibilità, fino alla periferia di Damasco. Era partito dall’Italia il 5 aprile per Beirut, dove era rimasto una giornata in attesa che i suoi contatti si materializzassero: la mattina di sabato 6 aprile gli abbiamo telefonato per avvisarlo del rapimento dei colleghi della Rai nella zona di Idlib. Ci ha spiegato che il suo percorso sarebbe stato completamente diverso e che ci avrebbe richiamato una volta passato il confine. Nel pomeriggio, alle 18:10, ha mandato un sms con cui annunciava al responsabile Esteri de «La Stampa» di essere in territorio siriano”.

Il Fatto Quotidiano: “Letta: stop alla rata dell’Imu. Ma dove trova i 10 miliardi?” Saliva&Olio di ricino. Editoriale di Marco Travaglio:

“La primavera romana è segnata quest’anno da un tasso inusitato di umidità. Pare che i meteorologi facciano risalire l’inedito fenomeno a una sovrapproduzione di saliva e olio di ricino da parte di una particolare specie animale: quella dei giornalisti. Alla tradizionale cupidigia di servilismo della categoria, si assomma la concentrazione di lingue, un tempo attive a corrente alternata (una volta quelle di sinistra, una volta quelle di destra) e oggi invece mobilitate in uno sforzo simultaneo e unidirezionale, affinché alle larghe intese corrispondano larghe leccate. I signorini grandi firme però si dividono i compiti. Alla saliva provvedono soprattutto i giornali di sinistra e “indipendenti”. Mentre alla fornitura di olio di ricino per sistemare le sempre più sparute voci stonate dal coro degli Osanna ed Exultet a Scendiletta si incaricano i mazzieri berlusconiani, con ecumenico spirito di abnegazione. In prima fila c’è ovviamente il Cavaliere, giustamente indignato contro chi alimenta l’odio contro la Casta. Tipo quel tale che il 19-2-2004 disse: “Basta con i politici che non hanno mai messo piede in una vera azienda, nel mondo del lavoro, persone che hanno soltanto chiacchierato nella loro vita, che non hanno combinato nient’altro che prendere i soldi dei cittadini. Ci sono tanti signori che hanno la casa al mare, la casa in città, la casa ai monti, la barca… Guardando a quel che guadagnano questi signori e quello che a volte devono anche dare ai loro partiti, mi chiedo: ma come hanno fatto a farsi tutte queste proprietà? Sono soldi rubati ai cittadini”. Grillo? No, Berlusconi. Un uomo che mai, in vita sua, ha evocato la violenza. Mica come quel tale che accusò Prodi di “dire stronzate”, di fare “come il governo Mussolini che chiese pieni poteri e fu dittatura per 20 anni”, e concluse: “Io tornare a Palazzo Chigi? Magari! Ma non è facile, c’è Prodi… Ci vorrebbe un regicidio…”.

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Gianluca Pace