La sinistra vince anzi stravince alle amministrative: la “disfatta del Pdl” e “crollo della Lega” (Repubblica) e la performance di Grillo (un po’ tutti) sono collegati e dominano le prime pagine. Scivolano in secondo piano il terremoto in Emilia e l’attentato di Brindisi.
Libero e Fatto quotidiano hanno lo stesso titolo: “I Parmacotti”; Repubblica: “Grillo conquista Parma”; il suo candidato, Federico Pizzarotti, ha speso solo “6 mila € per battere tutti” (Italia Oggi); è una “svolta” (Stampa) e una “sorpresa” (Corriere della Sera), “la prima volta” (Messaggero), così mentre “Doria brinda Grillo si beve Parma”, fino alla poesia un po’ consumistica retrò del Manifesto “Le stelle sono tante” che tradisce un’età media un po’ avanzata. La conclusione comunque è che “il voto premia Grillo: conquista Parma al Pd 93 città, 34 al Pdl” (Sole 24 Ore).
Ma, avverte con millenaria saggezza il Mattino di Napoli, “Parma ai grillini, ma sono già divisi” e la cosa appare tanto verosimile quanto non auspicabile perché ha ragione Grillo quando dice che se non ci fosse lui ci sarebbero i nazisti.
In realtà non ha vinto il Pd, ma la sinistra e soprattutto la democrazia dell’alternanza il Pdl ha pagato vent’anni di promesse, la Lega vent’anni di ipocrisia. Ha pagato, per tutti, la cattiva amministrazione. A Genova solo la consumata abilità politica di Claudio Burlando ha salvato il suo partito, l’ex Pci, da una umiliazione pari alla Lega a Monza, facendogli scaricare in tempo il sindaco uscente Marta Vincenzi e mettere il cappello su Marco Doria prima che Beppe Grillo (anche se nemo profeta) o anche Enrico Musso (destra) cavalcassero il malumore della pancia della città: non c’è ideologia in tutto questo, c’è solo malcontento. Il muro della guerra fredda non tiene più in piedi, paga solo la buona amministrazione, quasi impossibile ma quando c’è e i cittadini sono contenti, ecco il fenomeno di Flavio Tosi a Verona.
Nel titolo del Giornale, unico diverso, c’è un po’ di tutto questo, a parte l’ira funesta quanto impotente di Berlusconi che soffia in quelle parole: “Altro che Grillo, il comico è Bersani. Esulta per le amministrative, ma il Pd viene bastonato a Parma e Palermo” e, se vale il ragionamento di cui sopra, anche a Genova, solo che la sconfitta si verificò in anticipo, grazie alle provvidenziali primarie: e “ora [Bersani] pensa di far cadere Monti”. Fosse vero, lo porterebbero in trionfo, e questo, come il titolo del Giornale fa trasparire, è il nuovo incubo di Berlusconi. Ultima considerazione: “Gli elettori non consegnano il Paese alla sinistra e votano” Grillo, che Massimo Gramellini definisce sulla Stampa il “Gabibbo barbuto”, Francesco aria Del Vigo sul Giornale “il giullare che si è fatto re”, Filippo Ceccarelli su Repubblica confronta “il Comico e il Cavaliere”.
Infatti nessun giornale ha il coraggio di parlare di vittoria del Pd. Resta da rimarcare che diverse sono le motivazioni di voto, come emerge dall’accostamento di due titoli su Repubblica. Guido Barilla spiega la vittoria di Grillo a Parma con i problemi di una città che “soffre” e alla quale “serve il rilancio”. A Palermo suona lo slogan demagogico e opportunista di Leoluca Orlando: “Io sono l’anti casta”. Dovevano proprio essere disperati a Palermo…
Dario Di Vico sul Corriere della Sera è d’accordo: “Il patto indignati-moderati affonda l’usato sicuro Pd”. Gian Antonio Stella risponde sempre sul Corriere: “Da Agrigento a Asti la frana del centrodestra” e in particolare della Lega che perde 7 comuni su 7 (Giovanni Cerruti sulla Stampa, Paolo Bracalini sul Giornale) e Marcello Sorgi sulla Stampa si chiede “chi riempirà i vuoti del centro destra”.
Gli altri temi del giorno sono relegati in angoli della prima pagina. Il terremoto. Gli emiliani sono gente dura, loro sono davvero celti, quando non sono liguri o ceceni o alani o avari e affrontano con decoro gli effetti del terremoto. Gli effetti saranno fastidiosi per noi (il Governo di Mario Monti coglierà la palla al balzo per aumentarci le tasse, si parla di 10 centesimi al litro in più sulla benzina) ma ancor più per molti di loro. In Emilia, secondo il Sole 24 Ore, è “inagibile un capannone su quattro” mentre partono le polemiche, su cui è puntuale il Giornale: “A pezzi gli edifici delle Coop. Si sbriciola il modello rosso”. Per la gente comune è “paura infinita, continuano le scosse, gli sfollati sono 5 mila” (Repubblica, Corriere della Sera).
Le indagini sull’attentato di Brindisi sembrano rimuovere il polverone stragista mafioso e chi più ne ha più ne metta che si è sollevato in base ai riflessi condizionati, irrazionali ma profondi, dei giornali e di almeno parte della classe politica italiani. Siamo invece rientrati nell’alveo di molti episodi di nera italiani, che si classificano in una grande categoria, il pasticcio.
Il Fatto Quotidiano: “Trovato lo stragista, anzi no”; Repubblica: “Trovato il killer del video, poi nuovo giallo: non è lui”; Corriere della Sera: “I magistrati litigano sul video”; Mattino: “Rivolta sotto la Questura”. Riassume Salvatore Tramontano sul Giornale: “L’Italia vuole giustizia, non gogne e litigi tra i pm“.
Altre notizie: “Tonfo di Facebook, -11% a Wall Street. Dopo la delusione del debutto, il titolo crolla e scende sotto il prezzo dell’Ipo, bruciati oltre 10 miliardi” (Sole 24 Ore). Cosa è capitato? Lo spiega bene il Wall Street Journal e chi ha visto il film Social Network e si è fatto un’idea della spietata determinazione di Mark Zickerberg può capire altrettanto bene. Facebook ha tirato al colpo grosso e ha messo sul mercato più azioni di quelle che sarebbe stato giusto. Anzi, all’ultimo momento, ha offerto ancora più azioni e aumentato il prezzo oltre il già stabilito. La banca che assisteva Facebook, Morgan Stanley, ha legato l’asino dove voleva il padrone e li ha mandati a sbattere.
Belen Rodriguez e Stefano De Martino “mettono su casa” e comprano le pentole dove lei (o lui) cuocerà gli spaghetti (Gente).
Buone notizie: “Il bonus edilizia del 36% sale al 50%, l’importo dei lavori a 96 mila euro” per le ristrutturazioni. Dateci dentro prima che finiscano i fondi. “Crediti Iva, compensazione raddoppiata a un milione” (Sole 24 Ore).
“Intesa sui debiti fra lo Stato e le imprese. Alle aziende 30 miliardi, possibile scontare fino al 70% del dovuto” scrive la Stampa che però ci fa subito tornare sobri: “Fisco, Italia da record”.
Conferma Luigi Offeddu sul Corriere della Sera: “Fisco e busta paga: in Italia tasse al 42%, sono le più alte in Europa”.
Poi il calcio, siamo davvero in un altro mondo: c’è chi è pronto (Barcellona) a pagare 40 milioni per Thiago, ma Galliani del Milan ne vuole 50. Tutto scritto, nero su rosa, sulla Gazzetta dello Sport.