
ROMA – Ci sono delle storie che per un cronista è entusiasmante raccontare. Spesso, come nel nostro caso, si tratta di storie che arrivano da quella miniera di aneddoti e personaggi che è la provincia italiana. Storie da cui c’è molto da imparare e dalle quali è possibile, anche nei nostri tempi cinici, ricavare una morale. Come succede con le favole.
Scrive Giuseppe Pollicelli su Libero:
E ha in effetti i tratti di una favola la vicenda che stiamo per riferire, il cui scenario è una cittadina che ha da sempre una notevole familiarità sia con apologhi dai risvolti edificanti sia con accadimenti straordinari: Gubbio, 33.000 anime in provincia di Perugia, il luogo in cui, secondo una tradizione oralemessa per iscritto nel XV secolo, San Francesco d’Assisi compì il suo prodigioso incontro con il lupo. La stessa cittadina che per dodici anni, primadi passare il testimone a Spoleto, è stata il set di una delle serie televisive più amate dal pubblico, quella Don Matteo che di storie educative ne ha regalate in gran quantità. Che poi, a pensarci bene, anche la storia che ci accingiamo a ricostruire noi sarebbe potuta andare bene per un episodio di Don Matteo. Una storia i cui protagonisti sono cento abitanti di Gubbio i quali, messisi in società, a partire dal 1998 hanno giocato tutte le settimane il medesimo sistema al SuperEnalotto. Gioca che ti rigioca, un bel giorno (precisamente il 22 settembre 2011) i fatidici sei numeri vengono estratti e i cento assidui giocatori si aggiudicano la bellezza di 65 milioni di euro (…)
Il programma delle Iene di Italia Uno rivela che alcuni vincitori hanno incassato meno di quanto gli spettasse. Mentre altri, come il gestore della ricevitoria, hanno preso una cifra ben più alta. Lo stesso gestore della ricevitoria sembra che ogni settimana consentisse di prendere parte alla giocata a più di cento persone, aumentando così i suoi introiti ma tagliando fuori da una eventuale vincita i giocatori meno fedeli sette giorni il titolare della ricevitoria presso cui si effettuavano le giocate poteva dirsi felice anche in mancanza di vincite, visto che comunque quattrocento euro fissi di giocata non glieli levava nessuno, ma in tutte le storie c’è qualcuno che se la passa un po’ meglio degli altri. E poi in un paese comeGubbio tutti si conoscono, la gente si vuol bene e ci si fida reciprocamente. Ci si fida, già. Forse persino troppo. Questo, almeno, è quanto si ha il diritto di sospettare daquando, in mancanza di lupi, un nuovo animale ha fatto la propria comparsa a Gubbio. L’animale si chiama Mauro Casciari, è una Iena, e, per conto dell’omonimo programma di Italia Uno, ha pensato bene di riscrivere, con un servizio tuttora recuperabile sul sito della trasmissione, il finale della nostra favola. In questo nuovo epilogo non tutti i vincitori sono egualmente felici, perché molti di loro hanno incassato una percentuale del montepremi ben più bassa di quella che, sulla carta, gli sarebbe spettata. Mentre altri, per esempio il gestore della ricevitoria, ne hanno incamerata una notevolmente più alta. (…)
