ROMA – “L’aumento dell’Ires va contro la Costituzione”, parola di Guido Giubergia, presidente e ad di Ersel, società di gestione di patrimoni, intervistato dalla Stampa:
Che cosa stabiliscono queste nuove norme?
«Hanno introdotto a sorpresa l’aumento retroattivo dell’Ires dal 27,5 al 36% solo per gli intermediari finanziari e obbligano gli stessi a versare in anticipo le imposte sul risparmio amministrato, cioè sulle tasse che i clienti di una società di gestione del risparmio (Sgr) pagheranno in futuro in caso di guadagni sugli investimenti».
Insomma si lamenta anche lei delle tasse…
«Il problema non è pagare le imposte, ma avere certezza normativa in questo Paese. Ci hanno dato solo dieci giorni di tempo per adeguarci».
Quale è stata la sua reazione?
«Ho scritto una lettera al ministro Saccomanni dicendo che l’aumento dell’Ires è, a mio avviso, incostituzionale perché è riguarda solo gli intermediari finanziari. Quindi è una discriminazione, una sperequazione tra settori economici diversi, espressamente vietata dalla Costituzione».
E perché critica l’imposta sul risparmio amministrato?
«È la prima volta, a mia memoria , che anche in Italia, si obbligano gli intermediari a versare un’imposta dovuta dai clienti senza garanzie di rimborso. Capisco gli sforzi del governo per cercare disperatamente fonti di ricavi, per stare all’interno del famigerato parametro del 3%, ma non condivido che, per raggiungerlo, si arrivi a varare norme di dubbia legalità, che si presteranno ad infiniti contenziosi legali».
Quali saranno gli effetti di questa stangata?
«Molti gestori avranno un motivo in più per trasferire le loro attività all’estero. Poi è possibile che alcune società pensino a un ritocco al rialzo delle commissioni per recuperare soldi persi in tasse e ancora una volta a essere penalizzati saranno risparmiatori e investitori».
Ma perché le banche non protestano?
«Si potranno comunque consolare con due contropartite offerte dal governo: poter dedurre dall’imponibile Ires in soli 5 anni, anziché 18, la quota di crediti ormai svalutati e poi con la rivalutazione delle quote di Bankitalia molti big del credito avranno benefici».