ROMA – Per scovare la comitiva di amici di Matteo Renzi, ben infiltrata e non mimetizzata con l’infornata di nomine, non va osservata la prima fila, ma la seconda: non presidenti (che poi sono donne, e qui c’entrano gli uomini) e amministratori delegati, ma i consiglieri e il collegio sindacale. E non ci sono semplici amici, compagni di bisbocce o d’infanzia, ma strettissimi collaboratori.
Origini di Pistoia, studio legale a Firenze, da sempre legato a Lapo Pistelli (mentore di Renzi, ora viceministro agli Esteri), Alberto Bianchi è l’avvocato (civilista) di Matteo e di Marco Carrai, la versione riservata, diplomatica di Renzi. Bianchi siederà nel Cda di Enel e, spiega, non ci sono motivi (né incompatibilità) per lasciare la Fondazione Open, la cassaforte renziana che gestisce le donazioni e organizza gli eventi.
Scrive Carlo Tecce sul Fatto:
Il pistoiese presiede la Fondazione, gestita assieme al medesimo Carrai, al sottosegretario Luca Lotti, al ministro Maria Elena Boschi. Bianchi non è un novizio, undici anni fa il Tesoro lo spedì a liquidare il pastrocchio Efim, il fondo per il finanziamento per l’industria meccanica, che già nel 1992 terrorizzava le banche creditrici.
Il commissario Bianchi s’è beccato una condanna di 4,7 milioni di euro dalla Corte dei conti (danno erariale) per avere saldato una parcella da 5,3 milioni per il patrocinio durante un procedimento che coinvolgeva una società controllata: pochi giorni dopo il pagamento (dicembre 2006), che Bianchi non voleva autorizzare e perciò ridusse da 10 a 5,3 milioni, entrò in vigore una legge che fissava il limite di 300.000 per prestazioni legali di Efim. Ora ci sarà l’appello e l’avvocato è convinto di avere ragione.
Il fratello, Francesco Bianchi, è commissario straordinario del Maggio Fiorentino da febbraio 2013, ministro Lorenzo Ornaghi, nonché membro del Consiglio di Sorveglianza di Intesa San Paolo. Oltre all’avvocato ereditato da Lapo Pistelli, Renzi ha premiato anche il commercialista, Marco Seracini, prossimo sindaco effettivo di Eni. Seracini non ha mai attraversato un periodo di redenzione – come Maria Elena Boschi e Francesco Bonifazi che non appoggiavano Renzi per le primarie di Firenze nel 2009 – ma s’è sempre preoccupato di sostenere l’avvento del giovane di Rignano sull’Arno e Renzi s’è sempre preoccupato di Seracini. L’associazione Noi Link, un prototipo della Fondazione Big Bang (Open), fu proprio un’iniziativa di Seracini che, appena Renzi divenne sindaco, fu catapultato al vertice di Montedomini, azienda pubblica di servizi alla persona.
Il finanziatore, tra gli apripista con 10.000 euro, si chiama Fabrizio Landi, designato consigliere di Finmeccanica. Il profilo di Landi, imprenditore, non fa pensare a un’esperienza nel settore della difesa, ma piuttosto in sanità, strumenti medici. Landi ha amministrato per tanti anni Esaote, un’azienda di respiro internazionale che produce apparecchi biomedicali. Quando Renzi perse il confronto con Pier Luigi Bersani per la corsa a Palazzo Chigi, Landi dichiarò: “Voterò Bersani perché sono nell’area Pd, per portare in Parlamento chi condivide Renzi. Se il Pd andrà al governo, darò il mio contributo su ciò che conosco: la sanità”. La sanità con Finmeccanica c’entra nulla. Dopo l’uscita da Esaote, Landi entrò nel cda di Banca Cassa di Risparmio di Firenze, il maggiore azionista è Intesa San Paolo, il 10% è di un’omonima fondazione (Marco Carrai è nel cda). Impegnato in svariate società nel settore medico, inclusa la A. Menarini Diagnostics, Landi fu presentato a Renzi da Dario Nardella, l’erede di Palazzo Vecchio. Antonio Campo dall’Orto, ex numero uno di Mtv e La7, già candidato a sostituire Luigi Gubitosi in Rai, ha seguito l’evoluzione renziana, anche se – a differenza di Landi – ha contribuito con pochi spiccioli, 250 euro. Il buon rapporto con il premier, manderà Campo dall’Orto, dotto di telecomunicazioni, nel cda di Poste accanto a Elisabetta Fabri, fiorentina, rampolla di una famiglia di albergatori, marca Starhotels.