ROMA – Silvio Berlusconi “era spiato dal Sismi“: lo sostiene il Giornale, che cita i verbali delll’inchiesta aperta dalla Procura di Napoli sulla presunta compravendita di parlamentari. Agli atti dei magistrati napoletani ci sarebbe il racconto di Sergio De Gregorio che dice: “A detta di diversi alti esponenti dei servizi di sicurezza, presentava diverse falle”, e che secondo Cossiga Berlusconi aveva “problemi con esponenti del Sismi, che avrebbero effettuato anche registrazioni di conversazioni relative ad incontri personali dello stesso”.
Secondo quanto scrive Il Giornale, l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi disse di non saperne nulla, ma “di aver sentito delle voci”.
E nonostante ciò, l’ex premier si dilunga in dissertazioni sdegnate. “Ovviamente se avessi saputo circostanze precise e concrete non avrei esitato a denunciarle a suo tempo. Si parlava di questa ed altre vicende e si trattava di voci continue e insistenti sui tentativi da parte dell’opposizione di traghettare alcuni senatori eletti nell’allora maggioranza da me capeggiata verso l’opposizione attraverso operazioni non trasparenti e sottobanco. Quando in questi giorni ho saputo dai giornali quanto era addebitato a Berlusconi e De Gregorio ( ) sono rimasto scandalizzato. Se veri questi fatti sono di una gravità inaudita e per questo ho sentito il dovere di rendere una pubblica dichiarazione attraverso il Tg1, cosa che non facevo da anni. Ho inevitabilmente fatto mente locale su quanto avvenuto e tuttavia ripeto non mi sono venuti in mente fatti specifici ulteriori”. Però “la situazione politica era propizia a siffatte manovre occulte”. Non ricorda altro. Proprio non ci riesce. Ma a un certo punto, ecco schiarirsi la memoria imbeccato dai pm: “Ora che me lo ricordate effettivamente la senatrice Finocchiaro fece un intervento in Senato in cui denunciò questa compravendita di senatori, tuttavia sulla base di quali elementi lo abbia fatto non sono in grado di chiarirlo. Certo è, come ho detto, che vi erano voci continue su queste pratiche illecite”.
Tra le persone sentite dalla Procura di Napoli c’è, appunto, anche la senatrice del Pd Anna Finocchiaro, che avrebbe detto agli inquirenti di aver denunciato
“in aula i tentativi di corruzione (politica) legati in particolare al tentativo di corruzione del senatore Randazzo (gruppo Ulivo) il quale fu avvicinato una prima volta all’aeroporto da un imprenditore (di cui non ricordo il nome) che poi si presentò come emissario di Berlusconi, il quale gli propose un incontro con lo stesso Berlusconi, incontro che, poi, avvenne; nel corso di tale incontro l’onorevole Berlusconi propose al senatore Randazzo di passare nel suo schieramento facendogli in cambio delle promesse; in questo momento non ricordo se si trattava di promesse politiche o anche economiche”.
La Finocchiaro fa cenno poi a un altro episodio analogo col senatore Ulivo Paolo Rossi “che in quel periodo del 2007 mi raccontò anche lui di essere stato avvicinato da un senatore di Forza Italia (se non ricordo male Tommassini) che gli fece anche lui una proposta per conto di Berlusconi. Rossi, però, rifiutò la proposta di Berlusconi rimanendo fedele al nostro gruppo”.
Nei verbali ci sarebbe anche la testimonianza del senatore Idv Giuseppe Caforio che avrebbe riferito di una storia che riguarda Antonio Di Pietro.
Scrive il Giornale:
A suo dire De Gregorio lo convocò nelle clinica dov’era ricoverato per offrirgli 5 milioni di euro in più tranche, prima e dopo le elezioni. Caforio si presenta all’appuntamento e registra l’offerta milionaria. Pagava Berlusconi? Macché: “Non mi disse da chi materialmente provenivano i soldi a me destinati”. Caforio l’indomani s’incontra con Tonino e gli consegna la cassetta. Ma oggi la pistola fumante non si trova. Esiste, o no? (…) Di Pietro la spiega così ai pm campani: “Tenuto conto degli anni trascorsi, non ricordo a chi materialmente diedi la cassetta e a chi diedi istruzioni per fare arrivare all’autorità giudiziaria di Roma la notizia di reato”.
(…) Di Pietro conferma la versione di Caforio ma precisa: “Sono comunque certo di non avere ascoltato la registrazione. Mi bastavano le parole di Caforio”. Una bomba del genere e Tonino non sente la registrazione? No. Di Pietro proprio non ricorda a chi diede il nastro, se al fidatissimo maresciallo della Gdf Scaletta al ministero (“fece con me Mani Pulite”) oppure a un ufficiale dei carabinieri dello stesso. Formisano dice che Di Pietro parlò del mitico Scaletta, Di Pietro non ricorda. “Ricordo e ribadisco che all’epoca diedi a tale vicenda un valore eminentemente politico. Comunque sono certo che affidai la cassetta a qualcuno dei miei collaboratori nella certezza che la destinasse all’autorità giudiziaria competente. Allora avevo responsabilità di ministro e in quel marasma politico non potevo certo avere il tempo di ascoltare la cassetta personalmente”.
Secondo quanto scrive il Giornale De Gregorio avrebbe anche tirato in ballo Denis Verdini, che “avrebbe riportato all’ovile Pdl Luca Barbareschi (Fli) “aprendogli le porte della produzione con Medusa”.
De Gregorio avrebbe anche detto, secondo il Giornale, di aver partecipato ad una missione in Iran ai tempi della commissione Difesa. “Mi accorsi di essere spiato dai servizi segreti”, per ottenere tramite l’Iran, la “liberazione dei due militari israeliani prigionieri di Hezbollah”. Solo che “Prodi boicottò la liberazione per non far portare a casa a me e a Pollari” il risultato positivo.
Tra i nomi fatti da De Gregorio ci sarebbe anche quello di Valter Lavitola. Scrive il Giornale:
Di Lavitola parla molto, De Gregorio. Lo indica come uno degli organizzatori dei sistemi di sicurezza delle feste del Cav. A un certo punto accenna alla casa di Montecarlo e allo scoop fuori tempo massimo (era già tutto venuto ala luce con l’inchiesta del Giornale) ai Caraibi: “Ricordo che Lavitola mi informò prima della pubblicazione chiedendomi dei consigli”, che lui gli diede (“pubblicare subito le notizie importanti e non tenerle nel cassetto”), salvo poi contattare Italo Bocchino “dicendogli che non avevo alcun ruolo” nella vicenda e “prendendo le distanze da Lavitola”. Ma che belle frequentazioni aveva Italo, che sui Tulliani parlava di manine e deviazioni eppoi venne beccato lui a passeggiare per il centro di Roma con agenti dell’intelligence.
