
ROMA – Il Giornale di Paolo Berlusconi attacca il presidente del Senato Pietro Grasso. “Lui, di suo, è un pavone – scrive Giuseppe Alberto Falci – Pietro Grasso, presidente del Senato, si compiace del proprio ruolo”. Pietro Grasso, scrive Falci, “subisce una nefasta consuetudine tutta siciliana. Quella del chiacchiericcio che in luogo del coltello seminano la zizzania”.
L’articolo di Giuseppe Alberto Falci: Lettere, dunque, indirizzate al capo dello Stato Sergio Mattarella, al premier Matteo Renzi, all’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani, e ai membri dell’ufficio di presidenza del Senato. Lettere anonime scritte di pugno da un gruppo di senatori democrat, ma non firmate «perché – spiegano – con questa finta democrazia non vogliamo avere ritorsioni politiche». Al centro della missiva una gestione dell’Aula discutibile. E una serie di spese, sopra le righe, «per consulenze giuridiche, di cene a palazzo Giustiniani, e di voli di Stato, per finte visite istituzionali per andare a mostre e teatri nella sua Sicilia». Magari queste lettere sono un falso ma resta il segno di un clima limaccioso.
Sarà la realtà? Forse è in atto un tentativo di screditamento. Di certo, corvo o non corvo, è bene precisarlo: tutto rientra nelle sue prerogative. Però, sulla gestione dell’Aula c’è chi è disposto a mettere a verbale le accuse della lettera. Nei giorni dell’Italicum e del ddl Boschi è successo il finimondo a Palazzo Madama. Sedute fiume, urla, fughe dall’Aula. Ecco perché Loredana De Petris, senatrice di Sel, afferma senza giri di parole che «la terzietà che dovrebbe avere la seconda carica dello Stato nei giorni dell’Italicum e della riforma costituzionale è stata cambiata. Sulla legge elettorale, ad esempio, ha ammesso un emendamento, che non sarebbe stato ammissibile, per far decadere tutti gli emendamenti» (…).