Il Giornale: “Renzi sfida Quirinale e Letta: subito il rimpasto di governo”

ROMA – Nei palazzi romani, scrive Gian Maria De Francesco sul Giornale di Berlusconi, si vocifera che Matteo Renzi abbia avanzato uffi­cio­samente una richiesta di rim­pasto.

Tre i ministri nel mirino di Matteo Renzi: Anna Maria Cancellieri, ministro della Giustizia, Emma Bonino, ministro degi Esteri, Enrico Giovannini, ministro del Lavoro.

In pratica Letta dovrebbe fare spazio a esponenti renziani in tre caselle molto importanti: il ministero degli Esteri, il mini­stero della Giustizia e il ministe­ro del Lavoro.

Si tratta di dicasteri fonda­mentali per l’«agenda Renzi». Alla Farnesina si può avere la fa­coltà di battere i pugni sul tavolo quando si interloquisce con l’Unione Europea e chiedere che il suo cieco rigorismo venga accantonato in favore di politi­che volte allo sviluppo, cioè si possono chiedere deroghe al Patto di Stabilità per gli investi­menti in infrastrutture. Cambia­re la giustizia è un mantra renzia­no: velocizzare il processo civile e combattere il sovraffollamen­to delle carceri. Infine, il capito­lo lavoro che prevede lo stravol­gimento della legge Fornero per agevolare esodati e lavoratori con contratti flessibili (a cui, se possibile, unire un reddito mini­mo garantito).

I tre ministeri, sorprendente­mente, non sono nella titolarità di esponenti alfaniani (la contro­parte cui Renzi ha imposto di «autoridursi» lo spazio vista la poca significanza numerica), ma sono tutti (o quasi) di diretta nomina quirinalizia. Il ministro della Giustizia, Anna Maria Can­cellieri, è statadifesa da Napoli­tano che ne ha imposto la­confer­ma della fiducia dopo l’inopina­ta pubblicazione delle conversa­zioni telefoniche con la moglie di Salvatore Ligresti. E forse non è un caso che tra le persone cui lunedì Renzi non ha rivolto nep­pur­e un saluto al Quirinale ci fos­se l’ex titolare del Viminale. An­che l’ex presidente dell’Istat, En­rico Giovannini, è stato coopta­to al­dicastero del Lavoro dal ca­po dello Stato che ha voluto «tec­nici » nei posti dove la politica avrebbe potuto sottrarsi alle scelte difficili imposte dai diktat comunitari.Meno«caratterizza­ta » è Emma Bonino, resa dalla ventennale consuetudine con le questioni dell’Unione una sor­ta di tecnico ad honorem .

È chiaro che se Letta acconten­tasse i desiderata renziani, oltre a muovere i tasselli di un puzzle instabile quale è l’esecutivo del­le intese ristrette, scatenerebbe le ire del Quirinale, vero nume tutelare di Palazzo Chigi con il quale tutte le mosse sono con­cordate. Insomma, la crisi al bu­io – in quel caso – diventerebbe più di un’ipotesi.Un ballond’es­sai renziano, quindi? Una sorti­ta per vedere l’effetto che fa? La risposta potrebbe essere parzial­mente affermativa. E sempre al­le esternazioni via Twitter di ieri bisogna tornare. «La legge elet­torale meglio farla con il più am­pio schieramento possibile». «Sono bello tosto per far sì che l’Italia possa ricevere una scos­sa dal Pd». Sono forse queste le parole adatte per uno che vuole fare una semplice «vita da me­diano »?

 

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FIlippo Limoncelli