Il Giornale: “Soldi ai partiti, sparisce il decreto”

ROMA – “Finanziamento pubbli­co abolito”, annunciò tronfio il premier Enrico Letta su Twit­ter . “Promessa mantenuta” gli fece eco il vice Angelino Alfano. Eppure sono passati sette gior­ni e del decreto che dal 2017 az­zererà i rimborsi elettorali ai partiti (attualmente a 91 milio­ni di euro annui) non c’è trac­cia. Insomma, parole al vento.

Scrive Gian Maria De Francesco sul Giornale:

«C’è un ripensamento? È bloccato su qualche colle di Ro­ma? », si è domandato ieri Il Giornale d’Italia diretto da Francesco Storace. Il dubbio è più che lecito trattandosi di una materia che fa presa su un’opi­nione pubblica ormai satura de­gli abusi della «casta». Ed è an­cora più lecito se si pensa che la pubblicazione in Gazzetta Uffi­ci­ale era stata annunciata ad ho­ras dagli stessi leader dell’ese­cutivo. Altro indizio: la commis­sione Affari costituzionali del Senato mercoledì scorso ha esa­minato il testo del ddl governati­vo approvato dalla Camera, quello che il «famoso» decreto dovrebbe recepire interamen­te. Il dibattito si è limitato a una serie di enunciazioni di princi­pio, essendo tutti in attesa.

Come mai allora per una setti­mana in Gazzetta Ufficiale non è comparsa nemmeno una riga relativa agli annunci trionfali­stici (abolizione del finanzia­mento c­he sarà sostituito da de­trazioni di imposta e dalle dona­zioni volontarie tramite 2 per mille)? In genere, un decreto impiega poco a essere pubblica­to, proprio per le ragioni di ne­cessità e urgenza che lo legitti­mano costituzionalmente.

«Ma va là. In Consiglio dei mi­nistri si discute solo di capitoli, poi è l’ufficio legislativo di Pa­lazzo Chigi a mettere tutto nero su bianco», ci spiega un senato­re di lungo corso che conosce i segreti del Parlamento. «Ci sa­rà stato qualche intoppo, ma in­tanto la conferenza stampa per farsi belli dinanzi ai giornalisti è già stata fatta», conclude. E, in effetti, l’«intoppo» c’è stato. Molto più prosaico (ma ugual­mente «politico») di quanto po­trebbero pensare retroscenisti e dietrologi di vario genere.

Ogni provvedimento posto al­l’esame delle Camere necessi­ta, infatti, di una relazione tecni­ca che ne giustifichi la sostenibi­lità finanziaria. Quest’ultima dovrà poi essere vidimata dalla Ragioneria generale dello Stato (Rgs) con la classica bollinatu­ra. Che cos’è successo, dun­que? La relazione tecnica ha do­vuto essere interamente riscrit­ta (e le tabelle richiedono tem­po) nonostante il testo della leg­ge fosse pronto perché doveva tenere conto delle modifiche in­trodotte dalla Camera a quello che era il vecchio ddl governati­vo. Nel frattempo, la Ragione­ria ha posto il decreto in stand­by. Non perché sia privo di co­pertura, ma semplicemente perché gli emendamenti alla Legge di Stabilità in questi gior­ni­caldi hanno la precedenza as­soluta. E così il dl è rimasto «par­cheggiato » al Quirinale poiché senza l’ok della Rgs il capo dello Stato non può firmarlo. Tra og­gi e domani l’ impasse dovreb­be sbloccarsi e il provvedimen­to sarà pubblicato, spiegano fonti vicine al governo (…)

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FIlippo Limoncelli