
ROMA – “La Gioconda di Leonardo da Vinci assediata al Louvre – scrive Paolo Conti del Corriere della Sera – La ressa di fronte allโicona. Un classico estivo, da anni รจ cosรฌ”.
L’articolo completo:
Lo spiega bene Sandrina Bandera, sovrintendente e direttore della Pinacoteca di Brera di Milano: ยซLโabbinata Leonardo da Vinci-Gioconda รจ oggettivamente mitica, suscita un sentimento quasi di religiositร intorno allโopera, impossibile parlare ormai di un semplice โquadroโยป. Tutto questo avviene in Francia, nel museo piรน visitato del mondo (9,3 milioni di ingressi nel 2013, erano 5,1 milioni, poco piรน della metร , nel 2001). Il capolavoro soffocato dalla massa, lo sappiamo tutti, non รจ mai un sintomo di crescita culturale. Come afferma sorridendo Claudio Strinati, per undici anni sovrintendente per il Polo museale romano, ยซsono in tanti a voler โvedereโ la ยซGiocondaยป, ma sono in pochi a correre a Parigi per โguardarlaโ davveroยป.
Perรฒ basta un salto in Italia per toccare con mano il baratro che ci divide da una politica museale che ha prodotto a Parigi il balzo 5,1 milioni-9,3 milioni al Louvre.Prendiamo unโaltra icona, quei Bronzi di Riace che oggi Vittorio Sgarbi vorrebbe trasportare dal Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria a Milano nel 2015 per accogliere i visitatori dellโExpo. Le due opere, a febbraio, sono state protagoniste (il video era ieri su Dagospia ) di un blitz del fotografo Gerald Bruneau che ha ยซtruccatoยป i Bronzi con veli bianchi da sposa, tanga leopardati e boa di struzzo viola. Trasformandoli (giudizio di Dagospia ) ยซin emblemi di cultura queer e gayยป. Il tutto dopo essersi inserito in un gruppo di giornalisti e fotografi organizzato dalla Regione Calabria. ยซChiaramente โ precisa la sovrintendente ai Beni archeologici di Reggio Calabria e responsabile del museo Simonetta Bonomi โ senza concordare con me i contenuti del servizio, le cui immagini ho visto per la prima volta adessoยป.
Il Museo nazionale archeologico di Reggio Calabria รจ rimasto chiuso per restauri dal 2009 al dicembre 2013, quando venne riaperto dallโallora ministro Massimo Bray dopo quattro anni di lavori costati 32 milioni di euro col progetto esecutivo affidato ad ABDR Architetti Associati (Maria Laura Arlotti, Michele Beccu, Paolo Desideri, Filippo Raimondo). Le cifre per i Bronzi parlano da sole. Il sistema statistico del ministero per i Beni culturali (il Sistan) mette in fila gli ultimi numeri ufficiali. Nel quadrimestre gennaio-aprile 2014 i visitatori paganti sono stati appena 21.407 raggiungendo quota 57.405 calcolando i non paganti (i ragazzi e gli anziani con piรน di 65 anni di etร , che in quel periodo entravano gratuitamente, eravamo prima della revisione delle tariffe decisa dal ministro Dario Franceschini). Incassi complessivi: 100.901 euro. La sovrintendente Bonomi ha meritoriamente deciso per un orario privo di riposo settimanale, dalle 9 alle 19 tutti i giorni senza soste. Quindi dividendo quei 100.901 euro per 120 giorni di apertura si arriva a 840 euro al giorno. I musei (tranne le Sovrintendenze speciali) non godono di autonomia finanziaria, gli introiti finiscono nellโamministrazione centrale del ministero per i Beni culturali. Ma siamo lontanissimi non solo dalla possibilitร di ripagare i 32 milioni spesi per il restauro del museo ma anche dalla prospettiva di assicurare gli stipendi dei 45 dipendenti (negli anni Novanta erano addirittura 120).
Afferma perรฒ la sovrintendente Simonetta Bonomi: ยซForse stupirรฒ qualcuno, ma mi ritengo soddisfatta dei risultati. Abbiamo appena calcolato qui a Reggio Calabria i dati finali del semestre gennaio-giugno 2014 e, tra paganti e non paganti, siamo a quota 98.672. Nel 2010, quando i Bronzi erano ricoverati a palazzo Campanella durante i restauri, nello stesso semestre ci fermammo a 46.994 e nel 2009, ultimo periodo di apertura del museo prima della cantierizzazione, sempre in quel semestre chiudemmo a 63.305. Ripeto, qualcuno non capirร , ma mi auguro di mantenermi su questa quota, di non superare mai i 240.000 ingressi, perchรฉ le visite ai Bronzi di Riace hanno limitazioni di tempo e quindi il museo soffre spesso per lโinevitabile usura causata dai numeri, soprattutto delle scolaresche. Difficile mantenere pulita e in ordine una struttura simileยป.
Fin qui i Bronzi. Ma resta un nodo di fondo. LโItalia abbonda di capolavori assoluti. Un elenco, certamente arbitrario, potrebbe includere per esempio lo ยซSposalizio della Vergineยป di Raffaello e il ยซCristo Mortoยป del Mantegna, entrambi a Brera a Milano, cosรฌ come ยซLa Tempestaยป di Giorgione alla Galleria dellโAccademia a Venezia. Lasciando da parte gli Uffizi (cosa mai scegliere?) eccoci ai Caravaggio nelle chiese di Roma (il ciclo di San Matteo nella cappella Contarelli a San Luigi dei Francesi, la ยซConversione di San Paoloยป e la ยซCrocifissione di San Pietroยป nella cappella Cerasi a Santa Maria del Popolo, la ยซMadonna dei Pellegriniยป a SantโAgostino), ยซLa Crocifissioneยป di Masaccio al museo di Capodimonte, lโยซAnnunziataยป di Antonello da Messina a Palermo nella Galleria regionale Siciliana a palazzo Abatellis. Di file o resse, nemmeno lโombra.
E tra la Gioconda assediata e quasi lโindifferenza cโรจ sicuramente una via di mezzo. Per Sandrina Bandera ยซmolto dipende dalla comunicazione. Noi abbiamo capolavori straordinari ma non abbiamo i fondi, per esempio, per rivolgerci a unโagenzia specializzata che appunto li โcomunichiโยป. Ancora Strinati propone un parallelo tra il desiderio amoroso e quello per lโopera dโarte: ยซCome nei sentimenti, anche nellโarte scatta il meccanismo dellโaspirazione, della voglia. Nellโamore รจ lโaltra persona che riesce a indurre il desiderio. Nellโarte cโรจ la pubblicitร , la comunicazione. Io non ho soluzioni per il problema posto, cioรจ della mancanza di โdesiderioโ per indubbi capolavori come lโโAnnunciataโ di Antonello da Messina o la โCrocifissioneโ di Masaccio. So perรฒ che tutto dipende da quella molla…ยป Il desiderio, appunto.
