“Il precedente del risolino”, Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano

La risatina di Van Rompuy e Josè BarrosoLa risatina di Van Rompuy e Josè Barroso
La risatina di Van Rompuy e Josè Barroso

ROMA – “Il precedente del risolino”, questo il titolo dell’articolo sul Fatto Quotidiano a firma di Stefano Feltri:

Ottobre 2011. Vi hanno convinto le promesse di Silvio Berlusconi? Angela Merkel e Nicolas Sarkozy si guardano, risolino condito di compatimento che vuol dire: “Non fateci parlare”. Marzo 2014: David Carretta del Messaggero chiedete ai due presidenti europei Herman Van Rompuy (Consiglio) e José Bar-roso che pensano della politica economica di Matteo Renzi: si guardano, un po imbarazzati, e ridacchiano. Ma é soltanto perché nessuno dei due sa se deve prendere la parola per primo, entrambi sono restii a commentare perché in quel momento della giornata non hanno ancora incontrato il premier.

Renzi non é certo Berlusconi, a Bruxelles c’é curiositá nei suoi confronti, non quello scetticismo misto a disprezzo che circondava il Cavaliere alle sue ultime apparizioni. Ma ogni premier ha avuto il suo stile europeo. Renzi é di nuovo un presidente del Consiglio politico dopo due quasi tecnici come Mario Monti ed Enrico Letta. Anche da Bruxelles si preoccupa di parlare agli italiani, non agli eurocrati o ai giornalisti internazionali. Quando Enrico Letta debuttó da premier a Bruxelles, circa un anno fa, dopo il suo incontro con Barroso tenne un punto stampa in cui parló prima in inglese e francese e, solo dopo, in italiano. Renzi evita il punto stampa dopo il colloquio con il presidente della Commissione (forse perché non aveva buone notizie da dare), ma d’intesa con il portavoce lascia per un attimo i lavori del Consiglio europeo nel pomeriggio per una rapida informativa ai giornalisti italiani: “Non pretendo di convincerla della bontà della linea del governo ma voglio aiutare gli italiani a capire che l’Europa è il nostro futuro e non il passato”, dice a un cronista. Di solito sono i portavoce, i ministri o gli sherpa diplomatici a tenere aggiornati i giornalisti nelle lunghe ore di vertice, ma Renzi vuole parlare di persona, ci tiene, gli interessa piú la comunicazione che l’etichetta.

Mario Monti era molto diverso: lui era parte delle istituzioni europee (autorevole ex comissario), mai avrebbe violato cosí l’etichetta brussellese, con i vertici delle istituzioni trattava da primus inter pares e ai giornalisti concedeva il minimo indispensabile (tranne quando, come nella famosa notte dello scudo anti-spread a giugno 2012, doveva far uscire messaggi per condizionare la percezione del vertice). Il renzismo europeo é ancora in costruzione, ma di sicuro il suo stile é molto meno felpato di quello degli ultimi due premier.

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FIlippo Limoncelli