Il Corriere della Sera: “Le parole nuove del Papa sui gay.” Un ginepraio inestricabile. Editoriale di Ernesto Galli della Loggia:
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“Ha qualcosa tra il metafisico e il magliaro (senza offesa per nessuno) il dibattito in corso nel Pd sul modo di eleggere il segretario e/o il leader della coalizione elettorale. Dove i «magliari» — in genere i capipartito e loro fan — adoperano la metafisica per far prevalere il proprio punto di vista (necessariamente interessato), mentre i «metafisici» — pochi, per la verità, e in genere commentatori e/o simpatizzanti esterni — disquisiscono di astratti principi senza darsi troppo pensiero di quale «magliaro» dotato di un nome e cognome, in concreto, poi, tali principi avvantaggerebbero o danneggerebbero.
Il fatto è che una volta messa da parte la regola che tutto ciò che riguarda un partito lo decidono i suoi iscritti (i quali, tra l’altro, non si capisce che cosa, se no, ci stiano a fare), si crea un ginepraio (le «primarie», appunto) da cui è impossibile uscire. Un ginepraio destinato per giunta ad essere ancora più intricato perché in esso si esprimono e si sommano tutte le contraddizioni dell’anomala storia della sinistra italiana. Tra le quali, innanzi tutto, la pluridecennale egemonia di un partito come il Partito comunista.
Le «primarie» (che tra i grandi partiti della sinistra europea non a caso solo il Pd adotta) nascono per esorcizzare due fattori in un certo senso di segno opposto, legati per l’appunto all’ascendenza maggioritariamente comunista dello stesso Pd.”
La velocità, i freni e la porta aperta Primi indagati, verifiche su Autostrade. Articolo di Fulvio Bufi:
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“Ora che si è dovuto aprire un palazzetto dello sport, perché un funerale con trentasette bare a Pozzuoli non lo potrebbero fare da nessuna altra parte; ora che ci sono ancora cinque bambini e cinque adulti in ospedale; ora che anche la carcassa del bus precipitato dal viadotto al chilometro 32 dell’autostrada Napoli-Canosa è stata portata via; ora che l’Italia ha un’altra tragedia da piangere, ci sarà almeno un modo per capire come è successa e perché?
Nei disastri c’è sempre fatalità ma c’è sempre anche un motivo. Per trovarlo bisogna partire dalla scena finale, e da lì tornare indietro per ricostruire i fotogrammi precedenti. Non è facile il compito che hanno davanti gli uomini della Polizia Stradale di Avellino e il loro comandante, il vicequestore Salvatore Imparato. Hanno in mano un guard rail sfondato, un bus accartocciato, e l’autopsia (con esame tossicologico) sul corpo del conducente, che potrebbe anche non rivelare niente di indicativo, perché Ciro Lametta, così si chiamava l’autista, era uno esperto, e a meno che non abbia avuto un malore, difficile che possa essere stato lui a causare l’incidente. Tutto il resto gli investigatori debbono ricostruirlo.”
La prima pagina de La Repubblica: “La folle corsa del bus della morte.”
La Stampa: “Il bus perdeva pezzi per strada.” Spiazzati i politici devoti. Editoriale di Luigi La Spina:
“E adesso chi glielo dice alla Gelmini, a Lupi, a Sacconi che ormai è inutile voler far piacere alla Chiesa chiedendo, ad esempio, una moratoria sulla legge contro l’omofobia? E chi glielo dirà a Pannella che decenni di allarmi contro le ingerenze vaticane sono da archiviare nel cestino della memoria?.”
Tra i parenti davanti alle bare: “Dio, perché ci hai fatto questo?” Dall’inviato Andrea Malagauti:
“Capannelli di persone stremate. Parenti. Cugini. Figlie. Padri. Fidanzate. Amici di Licola, di Monterusciello e di Toiano, quartieri popolari cresciuti dopo il bradisismo degli Anni Settanta. Una signora barcolla. Si appoggia al trenino di legno. Si passa una mano sugli occhi per asciugare le lacrime e mette a posto i capelli cercando di fare finire nei polmoni un po’ di quell’aria ferma che la calura rende spessa e incandescente. «Dio mio, perché ci hai fatto questo?». Sviene. La rianimano. Le bagnano la fronte. Non è lei la signora Del Giudice. Ma è stanca. Disperata. È nata a Pozzuoli, come 29 di questi 38 morti, e sembra fatta apposta per fare innamorare gli uomini. Ha bisogno di acqua. «Quando arriva il mio turno?». Stringe tra le dita una fotografia di sua madre. Le hanno spiegato che quando sarà il suo turno la confronteranno con l’immagine che i medici hanno fatto ad ogni morto dello schianto. «Se si somigliano fanno vedere il corpo. Per il riconoscimento». Operazioni che durano un quarto d’ora. Una volta identificati i cadaveri vengono spogliati, ricomposti e stesi nelle bare.”
Il giorno più lungo del Cavaliere sotto accusa. Scrive Paolo Colonnello:
“Dunque, il «Cassazione day» è arrivato. Questa mattina verso le 10 i giudici della sezione feriale, presidente Esposito, si riuniranno nell’aula delle udienze del Palazzaccio di Piazza Cavour per esaminare la causa che vede Silvio Berlusconi accusato di frode fiscale e per questo condannato in primo e secondo grado a 4 anni di reclusione (di cui tre coperti da indulto) e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, pena accessoria obbligatoria per condanne superiori ai 3 anni. La decisione dovrebbe essere presa domani (e non oggi come si pensava), ma tutto dipende dai pezzi che la difesa riuscirà a muovere sulla difficile scacchiera del processo, magari chiedendo un rinvio che potrebbe essere accordato difficilmente fino a oltre metà settembre come invece auspicherebbero i legali tentando così di «agganciare» la terza sezione, la stessa che assolse Berlusconi nel processo «gemello» di Mediatrade.”
No Tav, linea dura dei pm: è terrorismo. Articolo di Massimo Numa:
“Dopo ventitré anni di lotta, il movimento No Tav si trova di fronte a un bivio drammatico: continuare con i vecchi sistemi di lotta, con le grandi manifestazioni popolari, la democrazia orizzontale dei comitati, le «barricate di carta» di tecnici e legali, o scegliere la strada del contrasto violento, in bilico sul filo del rasoio di un possibile passaggio verso il terrorismo, tra attentati, guerriglia e gesti intimidatori verso il nemico di turno. La «black list» dei No Tav si allunga ogni giorno di più, ci sono magistrati come il procuratore Caselli, investigatori, politici, lavoratori del Tav, anche i giornalisti.”
Cina, minori sfruttati nell’azienda che lavora agli iPhone “low cost”. Articolo di Ilaria Maria:
“Cambia l’appaltatore, ma le condizioni di lavoro. E così per Apple in Cina si profila nuovi guai all’orizzonte. Dopo gli ormai innumerevoli scandali legati alla Foxconn, il gigante taiwanese che si è guadagnato il triste soprannome di «Fabbrica dei suicidi» per la serie di tragiche morti di giovani operai che non reggono alla pressione, il gigante di Cupertino è di nuovo sotto tiro, questa volta per quanto avviene alla Pegatron. Anche questa è un’azienda di Taiwan, cui la Apple si è rivolta proprio per cercare di diversificare la produzione e non essere solo legata alla Foxconn e alla cattiva pubblicità che ne è generata.”
Il Fatto Quotidiano: “La Cassazione decide su B. Il Pdl minaccia guerra.” Tartuffe a Corte. Editoriale di Marco Travaglio:
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“Nel Paese di Tartuffe, che con buona pace di Molière non è la Francia ma l’Italia, si attende con ansia spasmodica la sentenza della Cassazione sul caso Mediaset per sapere finalmente se B. è un delinquente matricolato o un innocente perseguitato per fini politici. Pare infatti, ma si tratta soltanto di voci di corridoio, che parte del Pd avrebbe qualche difficoltà a convivere ancora al governo con il partito guidato, anzi posseduto da un condannato per frode fiscale. E, per capire se B. sia un giglio di campo o un criminale incallito, attendono la sentenza Mediaset in Cassazione. Tutte le precedenti è come se non fossero mai state pronunciate, solo perché non erano condanne definitive. Poco importa se lo dichiaravano responsabile di reati gravissimi, come la falsa testimonianza sulla P 2 (amnistiata), le tangenti a Craxi (cadute in prescrizione), svariati falsi in bilancio (reato depenalizzato da lui), la corruzione giudiziaria (prescritta sia per lo scippo della Mondadori a De Benedetti sia per le mazzette a Mills).”
Il Giornale: “Ecco cosa succede se arrestano Berlusconi.” Editoriale di Alessandro Sallusti:
“Nelle parole di Laura Boldrini, presidente della Camera, è racchiuso il grande imbroglio che si sta compiendo. Singoli casi giudiziari – ha detto ieri riferendosi alla sentenza definitiva sul caso Mediaset – non devono avere conseguenze sull’attività politica. Come dire che quello di Silvio Berlusconi è un singolo, banale e personale caso giudiziario e non, come nella verità, un accanimento senza precedenti contro il leader del maggior partito italiano che come imprenditore, cioè prima della sua discesa in campo, guarda caso non fu mai oggetto di attenzioni da parte dei pm. Ci spiace per la Boldrini, che usa per fini politici di parte uno scranno che fu prestigioso ( cosa che non porta bene come dimostra la fine di Bertinotti, Casini e Fini, suoi predecessori), ma mandare agli arresti Silvio Berlusconi non sarà un fatto personale del Cavaliere di Arcore ma un grosso problema per l’Italia intera. E non potrebbe essere diversamente, indipendentemente dalle volontà dei suoi consiglieri (siano essi falchi o colombe), da ciò che dicono e pensano il capo dello Stato, il premier Letta e tutto il circo mediatico di ogni ordine e grado. Silvio Berlusconi in politica non è diventato ciò che è diventato grazie all’appoggio di tutte, dico tutte, le categorie sopracitate.”