
ROMA – “Su intercettazioni e privacy caos inutile, le norme ci sono” dice, intervistato da Antonella Mascali del Fatto Quotidiano, l’avvocato Caterina Malavenda, esperta di diritto dell’informazione.
Avvocato, esiste un vuoto normativo?
No, perchรฉ in questo momento la materia รจ regolata da norme precise. Quando un atto e, quindi anche unโintercettazione, diviene noto allโindagato, non รจ piรน segreto e il giornalista puรฒ utilizzarlo. Per farlo, perรฒ, deve attenersi ai principi che disciplinano sia il diritto di cronaca, sia laย privacy, i quali hanno in comune la stessa esigenza, ossia che si parli solo di fatti di interesse pubblico. Quindi non รจ punibile solo chi divulga notizie, essenziali per lโinformazione che intende dare. Rimangono fuori, salvo situazioni particolari, i dati personali e le questioni private.
Ma se la normativa cโรจ, ha senso volerla cambiare, farne addirittura una prioritร ?
Si puรฒ anche decidere di cambiare le regole se non sono abbastanza efficaci, ma non sostenere che non ce ne siano.
Anche adesso il giornalista che pubblica atti segreti puรฒ essere punito?
Se sono segreti siamo in un altro campo, in cui le violazioni sono gravi, perchรฉ possono ostacolare le indagini. La sanzione per la loro pubblicazione, perรฒ, รจ uguale a quella prevista per il giornalista che pubblica, in modo irregolare, atti non piรน riservati, e francamente non รจ dissuasiva. Si puรฒ, infatti, oblare (estinguere la contravvenzione,ย ndr) pagando circa 125 euro. Ma se si risale al pubblico ufficiale infedele che ha consegnato lโatto segreto, รจ prevista per entrambi la reclusione fino a tre anni per concorso nel reato.
La riforma Gratteri prevede il reato di โpubblicazione arbitraria delle intercettazioniโ. Ovvero, se sono ritenute diffamatorie e non โmanifestamente rilevante ai fini della provaโ sono previste multe per i giornalisti che vanno da 2 a 10 mila euro o il carcere da 2 a 6 anni. Cosa ne pensa?
In un momento in cui lโEuropa ci chiede di eliminare il carcere per chi fa informazione la scelta non mi pare delle migliori.
Anche perchรฉ non tutto ciรฒ che non รจ penale deve essere taciutoโฆ
Se il giornalista ritiene che alcune conversazioni, pure non penalmente rilevanti, siano interessanti per lโopinione pubblica, deve poterle divulgare senza temere alcuna condanna. Il diritto di cronaca e il rilievo per lโindagine non sempre coincidono.
Cโรจ anche un problema di utilizzo investigativo delle intercettazioni. Un magistrato, Carlo Nordio, vorrebbe eliminarle per le indagini che devono accertare un reato giร commesso, come il pagamento di una mazzetta. Si parla anche di un filtro ancora prima che scatti unโordinanza di perquisizione o cautelare. ร dโaccordo?
Sono ipotesi da valutare solo se diventano disegni di legge. Penso che se ciascuno lavorasse rispettando le regole, i rischi di abuso si ridurrebbero e di molto. Certo, pubblici ministeri e giudici dovrebbero evitare di usare conversazioni irrilevanti o che possano apparire tali, inserendole nei provvedimenti che diventano immediatamente pubblici. Ma sottoporli al rischio che una valutazione sbagliata li esponga a denunce e condanne non รจ la strada migliore. Le intercettazioni, secondo lโopinione prevalente, sono uno strumento troppo importante per eliminarle o ridurne drasticamente lโuso e anche per intimorire chi se ne avvale. Escluderei lo strumento penale e amplierei quello disciplinare anche per i giornalisti.
La legge attuale concilia il diritto di cronaca con il diritto alla privacy?
Se badiamo agli effetti non del tutto, perchรฉ ci sono eccessi. Ma se tutti rispettassero le regole il bilanciamento, cosรฌ comโรจ, sarebbe accettabile. Mi spiego: se il giornalista si attenesse sempre alle norme deontologiche sullaย privacyย sarebbe inattaccabile.
