
ROMA – “Mi dimisi per niente” sussurra Josefa Idem, intervistata da Emiliano Liuzzi del Fatto Quotidiano: Senatrice Idem, rispetto a quello che accade in questi giorni lei si รจ dimessa per molto meno? Io mi sono dimessa per niente. Ma non parlo del caso Cancellieri. Poteva restarsene al suo posto, invece lei รจ uscita. Non sarei potuta rimanere. Perchรฉ? Non ero piรน persona gradita. Si riferisce a Enrico Letta? Mi riferisco allโaccerchiamento mediatico di cui sono stata vittima. Colpa dei giornali, anche lei? No, hanno contribuito. Inseguivano me e la mia famiglia per strada. Ogni tanto il fornaio del mio paese lo dice: come abbiamo guadagnato in quei giorni non era mai accaduto. Letta lo ha piรน sentito? Non ho piรน sentito nessuno. Sono passati due mesi: lo rifarebbe lo sforzo di dimettersi? Sรฌ. Non avrei pagato quel prezzo. Non ero piรน gradita. Lo sapete cosa dicevano sui social network in quei giorni e non sto a raccontare quello che hanno dovuto subire i miei figli a scuola. Eppure io ci mettevo impegno. Ci credevo. Non era attaccamento alla poltrona. Crederci non basta. Intanto le persone si giudicano sul lavoro. Io giravo per sei giorni alla settimana, lontana dalla famiglia, dai figli. Credevo in quello che facevo e lo facevo bene. Torniamo allโinizio: lei dice di essersi dimessa per niente. In realtร cโera un versamento dellโIci che mancava. Non รจ corretto nemmeno questo. Io avevo giร iniziato a sanare una posizione dal 2011. Cโera un accatastamento da ridefinire. Ma io dovevo di imposte 3. 000 euro e me ne dovevano indietro 2. 000. Mi sono dimessa per 1. 000 euro. ร una posizione non creata da me, ma dal geometra che avevo incaricato. Lโerrore รจ stato il suo. Io pagavo lโIci, una cifra inferiore, ma lo pagavo. Ero in buona fede, ma non mi รจ stato dato neppure il tempo di spiegare: sono stata condannata prima del tempo. Lo ripeto e lo dico: condannata per nulla. Per una posizione che รจ sanata. Considera le sue dimissioni un sacrificio? Le mie mie dimissioni sono state un sacrificio, certo. In nome delle larghe intese. Il governo in quei giorni era debole. Se รจ per questo, sembra debole anche oggi. Le larghe intese di per sรฉ sono deboli. Ma io avevo un dovere preciso nei confronti della mia famiglia, nei confronti di chi mi aveva dato fiducia e nei confronti degli italiani. Se qualcuno pensa che non abbia capito si sbaglia. Capito cosa? Che per coloro che pagano le tasse fino allโultimo centesimo, io che venivo fatta passare per un evasore fiscale sembrava grave. Ma non ho evaso proprio niente. Mai. I giornali continuano a scriverlo, ma รจ una loro fantasia. Cosโรจ se non evasione? Un errore commesso da un tecnico, non inquadrato nemmeno dalla legge nel reato di evasione. Un errore di una terza persona che avevo iniziato a sanare in tempi assolutamente non sospetti. E la storia della palestra censita come abitazione? E โ un errore. Io pagavo, ma non sapevo come fosse censita. Sono state una serie di dimenticanze burocratiche. E non mie. Torniamo a quel giorno: fu Letta a chiederle di lasciare? Non ebbe il tempo, non so se lo avrebbe fatto: io mi presentai con una decisione presa.
