
ROMA – “Il timore reciproco, il nervosismo, le imperfezioni (anche arbitrali, purtroppo): tante tensioni, tante emozioni, poche giocate da incorniciare nel 3-2 della Juve sulla Roma – scrive Massimo De Luca del Corriere della Sera – Una partita piรน nervosa che bella, perรฒ sempre intensa: Juventus-Roma non รจ mai stata una partita come le altre, anche quando la Roma era meno competitiva. Non puรฒ essere normale oggi che le due squadre dominano la scena ed egemonizzano la lotta-scudetto”.
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Da un campionato allโaltro, lโesito รจ rimasto lo stesso, il significato no. Il 5 gennaio allo Stadium non ci fu storia: un 3-0 spietato che mise a nudo le differenze ; anche la replica (a giochi-scudetto ormai fatti) confermรฒ il divario, sia pure attraverso la beffa del gol in extremis di Osvaldo, lโunico della sua dimenticabile stagione bianconera. Stavolta รจ diverso: sul campo il gap sโรจ ridotto, avvicinandosi allo zero. La Roma per una buona mezzora ha faticato a uscire, soffocata dal pressing alto chiesto da Allegri; come giร a Manchester ha avuto bisogno dello choc dello svantaggio (sempre su rigore) per reagire, riuscendo perfino a ribaltare la situazione quando un Gervinho, lungamente ingabbiato, ha ritrovato gli spazi per le sue accelerazioni, che, al solito, hanno esaltato la manovra dei suoi . Ha offerto a Iturbe la palla del 2-1, ha fallito il 3-1 โin solitariaโ (imitato nella ripresa da Pjanic che ha sprecato una specie di rigore in movimento, inventato da unโincursione sul fondo dellโivoriano).
La Juve, da quella grande squadra che รจ, ha avuto la forza di non smarrirsi, riprendendo a manovrare pur avendo un Pirlo, debuttante a sorpresa dellโultimโora, ancora in rodaggio. Da un anno allโaltro, da Conte ad Allegri, la soliditร bianconera non si scalfisce: anche quando la Roma ha cercato ancora, arrivando a sfiorarlo, il gol della vittoria, la Juve ha ragionato, ha costruito, ha creduto in una possibile vittoria. Che รจ arrivata su un tiro da fuori di Bonucci tanto bello quanto viziato dalla posizione di fuorigioco di Vidal, davanti al portiere in linea con la traiettoria della palla. E qui sโinserisce, inevitabile, il discorso sullโarbitraggio che, spiace dirlo, ha trasformato la madre di tutte le partite nella madre di tutte le polemiche, accese subito, nel dopo partita, dalle accuse di Francesco Totti.
Le vere delusioni della serata, infatti, sono state Rocchi e lโeccesso di nervosismo dei giocatori che poco han fatto per aiutarlo. Dei tre rigori concessi, lโunico indiscutibile eraโฆ il quarto. Che poi sarebbe stato il primo: quello non concesso per fallo su Marchisio sullo 0-0. Lโepisodio ha innescato, purtroppo, le tante tensioni che, da lรฌ in poi, hanno caratterizzato la partita, imbruttendola e, probabilmente, ha condizionato anche le successive decisioni di Rocchi, tutte opinabili. I tre rigori erano discutibili (quello di Maicon, alla prova-moviola, addirittura inesistente) ma non semplici da valutare in tempo reale. Il fuorigioco di Vidal, no: ed รจ uno dei casi che, mentre rilanciano lโeterno dibattito sulla moviola in campo (peraltro di competenza esclusiva della FIFA, non delle Federazioni nazionali) denunciano anche il modesto contributo dei tanti assistenti dellโarbitro-capo. Comunque, a 32 giornate dalla fine, con 96 punti in palio, resta piรน significativo il discorso tecnico di quello arbitrale. E la valutazione tecnica dice che la lotta sarร incerta, lunga e, ovviamente, dura. Le due rivali non sono piรน lontane, hanno potenzialitร analoghe pur cercando il risultato attraverso strade diverse (piรน continua la Juve nel โmacinareโ lโavversario, piรน estrosa la Roma nelle sue fiammate decisive). Una di quelle due strade porterร allo scudetto.
