
ROMA – “Il colpevole da romanzo: il maggiordomo – scrive Marco Bardesono del Corriere della Sera – Solo che stavolta si sospetta che lo sia anche nella realtà. L’uomo di fiducia avrebbe somministrato dosi da elefante di psicofarmaci nel caffé del capofamiglia. Così da renderlo supino — ma rischiando nel contempo di ucciderlo — ai voleri di una parte della famiglia, intenzionata a mettere le mani sul suo patrimonio”.
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È questo uno degli elementi della lite intestina che riguarda la famiglia Giacomini, titolare dell’omonima azienda che produce rubinetterie in provincia di Verbania. Sulla somministrazione di quei farmaci indaga la procura di Messina, città nella quale si sono svolti i fatti. Nel 2011 la città era stata scelta come sede per un’assemblea della società che avrebbe determinato le dimissioni di Alberto, capostipite della famiglia e dell’azienda, e l’uscita di scena di Andrea Giacomini, uno dei figli. Alberto firmò tutti i documenti, ma oggi una perizia depositata in procura e relativa all’analisi dei capelli dell’anziano fondatore, avrebbe stabilito la presenza, proprio in quei giorni, di un’elevata dose di psicofarmaci nel suo organismo. Non basta. Ad Andrea Giacomini, che si era opposto al tentativo di estromissione, una mano misteriosa avrebbe cercato di imbottire l’auto di cocaina e di farne trovare un grosso quantitativo nel ristorante che gestisce vicino al lago d’Orta. Infine, il furto da 30 milioni di euro denunciato da Alberto Giacomini e avvenuto nella sua villa a San Maurizio d’Opaglio (Novara): «Dalla cassaforte sono stati portati via i gioielli della moglie Ada — dicono le carte presentate alla magistratura — e azioni della società pari al 27% del totale», quota necessaria per convocare assemblee straordinarie della Giacomini Spa. Figura chiave della lite è un ex carabiniere, un tempo in servizio a Borgomanero, Francesco Lino. Un benzinaio di Borgomanero racconta ai carabinieri che Lino gli chiese di fare «una squadra con amici napoletani per mettere della coca nella macchina di Andrea». Ed è sempre il maggiordomo attivo accanto al capostipite Alberto nella trasferta siciliana, che avrebbe poi determinato la sua uscita di scena. La famiglia era stata poi travolta nel 2013 dagli arresti per frode fiscale di Elena e Corrado Giacomini (ora liberi). Ma è un’altra storia.