ROMA – “La spending review – scrive Dino Pesole del Sole 24 Ore – non riesce per ora a scalfire il moloch della spesa pubblica, almeno stando al conto economico trimestrale diffuso ieri dall’Istat. Il riferimento è al quarto trimestre del 2014, anno in cui, a onor del vero, la spending review ha dispiegato solo parzialmente i suoi primi effetti (dopo la prima sforbiciata del 2015 i tagli più corposi sono attesi nel 2016)”.
Scrive Dino Pesole: Ebbene nel periodo ottobre-dicembre dello scorso anno le uscite totali sono cresciute del 2,6% in termini tendenziali (rispetto allo stesso periodo del 2013), con un’incidenza in rapporto al Pil del 57,6% contro il 56,1% dell’anno precedente. In particolare le uscite correnti sono aumentate del 2,3%, quelle in conto capitale del 6,6 per cento. Nel totale del 2014, l’aumento tendenziale per le uscite totali è dello 0,8%, pari al 51,1% del Pil contro il 50,9% del 2013.
I dati Istat evidenziano in particolare che, nell’ultimo trimestre 2014, a fronte della riduzione dello 0,8% dei redditi da lavoro dipendente e del 4,6% degli interessi passivi (grazie al calo dei tassi e dello spread) si registri l’aumento del 3,8% dei consumi intermedi, del 3,5% delle prestazioni sociali e del 7,3% delle «altre uscite correnti». Se si guarda all’intero 2014, il maggiore incremento si concentra sulle prestazioni sociali in denaro, a quota 328,3 miliardi (contro i 319,6 del 2013), con il totale delle uscite correnti al netto degli interessi che tocca i 692,3 miliardi (erano 684 miliardi l’anno precedente). Occorre ricordare in proposito che lo scorso anno i 9,5 miliardi stanziati per finanziare il bonus Irpef da 80 euro per i redditi fino a 26mila euro è stato conteggiato, in ossequio ai criteri di contabilità nazionale armonizzati con quelli applicati in sede europea, non tra le minori entrate ma tra le maggiori spese per prestazioni sociali, determinando in tal modo l’impennata della relativa voce di bilancio (…).