“Lasciate stare i pensionati“: il Corriere della Sera si schiera molto duramente dalla parte dei pensionati, a difesa della rivalutazione delle pensioni e contro quella parte del Governo, ministri, sottosegretari e soprattutto funzionari che da anni pescano nel torbido della invidia e della gelosia sociale e hanno trasformato l’Italia in una specie di Repubblica popolare:
“Definire le pensioni d’oro è scorretto. E poco rispettoso per le persone che, legittimamente, con il loro lavoro, hanno versato i contributi per ricevere una pensione”.
Parole pesanti, come la conclusione:
“Meglio prendersela allora con la soglia dei 3 mila euro. È più facile e i risparmi sono assicurati. E le forbici sulla spesa pubblica? Un’altra volta (forse)”.
Alle pensioni il Corriere ha dedicato l’articolo di fondo, in teoria l’articolo principale del giornale, in prima pagina. Sotto il titolo: “Lasciate stare i pensionati”, Massimo Fracaro e Nicola Saldutti, scrivono:
“Ci deve pur essere una tregua per chi, dopo anni di lavoro, aspira legittimamente al raggiungimento della pensione. Una tregua dal cambiamento che verrà: perché le riforme pensionistiche sono come le ciliegie. Una tira l’altra. Ci deve pur essere una tregua dalle continue dichiarazioni dei ministri e dei parlamentari. Una tregua dall’incertezza sull’età alla quale si avrà il diritto di lasciare il posto di lavoro. Eppure questa tregua appare un miraggio. L’incertezza previdenziale sembra una condizione necessaria per l’Italia, sempre in bilico su un deficit e un debito pubblico cronicamente eccessivi. Ma è una situazione sempre più difficile da accettare”.
Parole dure, quasi estreme. Massimo Fracaro e Nicola Saldutti riconoscono che
“le riforme previdenziali sono state probabilmente gli interventi che più hanno consentito di tenere l’Italia a galla”
e che
” la riforma Fornero consentirà di risparmiare qualcosa come 93 miliardi di euro”.
Girata in un altro modo, Massimo Fracaro e Nicola Saldutti riconoscono che
“i pensionandi, e i pensionati, hanno il merito di aver fatto i sacrifici necessari per aiutare i conti pubblici”.
Ma a tutto c’è un limite e
“è arrivato il momento di lasciarli, in qualche modo, stare. Di cercare altrove le risorse necessarie”.
L’ultimo attacco è venuto dal ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, alla Camera, cui Blitzquotidiano ha dato ampia copertura. Il senso delle parole di Giovannini è che
“non potranno essere indicizzate all’inflazione come invece accade per i redditi più bassi”
le pensioni oltre i 1.800 euro. Ma,ricordano Massimo Fracaro e Nicola Saldutti,
“sono già state congelate dal 2011 dal governo Monti e per ben due anni non sono state adeguate al caro vita. Il blocco di due anni, però, comporta una perdita che si ripercuote per decenni e sterilizza gli effetti moltiplicativi degli adeguamenti (non si prendono gli aumenti sugli aumenti). E bisogna anche tenere conto che dal 1992 tutte le rendite non sono più agganciate agli aumenti contrattuali dei lavoratori in attività, come avveniva nella Prima Repubblica, ma solo all’inflazione e in modo parziale”.
Amara conseguenza:
“In vent’anni, gli assegni Inps hanno visto evaporare il loro potere d’acquisto”.
Si chiedono Massimo Fracaro e Nicola Saldutti:
“Sono davvero questi i ricchi o i pensionati d’oro ai quali chiedere altri sacrifici di fronte a una spesa pubblica di 800 miliardi? Sembra proprio di no. Certo, il congelamento riguarda una parte dei pensionati, visto che circa il 50% delle rendite non supera la soglia dei mille euro mensili”.
Qui forse era opportuno ricordare che
“Solo 12,5 milioni su 20 sono in Italia gli over 65“:
sono tutte quelle categorie, ferrovieri e hostess dell’Alitalia in testa, che sono potuti andare in pensione prima del tempo. E sono anche, ma nessuno ha il coraggio di dirlo, anche tutte quelle pensioni corrisposte a chi non ha mai versato contributi. In pratica, si sono applicati i principi dello Stato sociale facendone pagare il costo non a tutti i contribuenti ma solo ai pensionati, che cosrituiscono la categoria più debole politicamente, spaccata dal solco dell’ideologia e non organizzati, almeno per ora, in termini di rappresentanza. Come ha scritto Francesco Grillo sul Mesaggero
“l’area del privilegio è molto più vasta di quella delle pensioni d’oro o di quelle dei parlamentari, e che a beneficiarne siano state intere generazioni. Abbiamo, in realtà, usato l’Inps per fare ciò che altrove si fa utilizzando risorse e competenze disegnate per combattere la disoccupazione e l’esclusione: questo errore semantico produce però le ingiustizie che stanno scollando questo Paese in corporazioni e generazioni vicine allo scontro tra poveri”.