ROMA – “Un’interrogazione parlamentare, un emendamento alla legge di Stabilità, voci di corridoio a sfare – scrive Marco Palombi del Fatto Quotidiano – È così che la guerra fredda tra palazzo Chigi e il comandante dell’Arma dei carabinieri Leonardo Gallitelli è sbarcata in Parlamento. L’interrogazione è del gruppo 5 Stelle, l’emendamento invece del deputato renzianissimo – e pure vicepresidente della Camera – Roberto Giachetti. Un breve riassunto delle puntate precedenti, già descritte da Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano del 16 ottobre”.
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Nel decreto sulla Pubblica amministrazione di giugno si prevedeva il divieto di “trattenimento” in servizio” per tutti i dipendenti statali: in sostanza, se sei pensionato non puoi lavorare per la pubblica amministrazione. Un terremoto tanto per l’Arma quanto per i servizi segreti civili, l’Aisi: i due vertici – Gallitelli appunto e Arturo Esposito – sono, infatti, entrambi pensionati e, da decreto, dovrebbero essere scaduti il 31 ottobre scorso. Dovrebbero, perché non lo sono: nonostante il termine sia spirati da due settimane, Gallitelli ed Esposito sono ancora in carica.
La difesa dell’amministrazione dell’Arma è che a loro non possono applicarsi le regole dei civili: ci vogliono leggi ad hoc. Interpretazione che evidentemente il governo condivide, visto che sta zitto. Risultato: il capo dei carabinieri – già prorogato una prima volta da Mario Monti (peraltro mentre era in carica per i soli affari correnti) – ha bloccato il risiko immaginato a palazzo Chigi. Gallitelli, classe 1948, curriculum di livello, assai stimato da destra a sinistra e su su fino al Quirinale (che tentò invano di salvarlo dalla “tagliola-pensione”), avrebbe strappato a forza a MatteoRenzi una proroga fino a giugno, forse anche grazie ai buoni uffici del collega generale Emanuele Saltalamacchia, tornato recentemente proprio nella Firenze del premier a dirigere la Legione Carabinieri Toscana.
L’obiettivo di Gallitelli è risaputo: aspettare il prossimo inquilino del Quirinale e cercare di diventarne il consigliere militare (posto oggi occupato da Rolando Mosca Moschini), passaggio difficile se uno nel frattempo fa di mestiere il pensionato. Per di più, in questi giorni, ci sarà un giro di poltrone di peso nell’Arma (13 tra generali di corpo d’armata, divisione e brigata) che il comandante tiene assai a gestire in proprio. Quale che sia lo schema, come si diceva Gallitelli ha bloccato tutto il valzer delle poltrone e la cosa non è piaciuta dentro un pezzo del mondo che sostiene Renzi e gli altri toscani di governo. La prova sta in un paio di emendamenti che Roberto Giachetti – scopertosi appassionato del mondo in divisa – ha presentato alla legge di Stabilità: si tratta di modifiche al Codice dell’ordinamento militare che avrebbero come effetto l’immediata decadenza di Gallitelli. Peccato per Giachetti che le norme ordina-mentali non possano essere inserite nella ex Finanziaria: gli emendamenti sono stati cassati (due volte, nel senso che è stato respinto pure il ricorso del vicepresidente della Camera) sotto lo sguardo soddisfatto del personale che, per conto dell’Arma, segue i lavori parlamentari. La cosa, anche se non arrivasse direttamente da palazzo Chigi, rende più effervescente, per così dire, il domino delle poltrone di vertice di forze dell’ordine e servizi. Non solo: ora entrano in gioco pure i grillini. I deputati M 5 S Basilio e Artini hanno presentato una interrogazione al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, per chiedere perché Gallitelli – che è in pensione dal 9 giugno 2013 – sia ancora a capo dei carabinieri.
L’aspetto curioso è che proprio il capo di gabinetto del ministro Pinotti, il generale dei carabinieri Tullio Del Sette, è uno dei principali indiziati alla nomina “renziana” a capo dell’Arma quando Gallitelli lascerà la scena. A quel punto (giugno?) sarà probabilmente arrivata anche l’ora per Franco Gabrielli, oggi a capo della Protezione civile, di prendere il posto di Alessandro Pansa a capo della polizia, mentre quest’ultimo potrebbe sostituire proprio il pensionando Esposito alla guidadell’Aisi. Tutti fermi in attesa del comandante dei carabinieri, uomo con una certa “praticaccia” del potere italiano. Ironizza Lorenzo Battista, senatore del gruppo Autonomie e segretario della commissione Difesa: “Se fossi una persona che si dedica alle dietrologie direi che l’establishment tende all’autoconservazione e funziona di più e meglio dei rottamatori”. Fortuna che Battista non è dietrologo.