ROMA – Enrico Letta ha messo la firma a una inutile lettera a Vittorio Feltri in cui insiste sul fatto che sono solo frutto di “pregiudizio sessista” le critiche alla gita aziendale sul Falcon di Stato che ha portato lo stesso Enrico Letta e la presidentessa della Camera Laura Boldrini più mariti, conviventi e guardie del corpo, in tutto 20 persone, a commemorare Nelson Mandela a Johannesburg.
Probabilmente, Letta ha dato l’assenso alla risposta, delegando poi a una coproduzione fra uffici stampa suo e della Boldrini la stesura materiale.
L’accusa di sessismo è un modo un po’ spiccio per troncare ogni critica. In realtà il problema non è che la Boldrini si sia portata il suo uomo in viaggio di Stato, ma proprio che ci sia andata, confermando un presenzialismo e un esibizionismo (la foto da Madonna Addolorata davanti allo stadio ancora mezzo vuoto) che nulla hanno a che vedere con i doveri di Stato, di uno Stato come l’Italia che sarebbe risultato rappresentato alla cerimonia più che a sufficienza dal solo primo ministro.
Il fatto che ci fossero dei posti vuoti non autorizza a riempirli così, secondo i gusti.
Perché allora non la Kyenge, che viene da un paese africano molto sofferente, o una rappresentanza di immigrati dall’Africa, che avrebbero testimoniato i legami fra l’Italia e gli ideali di Mandela più di Laura Boldrini.
Questa la lettera di Enrico Letta a Vittorio Feltri:
Caro Feltri, solo poche righe a commento del suo articolo di ieri sull’utilizzo del volo di Stato da parte del presidente della Camera, Laura Boldrini, e del suo compagno,Vittorio Longhi.Com’è ampiamente noto, entrambi hanno volato con l’aereo della Presidenza del Consiglio per partecipare a Johannesburg alla cerimonia in memoria del presidente della Repubblica Sudafricana, Nelson Mandela. Come forse è meno noto, il viaggio non ha comportato alcun alloggio in albergo, visto che entrambi i pernottamenti sono avvenuti in volo, né spese aggiuntive a carico del bilancio pubblico. Laura Boldrini è la terza carica della Repubblica. Come lei, alla cerimonia erano presenti altri presidenti di Parlamenti di Stati sovrani. La sua partecipazione era, dunque, pienamente legittima.
Resta il pregiudizio sessista, indizio di un doppiopesismo palese, qualunque sia la matrice politico-culturale. Nessuna polemica, mai, sulle mogli accompagnatrici di uomini delle istituzioni. Levata di scudi, invece,se l’accompagnatore è uomo, a maggior ragione se non ufficialmente coniugato. Non c’è bisogno delle «quote azzurre ». Basterebbe un minimo di buon senso, purtroppo merce rara di questi tempi.
La risposta di Vittorio Feltri sul Giornale:
Caro Presidente, la ringrazio delle sue osservazioni. Vorrei solo aggiungere (per completezza d’informazione) che, qualora non fosse esistito un clamoroso precedente contrassegnato da polemiche infuocate, mai mi sarei occupato della presidente della Camera, signora Laura Boldrini, «rea» di essersi recata in Sud Africa con un aereo di Stato – accompagnata dal fidanzato – pur non essendo né capo di governo né capo di Stato, quindi non formalmente invitata ad assistere ai funerali di Nelson Mandela.
Mi riferisco alla trasferta di Clemente Mastella, ministro della Giustizia nell’ultimo governo Prodi, effettuata a Milano con analogo aereo di Stato, sul quale venne ospitato il di lui figlio che ambiva a essere spettatore del Gran premio automobilistico di Monza. Nella circostanza, il ministro, che era venuto nel capoluogo lombardo per motivi istituzionali e non sportivi, fu attaccato con furore da ogni parte e accusato di familismo per avere concesso un «passaggio», non oneroso per la pubblica amministrazione, al proprio erede.
Continuo a non capire, signor presidente, perché sia considerato lecito il viaggio di Laura Boldrini ( con fidanzato) e, invece, giudicato illecito quello di Clemente Mastella (con figlio). Mi sarei aspettato una spiegazione di buon senso e mi rammarica che lei non me l’abbia fornita.