ROMA – “Appena si è capito che la famosa “fasciomafia” era molto mafia ma forse non così fascio, il suo Tg ha deciso che le notizie giunte dallo Yemen e dal Kurdistan meritavano più spazio della cooperazione creativa di quel fior di democratico che era Salvatore Buzzi”. Scrive così Adriano Scianca su Libero Quotidiano. “Sarà stato lo choc del momento, poi Bianca Berlinguer si è ripresa ed è passata all’attacco: contrordine compagni, la colpa è tutta di Alemanno, per le responsabilità dei nostri si vedrà. Peccato che la controffensiva non sia partita dalla fu TeleKabul, quel Tg3 dinasticamente conquistato e implacabilmente diretto”.
“Lunedì sera, infatti, abbiamo visto la Berlinguer furoreggiare a Piazza Pulita, nel ruolo di garantista a corrente alternata, molto ben sintonizzata sulle frequenze della linea ufficiale del Pd. Il che già è strano di per sé: perché un giornalista della televisione pubblica (quindi pagato da noi) e per di più direttore di telegiornale, deve andare dalla concorrenza a esprimere opinioni sostanzialmente politiche? E pensare che in Rai, in genere, i direttori non vanno neanche in video, cosa che invece la rampolla della famiglia targata Pci fa spesso e volentieri. Ma esondare anche sulle altre reti è davvero troppo. La situazione preparata dall’ineffabile Formigli era del resto tutto un programma: di fatto un Maurizio Gasparri contro tutti, dato che sulle altre poltrone erano seduti appunto Bianca la rossa, il travagliesco Peter Gomez, il commissario Orfini e uno smagliante Alfio Marchini con tanto di ciuffo al vento e sorriso magico.
La strada per la Berlinguer è in discesa, quindi la direttorissima incalza: Mafia Capitale nasce sotto Alemanno, per l’era di Veltroni o quella di Marino boh, chissà, vedremo, la giustizia faccia il suo corso. E poi parliamoci chiaro: quelli del Pd saranno pure inquisiti, indagati, ammanicati, tutto quello che volete, ma hanno pur sempre dalla loro il bel mondo. È il caso di Luca Odevaine, l’ex vicecapo di gabinetto con Walter Veltroni, poi capo della polizia provinciale con Nicola Zingaretti e infine passato al Coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo del ministero dell’Interno. Tutto questo solo dopo aver cambiato cognome in seguito a una vecchia condanna per reati di droga, si intende. Dopo qualche incertezza sull’esatta pronuncia («Odevaine»? «Odevén»?), la Berlinguer trasecola: «Di lui Achille Serra dice che era la persona più specchiata e che di lui si fidavano ciecamente» e lo stesso fa «la comunità che fa capo a don Ciotti».
Gasparri ha buon gioco a replicare: «Evidentemente ha sbagliato un sacco di gente». È in effetti curioso che quando si scoperchia il calderone dell’industria della solidarietà e del business dell’accoglienza, quando si scopre quanto marcia sia la morale dei buoni, quanto ambiguo sia un certo associazionismo, quanto strumentale sia certa solidarietà, per la sinistra se ne può uscire con un’ulteriore iniezione di «morale», di «solidarietà» e di «bontà». Ora, se don Ciotti e Achille Serra parlavano bene dell’uomo che secondo gli inquirenti avrebbe preso mazzette per poi girarne i proventi su conti esteri, avrebbe lucrato sulla pelle degli immigrati (e degli italiani), avrebbe pilotato gare e infine preso un vero e proprio stipendio da una cupola criminale – beh, allora tanto peggio per Serra e Ciotti, no? Discutibili, del resto, anche altre certezze della Berlinguer, come quando, parlando di Marino, afferma: «Che sicuramente non c’entri mi sembra appurato». Non c’entri con cosa, con gli affari loschi, in prima persona? Può darsi. Con Buzzi e le cooperative incriminate? È stato già sbugiardato da foto e dichiarazioni (…)