ROMA – “In Italia l’intelligenza fa paura” scrive Libero che racconta la storia di Andrea, 7 anni, plusdotato ma non aiutato dalla scuola
La lettera aperta della mamma su Libero:
Avrei dovuto capirlo da subito che Andrea non era normale, avrei dovuto capirlo quando a un anno, lo portavo in giro in passeggino e gli dicevo: ยซAndre, guardail tramยป, e luimi rispondevacon il numero del mezzo: ยซร il 27ยป, oppure: ยซร il 9ยป. Avrei dovuto capirlo quando batteva ipiedini davanti ainumericivici dei palazzi che gli scorrevano sotto gli occhi, quando quel giorno si girรฒ verso di me e chiese: ยซMamma ma perchรฉ mancano dei numeretti?ยป.Gli spiegai la differenza tra i pari e i dispari. A un anno e mezzo Andrea conosceva tutti i numeri e le lettere. E, meno di un anno dopo, sommando una lettera allโaltra come si fa con le cifre ha imparato a leggere. Gli si รจ aperto il mondo dei libri e della conoscenza che lui insegue come un bulimico cerca il cibo. Non gli basta mai. Un giorno, ecco che arriva la prima domanda impegnativa: ยซMamma, ma qual รจ lโultimo numero? Lo cerco ma non lo trovo mai…ยป. E io: ยซI numeretti non finiscono mai, sono infinitiยป. Lui ci pensa un microsecondo e replica: ยซMa se sono infiniti sopra lo zero, lo sono anche sottoยป.
Aveva appena capito il concetto di infinito e un attimo dopo faceva le operazioni algebriche. Un giorno una mia amica gli regala un mappamondo gonfiabile. ยซCosรฌ gli torna utile tra qualche anno…ยป, mi dice pensando che Andrea lo avrebbe istintivamente preso a calci. Invece comincia a studiarlo. La sera stessa conosceva le capitali dei Paesi del mondo e riusciva a trovare sul mappamondo tutti i Paesi. Per alcuni mesi, quando qualcosa non gli andava si lamentava dicendo parole inventate e poi ridendo: ยซQuesto pianto viene dalla Corea del Nord o dal Turkmenistan!ยป A tre anni e mezzo รจ arrivata lโora della scuola materna. Ricordo il primo colloquio. Lui con me e il suo papร seduti dietro la scrivania della direttrice. Lei gli dice: ยซSai che qui giocherai, conoscerai tantibimbiยป e lui fissando il calendario: ยซQua dentro il tempo รจ fermo ad aprile ยป. Era il mese di giugno. La direttrice ci guarda sbigottita: ยซSignora, non so se questa scuola รจ adatta a luiโฆยป. Lo stesso sguardo me lo sono ritrovato addosso in autobus quando cominciรฒ a leggere ad alta voce tutte le pubblicitร e poi ancora alle casse del supermercato quando disse alla commessa: ยซIl contodella mammaรจ di 34 euro e 55 centesimiยป, prima ancora che lei digitasse lโimporto del primo prodotto sulla cassa. Mentre io prendevo il burro e il latte, lui sommava i prezzi. ยซSei un genio ยป, gli disse la cassiera. E lui: ยซNo, sono un bambinoยป. Con il passare degli anni Andrea ha scoperto lโastronomia, si รจappassionato di pianeti e di stelle, ha imparato con la naturalezza con cui un bimbo fa due piรน due concetti per me incomprensibili di fisica. Glipiace la storia, lโenigmi – stica, si diverte a giocare con il doppio senso delle parole, risolve quesiti di logica. Non si stanca mai e mi travolge con le sue domande che spesso mi trovano smarrita. Ha saltato una classe perchรฉ il sistema scolastico italiano non permette di piรน. La nostra scuola mortifica le eccellenze, tende alla massificazione nellโipocrita convinzione che tutti i bimbi siano uguali. In questi anni ho capito che lโintelligenza fa paura, fa piรน paura di un handicap. I bambini con difficoltร hanno, giustamente, un sostegno (adesso purtroppo sempre meno) ma per quelli plusdotati non cโรจ nessun tipo di aiuto. In Olanda esistono libri di testo differenti per questi bimbi. Abbiamo chiesto aiuto allโAistap, unโassociazione che si occupa dello sviluppo del talento e della plusdotazione, che segue noi genitori e aiuta le maestre a โgestireโ la sua voglia di sapere sempre di piรน . Andrea frequenta la terza elementarema il giorno stesso in cuiha ricevuto lโeserciziario di matematica lo ha completato. Conosce giร tutto il programma scolastico, risolve i problemi mentre la maestra li detta, finisce i compiti in un secondo. A volte penso alla frustrazione che prova nel ripetere per lโennesima volta tabelline mentre lui รจ capace di fare le equazioni. Abbiamo scelto di lasciarlo a scuola il meno possibile. Il pomeriggio fa teatro, suona il piano, gioca a basket, impara lโinglese. Andrea รจ fortunato perchรฉ quando si annoia in classe, lo dice alle maestre ed รจ autorizzato a leggere i libri che gli interessano e che lui si porta da casa. ร lโido – lo dei suoi compagni, lochiamanoโge – nioโma io vorrei che crescesse come un bimbo della sua etร . Voglio proteggerlo dalla curiositร della gente, da quegli sguardi morbosi e anche da quelli bramosi che vorrebbero fare di lui un fenomeno da baraccone. Ed รจ per questo caro Andrea, che la mamma non firma questo articolo con il suo nome vero. Voglio proteggerti. Ed รจ per questo, caro Andrea, che ti ripeto sempre di capire con la testa ma di guardare col cuore. Perchรฉ non vorrei che mentre il cervello fa acrobazie il tuo cuoricino ne restasse schiacciato. Voglio che guardando le stelle, oltre a chiamarle per nome, tu sappia sempre stupirti come quella volta che hai detto: ยซLe stelle sono gliocchi che il cielo spalanca di notte per vedere cosa succede sulla terraยป.
