ROMA – “Rottamerò le correnti” diceva Renzi, scrive Libero, ma “nella sua segreteria trovano posto bersaniani, fedelissimi di Veltroni e persino un uomo di Civati”. Scrive Marco Gorra:
Le correnti premiate con l’ingresso in segreteria sono quelle facenti capo ai dirigenti – Franceschini e ancor prima Veltroni – che nei mesi scorsi erano stati più rapidi a fiutare il vento ed abbordare il carro del vincitore. Discorso diverso per il riconoscimento tributato alla quota Civati, operazione dietro la quale più d’uno vede le prove generali di saldatura di un asse interno – quello tra il rottamatore e il leader dell’ala radicale – che in nome dell’opposizione al governo Letta ha dimostrato di riuscire a mettere insieme oltre l’80% dell’elettorato. Le poltrone chiave sono affidate a due renziani a prova di bomba: Luca Lotti, storico braccio destro del sindaco, va all’Organizzazione, mentre gli Enti Locali vanno al fedelissimo emiliano Stefano Bonaccini. Il quale è sì fedelissimo ma di conio recente: ancora un anno fa, infatti, Bonaccini risultava essere il luogotenente di Pier Luigi Bersani a Bologna e dintorni, e come tale profondeva il massimo impegno nell’operazione, poi riuscita, di far perdere le primarie a Renzi.
Renziano senza se e senza ma anche il neo-responsabile scuola Davide Faraone, che in Sicilia agisce da arcinemico del ras cuperliano Miro Crisafulli. Completano il quadro dei renziani Maria Elena Boschi, responsabile Riforme e massima incarnazione del renziano di bella presenza da mandare in tv, Alessia Morani, delega alla Giustizia ed un passato non proprio remoto nelle file dei bersaniani ed il responsabile Comunicazione Francesco Nicodemo. Costui è uno dei fiori all’occhiello della squadra renziana: non solo è giovane, ma soprattutto è presentabile come blogger (ed è noto che se non hai il blogger oggi non vai da nessuna parte). I suoi trascorsi bassoliniani risultano Commento Prima grana per Matteo: la svendita di Bankitalia pertanto ampiamente amnistiati. Capitolo oriundi. Si parte col responsabile economia Filippo Taddei, docente di macroeconomia alla Johns Hopkins e testa d’uovo della mozione Civati. Secco uno-due dei veltroniani che piazzano Chiara Braga all’Ambiente e Marianna Madia al Lavoro.
Se della prima si conoscono i trascorsi veltronian- ambientalisti (area Ecodem, la corrente di Ermete Realacci), la seconda è un manuale vivente di sopravvivenza inter-correntizia: in una legislatura e poco più è stata nell’or – dine: veltroniana, dalemiana, accreditata di tentativi di riposizionamento in chiave lettiana, renziana. Talmente intrisa della filosofia rottamatrice, la Madia, che ancora un anno fa riteneva inconcepibile voler mandare a casa uno come D’Alema, «che sa l’Iliade a memoria ». A dominare la classifica è però l’area che fa riferimento al ministro per i Rapporti col Parlamento. In quota Franceschini entrano infatti tre membri della segreteria: Pina Picierno al dipartimento Legalità e Sud, Debora Serracchiani alle Infrastrutture e Federica Mogherini alle Politiche europee. Due (Picierno e Serracchiani) pienamente annoverabili tra le creature politiche dell’ex segretario del Pd ed una (Mogherini) da tempo fra le figure più in vista della corrente franceschiniana AreaDem. Chiude il quadro Lorenzo Guerini, che ricoprirà il ruolo di portavoce. Ex popolare (ascendenza Beppe Fioroni), Guerini è stato il delegato di Renzi nella complicatissima trattativa sulla stesura del regolamento congressuale. E i galloni guadagnati sul campo valgono più di ogni pregressa affiliazione.