
ROMA – “Ci riprendono per l’Imu“ titola Libero: “Saccomanni non trova i soldi. Intanto il super esperto venuto dagli Usa scopre che abbiamo troppe auto blu (ma va?) e insedia 25 inutili commissioni. Rischio beffa pure per la vendita di beni dello Stato”.
Ecco l’editoriale di Maurizio Belpietro:
Noi italiani siamo proprio un popolo di provinciali. Per scoprire che abbiamo tante auto blu siamo andati fino a Washington, spendendo pure 260 mila euro. Non bastavano le decine di articoli pubblicati in questi anni e neppure la collezione di libri sulla Casta dati alle stampe nellโultimo decennio. Ci voleva un supercommissario con un pedigree da esperto del Fondo monetario internazionale. Cosรฌ Carlo Cottarelli ieri ha potuto annunciare ai giornali che in Italia le auto blu sono troppe e promettere di dedicarsi personalmente alla loro riduzione. I quotidiani, che si bevono tutto e in particolar modo le chiacchiere, hanno dunque titolato in prima pagina che mister Mani di forbice si occuperร presto di tagliare le gomme ai politici e agli alti papaveri dello Stato.
Un proposito che nel passato era giร stato annunciato una mezza dozzina di volte da commissari, sottosegretari e perfino da primi ministri in loden. Ciรฒ nonostante, tutto รจ rimasto come prima e il numero di auto di servizio che scorrazzano per la Penisola non รจ diminuito, ma anzi, semmai รจ aumentato. Per questo motivo, da un tipo che viene dagli Usa ci saremmo attesi qualcosa di piรน di una dichiarazione dโintenti, anche perchรฉ appena insediato lโeconomista a stelle e strisce ci aveva lasciato capire che il 13 novembre avrebbe illustrato al governo i dettagli del piano che avrebbe consentito di mettere a dieta la pubblica amministrazione. Invece, dopo un mese siamo solo alle comiche iniziali, cioรจ allโinsediamento di 25 commissioni, una per capitolo di spesa, e nulla piรน. Ma a radiografare ogni singola uscita del bilancio dello Stato non aveva giร provveduto Tommaso Padoa-Schioppa qualche anno fa? E dopo di lui non se nโera occupato Piero Giarda, il sottosegretario del governo Monti, al quale poi un anno fa era subentratoย il supermanager Enrico Bondi? Che bisogno cโรจ dunque di insediare altri cervelloni? Nessuno sa rispondere, tuttavia si ha la sensazione che si tratti dei soliti giochi di prestigio che difficilmente produrranno i benefici attesi (dieci miliardi in tre anni, 1,5 giร lโan – no prossimo e 3,7 nel 2015). Del resto questo รจ il governo di Mago Saccomanni, il ministro che con un colpo di bacchetta magica fa riapparire le tasse che erano state fatte sparire.
Ieri a Palazzo Chigi avrebbero dovuto varare la definitiva cancellazione dellโImu, la cui abolizione era stata piรน volte annunciata ma mai approvata. Perรฒ cโera il problema di trovare la copertura finanziaria che consentisse lโabolizione della rata di dicembre e fino a ieri, nonostante le promesse, i soldi non erano stati rintracciati. Per cui il provvedimento messo allโordine del giorno del Consiglio dei ministri, come per magia, รจ stato fatto sparire, rinviato a data da destinarsi, con tanto di presa in giro di contribuenti e commercialisti che chiedevano di avere certezza di quando e quanto avrebbero dovuto pagare. In compenso, per nascondere lโincapacitร di arrivare a una decisione sullโImu, il presidente del Consiglio ha annunciato un piano di dismissioni del patrimonio dello Stato per un importo fra i 10 e i 12 miliardi. Del pacchetto di vendite farebbero parte le partecipazioni detenute dallo Stato nellโEni e in Fincantieri, cioรจ due delle ultime grandi aziende rimaste nelle mani del ministero dellโEconomia, la cui cessione dovrebbe consentire la riduzione del debito pubblico. Piรน volte sollecitate, le privatizzazioni non sono unโidea da bocciare e noi di Libero lโabbiamo caldeggiata piรน volte, tuttavia si tratta di capire a che prezzo si venderร e soprattutto a chi. Nel passato la messa sul mercato di banche e imprese pubbliche voluta da Romano Prodi, infatti, si rivelรฒ un autentico flop, non soltanto perchรฉ il prezzo ricavato fu piรน basso di quello che sarebbe stato lecito attendersi, ma perchรฉ il sistema messo a punto per impedire che Telecom e il resto delle partecipate statali finissero nelle mani dei soliti noti fu aggirato in un attimo, con il risultato che ai quattro potentati economici di questo Paese bastarono quattro soldi per comprare allโasta i gioielli dello Stato. Certo, allโepoca Enrico Letta non cโera e dunque non gli si puรฒ attribuire la colpa delle svendite, ma essendo stato piรน avanti sottosegretario del professor Mortadella non vorremmo che avesse imparato la lezione dellโex presidente del Consiglio e si apprestasse a ripeterla. In tal caso, invece che tagli alla spesa pubblica, riduzione delle tasse e abbattimento del debito pubblico, ci toccherebbe solo un futuro piรน povero, senza nemmeno piรน lโargenteria di famiglia. Occhio dunque, perchรฉ al posto della spending review potremmo trovarci spending e basta. Cioรจ la solita presa per lโImu.
