
ROMA – La retromarcia su licenziamenti e reintegri, sostanza dell’art. 18, fatta da Matteo Renzi per tenere buona la vecchia guardia del pd vestita da sinistra, ha scatenato forti tensioni fra lo stesso Matteo Renzi e i suoi alleati di Governo, in particolare lo Ncd di Angelino Alfano.
Il gioco, almeno a parole, si รจ fatto duro:
“Per ora saltano le modifiche”,
titola Repubblica, che attribuisce ad Alfano questa minaccia:
โBloccate lโemendamento o i miei vanno da Berlusconiโ.
Per il Sole 24 Ore รจ
“braccio di ferro”.
Matteo Renzi e Maurizio Sacconi si sono sentiti piรน volte nella giornata di mercoledรฌ 1 ottobre 2014, informa Goffredo De Marchis su Repubblica. Matteo Renzi ha subito fatto il bullo:
“Noi abbiamo votato in direzione e siamo il partito piรน importante del governo. Non dimenticate le proporzioni elettorali”.
Chiosa Goffredo De Marchis:
“Il fantasma del voto anticipato vale anche per gli alfaniani, non soltanto per i ribelli del Pd”.
Al centro della discussione c’รจ
“lโemendamento del governo alla riforma del lavoro, sulla base dei nuovi orientamenti del Pd. Un accordo difficile. Matte Renzi vuole inserire nella legge delega le correzioni emerse dalla direzione del Pd. Il Nuovo centrodestra vuole lasciare tutto cosรฌ comโรจ. […] Se lโNcd cede sullโarticolo 18, i soliti dieci alfaniani dati in uscita si potrebbero avvicinare ancora di piรน alla casa madre di Silvio Berlusconi. Lasciando il governo senza maggioranza al Senato. Lโultima fiducia infatti registrรฒ solo 7 voti di scarto. Questo spiega lโimprevisto lavoro di mediazione di Renzi che fin qui non aveva mai dato molto peso alle lamentele del partito di Alfano”.
Matteo Renzi, informa ancora Goffredo De Marchis,
“vuole lโemendamento perchรจ svuoterebbe le sette modifiche proposte dai senatori della minoranza Pd. Ma lโNcd detta le sue condizioni per firmare il nuovo testo”,
che, per bocca del coordinatore di Ncd Gaetano Quagliariello partono dal fatto che
“aver previsto il reintegro anche per i licenziamenti disciplinari complica tutto. Non possiamo tenere insieme la rigiditร dโingresso nel mercato del lavoro togliendo tante forme contrattuali e contemporaneamente vincoli stretti in uscita. Sarebbe il bis della legge Fornero. Non cambierebbe niente”.
I paletti, illustra De Marchis,
“sono chiari: i casi dei licenziamenti disciplinari devono rientrare nella fattispecie della discriminazione e devono essere indicati con chiarezza fin dalla delega. Ossia, non devโesserci la discrezionalitร del giudice come succede oggi. Il reintegro semmai puรฒ essere automatico in casi prestabiliti. Si lavora intorno a questa ipotesi puntando a presentare il testo tra domani e venerdรฌ”.
Intanto perรฒ, informano Davide Colombo e Claudio Tucci sul Sole 24 Ore,
“si allungano i tempi per l’esame del ddl delega lavoro, che il governo ha presentato in parlamento lo scorso mese di aprile”.
Le votazioni sui 669 emendamenti e 42 ordini del giorno presentati dai gruppi parlamentari non potranno avere inizio a Senato prima della settimana prossima, cosa che non รจ molto gradita a Matteo Renzi, il quale vorrebbe arrivare al vertice Ue dell’8 ottobre con un prima via libera al Jobs act:
“Il rallentamento dei lavori รจ dovuto unicamente alle tensioni all’interno della maggioranza”
e se la capogruppo Pd in commissione lavoro al Senato, Annamaria Parente, sostiene che
“il Governo deve considerare l’ordine del giorno approvato dal Pd”,
per il presidente della commissione, e relatore al ddl, Maurizio Sacconi (Ncd), ex ministro del Lavoro di Berlusconi, e per tutta l’area centrista del Governo, non รจ necessario nessun ulteriore emendamento del Governo
“perchรฉ la delega contiene giร criteri precisi ma anche sufficientemente ampi per dettagliare in seguito i decreti delegati”.
Davide Colombo e Claudio Tucci spiegano che
“il nodo principale รจ la modifica all’articolo 18. Nella versione del ยซJobs actยป uscita dalla sede referente, dopo l’accordo politico tra tutti i partiti che sostengono il governo, si parla solo, per i nuovi assunti, di contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Una formula ampia, che non comprende perรฒ la parola reintegra (che il Pd vorrebbe restasse per i licenziamenti discriminatori e per quelli disciplinari, ยซprevia qualificazione specifica della fattispecieยป).
Una possibile mediazione la propone il giuslavorista di Sc, Pietro Ichino: ยซPossiamo inserire nella delega la possibilitร , nei licenziamenti disciplinari, di prevedere il reintegro nei casi piรน gravi, ma con la facoltร di opzione anche per il datore di lavoro di poter sostituire la tutela reale con l’indennitร speciale risarcitoria (…) Improvvisamente la minoranza โscopreโ di aver conquistato terreno nella direzione.
Che il lavoro di Roberto Speranza, Guglielmo Epifani, Cesare Damiano, aiutati da Matteo Orfini, non era stato vano nonostante la spaccatura del voto. Questo mette in difficoltร anche gli oltranzisti del Partito democratico. Perchรฉ se la mediazione con Ncd finisce bene, Renzi avrร il voto dellโintero Pd con lโeccezione di 4 senatori ormai con un piede fuori dal Pd.
ยซIl confronto adesso รจ tra la coppia Renzi-Poletti e Sacconi – dice Manconi — . Secondo me il premier puรฒ sfruttare questa situazione non cedendo nรฉ a Sacconi nรฉ alla minoranza che gli ha votato contro in direzione. ร unโopportunitร politica, in fondo puรฒ usare quei 20 no allโordine del giorno per trattare meglio con il Nuovo centrodestra ยป. Il punto รจ che la partita ha anche un attore invisibile in Forza Italia. La minaccia del ritorno a casa di dieci alfaniani rischia di spostare gli equilibri della maggioranza, di diventare ostaggi del partito di Berlusconi. Che da settimane aspetta questo momento. Per uscire dal patto del Nazareno e condizionare non solo le riforme ma lโazione di governo.
