
MILANO – La pubblicità in Italia continua a andare indietro, conferma Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’Upa (Utenti pubblicitari associati) intervistato da Andrea Biondi per il Sole 24 Ore. Al momento, ha detto Lorenzo Sassoli de Bianchi, “stimiamo una chiusura in negativo, attorno al -3%”.
I dati diffusi allo Iab Forum indicano comunque la pubblicità online in crescita. Come investitori avete abbandonato i mezzi tradizionali cedendo alle promesse di profilazioni e ritorni maggiori?
Il search sta crescendo, ma non ne conosciamo i dati, Però, se guardiamo ai Paesi più avanzati siamo indietro.
In queste settimane Google in Italia è al centro di polemiche dopo la presa di posizione del presidente della Fieg Maurizio Costa. Lei da che parte sta?
Io ritengo che il mercato debba essere aperto a una concorrenza trasparente e responsabile. Le aree di opacità vanno chiarite. Non mi pare che ci sia una equiparazione fiscale e il tema dei diritti di quanto pubblicato, come evidenziato da Costa, va affrontato.
Gli investitori pubblicitari non dovrebbero essere favorevoli a operatori che permettono forme di pubblicità magari meno costose e più mirate come viene promesso per l’advertising sul web?
Non direi che ci sia una particolare convenienza economica a investire su internet piuttosto che sulla stampa, per esempio. E comunque l’equilibrio del sistema è indispensabile e va preservato.
La stampa fatica molto nella raccolta. E anche la tv inizia a dare segnali negativi.
La stampa sta facendo la sua traversata nel deserto. Un modello di business per il futuro non è ancora stato individuato da nessuna parte. Per quanto riguarda la tv gli ascolti vanno bene. Il mercato non sta seguendo.
Qui Sassoli de Bianchi non dice tutto quello che dovrebbe e forse vorrebbe sulla Rai che ha sfasciato il mercato. Le sue risposte sono un po’ diplomatiche ma è possibile leggere tra le righe.
Canone in bolletta elettrica? Siete d’accordo?
Noi siamo d’accordo al pagamento per tutti coloro i quali fruiscono della tv attraverso qualsiasi mezzo. E quindi la bolletta elettrica potrebbe essere la soluzione. Ma al di là di questo la Rai deve tornare a essere un servizio pubblico nel senso più proprio. Meno auditel e più “qualitel” per dirla con una battuta. Abbiamo anche proposto una rete senza pubblicità piuttosto che il conferimento della proprietà a una Fondazione per svincolarla dall’ingerenza politica. Comunque riscontriamo con piacere che si parla di riforma e che si stia andando verso un’azione prima sugli indirizzi strategici e la governance e poi sui mezzi di finanziamento. Questa è la strada giusta.
