
ROMA – A Verona, scrive Tomaso Montanari del Fatto Quotidiano, “il sindaco vorrebbe mettere un tetto all’arena e fare dell’arsenale austriaco un ipermercato”.
L’articolo di Tomaso Montanari:
Non esiste mondo fuori delle mura di Verona: non cโรจ che purgatorio, supplizio, lโinferno stessoโ, scrive Shakespeare: certo, sotto Flavio Tosi anche dentro quelle mura la situazione non รจ molto piรน allegra. Almeno per la cultura. Non รจ certo colpa di Tosi se la straordinaria qualitร del tessuto artistico veronese รจ occultata da decenni sotto la coltre di paccottiglia collegata proprio a Romeo e Giulietta: anche se la giunta ci ha messo del suo, spiaggiando di fronte allโArena una incredibile panchina a forma di cuore per foto di coppia. Da notare il divisorio centrale, che impedisce ai senzatetto di dormirci durante la notte: limiti dellโamore al tempo della Lega. Il tono culturale รจ invece da cercare nellโidea di Gianni Morandi (sic), che ha proposto a Tosi di dotare di un tetto proprio lโArena: โHo pensato che in fondo una copertura avrebbe potuto valorizzare lโanfiteatro, i grandi eventi e la cittร di Veronaโ.
Magari il settantenne ragazzo di Monghidoro scherzava, ma il sindaco si รจ precipitato a Roma: dove perรฒ รจ stato gelato dal ministro per i Beni culturali, il quale deve avergli fatto notare che un anfiteatro romano non รจ esattamente un palasport. Poco male, a Verona non mancano i progetti di โvalorizzazioneโ. Uno dei piรน contestati riguarda l โ Arsenale austriaco, importantissimo monumento di architettura e urbanistica militare dellโImpero asburgico, e cornice di un giardino pubblico assai frequentato nonostante le pessime condizioni. I cittadini, riuniti in un comitato, chiedono che anche gli edifici trovino una destinazione sociale e culturale, in una cittร che ha fame di spazi pubblici. La giunta, invece, dopo aver lasciato andare in malora il complesso, preferisce destinarlo alla speculazione edilizia, immaginando di trasformarlo in centro commerciale, attraverso il discutibile strumento del project financing. Il Comune dovrebbe, per di piรน, investire ben 12 milioni di euro in un progetto che porterร a una privatizzazione di due terzi del complesso per 99 anni. Lโappello online che chiede il ritiro dellโoperazione (โperchรฉ palesemente contraria allโinteresse pubblico e a quello delle attivitร commerciali della zona e perchรฉ porterebbe a un enorme aumento del traffico, giร ora insostenibile, e a una forte diminuzione del verde pubblicoโ) ha giร raccolto oltre 2500 firme. Un altro caso che ha visto una vivace mobilitazione popolare riguarda Palazzo Bocca Trezza, giร sede dellโIstituto dโArte Nani: un bellโedificio del Cinquecento, ancora denso di decorazioni a stucco e ad affresco.
DOPO AVER interrotto ogni manutenzione (nel silenzio incomprensibile della Soprintendenza), e dopo aver permesso che il giardino e il palazzo stesso diventassero una centrale di spaccio, la giunta Tosi si accorge delle pessime condizioni del complesso. Che, guarda caso, non lasciano scelta: bisogna disfarsene, alienarlo, privatizzarlo: cioรจ, dati i tempi, svenderlo. E tanto peggio per le associazioni, i comitati e i singoli cittadini che presidiano il palazzo e il giardino, propongono destinazioni sociali piรน che sostenibili, si riuniscono per protestare a suon di musica. Ma Tosi non รจ solo capace di vendere, perbacco: sa anche costruire. Un fiore allโocchiello della politica culturale del sindaco รจ il museo AMO (si scioglie in: ArenaMuseOpera). Per realizzarlo รจ stato sfrattato dalla sua sede storica uno dei piรน importanti musei della cittร , la Galleria dโarte moderna. E il palazzo (che รจ quello del tiranno medioevale di Verona Ezzelino da Romano, del patriota Pietro Emilei e infine donato alla cittร da Achille Forti) รจ stato alienato (รจ un vizio) alla Fondazione Cariverona. Quindi Tosi (come presidente della Fondazione Arena) ha sostanzialmente preso in affitto (per modici 6, 5 milioni di euro) dalla fondazione bancaria ciรฒ che Tosi (come sindaco) aveva venduto, e ci ha realizzato lโAMO. Non ci sono parole per descrivere lo sconcerto di questo non-museo, che ha un salatissimo biglietto di ingresso ed รจ vietato (iddio sa perchรฉ) ai bambini con meno di quattro anni. La cosa piรน incredibile รจ che quasi tutti i documenti esposti sono fotocopie, anche se nessuna didascalia lo ammette. Lโaltra cosa lunare sono le didascalie stesse, un esilarante diluvio di trascrizioni errate e di errori storici (per esempio: Puccini viene fatto morire nel 1901, invece che nel 1924), sintattici, grammaticali. Il nome dellโArchivio e delle edizioni Ricordi (fondamentali, parlandosi di opera lirica) รจ quasi sempre tradotto in inglese come โMemoriesโ. Con una variante sublime in cui โCasa Ricordiโ si trasforma in una severa ammonizione: โRemember the Familyโ. Che, in effetti, dopo le disavventure del Trota รจ anche un buon consiglio politico. Insomma, non รจ poi un male che i numeri che rinviano allโaudioguida siano sempre nascosti dai pesanti tendaggi. LA DIRETTRICE e curatrice del โ museoโ, che si firma Kikka Ricchio, รจ soprattutto nota come coautrice del volume Passione e cucina. Sarร per questo che a Verona cโรจ chi dice che fare un museo in quel palazzo serviva soprattutto ad aprirci un ristorante aggirando il vincolo monumentale. Di certo cโรจ che la qualitร del ristorante รจ sideralmente superiore a quella del โ museoโ. Sullโultimo numero dell โ Espresso, Salvatore Settis ha notato che Tosi gareggia con Matteo Renzi in โinvettive contro le soprintendenze ai beni culturaliโ. Si capisce: con una politica culturale cosรฌ forte, aspira allโesclusiva.
